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Conferenza internazionale con l’Organizzazione di UIKI e Ararat

Appunti sulla Conferenza Internazionale dell’11 e 12 Aprile, svoltasi a Roma con l’Organizzazione di UIKI e Ararat, Centri culturali Curdi impegnati per la liberazione di Ocalan, leader del popolo Kurdo, in carcere da 26 anni nell’Isola di Imrali, in Turchia.

Alla Conferenza hanno partecipato 200 compagni italiani, convocati su invito, impegnati nelle campagne di liberazione di Ocalan e nella solidarietà attiva con il popolo kurdo, e altrettanti compagni curdi, arabi e operatori politici dei vari popoli presenti in Siria del Nord e dell’Est che hanno portato le voci del Confederalismo Democratico e della Campagna attuale per il percorso di Pace proposto da Ocalan con l’Appello rivolto al popolo e ai combattenti Curdi per il raggiungimento della convivenza pacifica tra i popoli, curdo e turco.

L’apertura dell’assemblea ha visto tutti i partecipanti impegnati nei saluti e nell’accoglienza degli ospiti in un clima di amicizia e felicità per l’occasione di incontro tra molti che non si vedevano da anni ed esprimevano la loro allegria con abbracci e ricordi che hanno sedimentato più di un quarto di secolo di concreta solidarietà verso il popolo kurdo e di amicizia sincera tra i due popoli.

Ai saluti ufficiali portati da molti, rappresentanti istituzionali, quali il Responsabile dell’Ufficio della Cultura Kurda in Italia (Yilmaz Orkan di UIKI), Assessori del Comune di Roma per la cultura, rappresentanti della CGIL, rappresentante del Sindaco di Roma, Prof. Kariane Westeraim, che ha portato il saluto dei premi Nobel ed altri rappresentanti Internazionali per la Libertà di Ocalan, sono seguite brevi dichiarazioni sulla campagna e sull’Appello di Ocalan per la Pace, espresse da alcuni deputati della Sinistra italiana e di altri Paesi, come Emmanuel Fernandes, parlamentare e membro dell’assemblea del Consiglio d’Europa, come anche Diana Urrea Herrera, rappresentante Basca, che ha ribadito l’impegno dei Paesi Baschi per la Libertà di Ocalan e apprezzamento per l’Appello, che ha aperto uno spiraglio di attuazione del processo di Pace per i popoli turco e Kurdo.

Le stesse posizioni e apprezzamenti hanno corredato gli interventi di altri rappresentanti di partiti italiani, come Rifondazione Comunista, in persona di Maurizio Acerbo; Mike Arnott, rappresentante dei sindacati di Dundee, in Scozia; Keskin Bayindir , deputato del Partito Dem e Co-Presidente del Partito delle Regioni Democratiche (DBP).

Ancora, Emily Clancy, Vicesindaca di Bologna, e Piero Bernocchi, portavoce della Confederazione italiana COBAS, il quale ha esortato i compagni italiani ad aumentare l’impegno per la realizzazione del progetto Curdo per il Confederalismo Democratico, proposta valida per la Pace in tutto il mondo e che deve vedere un grande impiego di tutte le forze per realizzarlo.

Sabato 12 aprile ha visto l’apertura della Conferenza con l’audizione di alcuni avvocati dello staff di difesa di Ocalan, i quali hanno relazionato sui lunghi anni di isolamento subiti da Ocalan, sulla repressione che ha colpito molti difensori, arrestati e processati e, in generale sulla creazione del percorso che ha portato dall’isolamento alla proposizione di una strada per uscire dallo stato di eccezione e il diritto alla Speranza come aspirazione umana.

La sessione centrale della giornata intitolata agli “Impatti locali, regionali e globali delle prospettive di pace e società democratica di Ocalan” si è aperta con i saluti di Amedeo Ciaccheri, Presidente dell’VIII Municipio di Roma, ma anche della compagna Consuelo Nunez del Comitato “Libertà per Ocalan” attivo in Spagna.

Questa Sessione ha dato voce ai protagonisti dei territori siriani, oltre a rappresentanti del Partito Dem turco e rappresentanti del gruppo impegnato nella negoziazione di Imrali. E, infatti, la deputata del Partito Dem, Pervin Buldan, ha illustrato i diversi passi che hanno condotto i protagonisti degli incontri svoltisi all’interno della prigione di Imrali, con Ocalan e, fuori dal carcere, con i combattenti e i rappresentanti del Movimento Kurdo in Iran e in Iraq, fino alla formulazione dell’Appello per laPace scritto da Ocalan insieme alla delegazione di Imrali. Percorso che ha avuto tempi di ricerca di consenso e decisione politica non indifferenti per concordare il pensiero delle varie rappresentanze del popolo kurdo e delle sue istituzioni, lontane fisicamente tra loro, ma unite dalla volontà di raggiungere, finalmente, una soluzione che riconosca i diritti dei Curdi e di Ocalan e rappresenti le giuste garanzie per una pace sostanziale. Pervin Buldan ha raccontato di dieci lunghi anni di impossibilità di raggiungere Ocalan in qualsiasi maniera, né con visite, né con scritti, né con notizie della sua salute e l’emozione del primo giorno di incontro, quando il leader del popolo kurdo ha dichiarato: “Abbiamo speso 50 anni di ribellione, ma oggi penso che possiamo risolvere il nostro problema aprendo una nuova fase per la soluzione giusta”. Ocalan ha poi evidenziato ed enfatizzato l’avvicinamento dei due popoli, turco e kurdo, come base per ottenere la liberazione attraverso la cooperazione per costruire la Pace.

Egli ha, inoltre, illustrato il proprio pensiero, e cioè, che fino ad oggi non c’ erano le condizioni per unire il popolo Curdo con il popolo Turco, perché il nazionalismo ancora imperniava la popolazione e la politica turca, mentre oggi, perfino i rappresentanti di partiti che avevano ipotizzato la pena di morte di Ocalan, come il leader Devlet Bahcely, oggi si sono schierati per la sua liberazione a fronte di un percorso di pace, che hanno portato fino in carcere, alla sua persona, chiedendogli di partecipare a questo processo che coinvolgerà tutti i protagonisti della lotta di liberazione Curda.

Ocalan ha chiesto di unire pensieri e critiche e di pensare positivo, auspicando un accordo condiviso per la pace, alla luce di lunghi anni di lotte e numerosi morti, che non hanno visto la soluzione del problema Curdo.

La delegazione, dopo i primi incontri che hanno visto il tentativo di costruire un appello condiviso, si è recata in Iraq e in Iran per verificare la volontà dei Kurdi che vivono in quei Paesi, dove li ha divisi il Trattato di Losanna del 1923, dopo la prima guerra mondiale , e sono state discusse le proposte ipotizzate nell’appello; nessuno si è dichiarato contro la pace: tutti, compresi i Curdi delle famiglie Barzani e Talebani, hanno risposto positivamente al progetto di Pace e la delegazione è tornata nel carcere di Imrali, dove Ocalan ha messo a punto l’appello, insieme ai rappresentanti della delegazione, verificando l’ accordo raggiunto da tutti, anche se con alcune critiche, di cui in seguito parleremo.

Nell’appello Ocalan evidenzia che non solo i Kurdi dovranno operare affinchè si realizzi il percorso di pace ipotizzato, ma anche il popolo Turco dovrà fare la sua parte, cosa auspicata anche dai rappresentanti dello Stato turco che hanno partecipato alla redazione.

Tutto questo in quanto è importante il riflesso che un tale percorso può avere sulla società.

Ciò ha prodotto parte dei risultati che oggi possiamo vedere: Ocalan ha potuto cambiare la cella, troppo piccola prima, dove non riusciva ad organizzare letture e scrittura necessaria ai suoi studi e riflessioni politiche; può seguire i giornali e i dibattiti; i Turchi hanno dato il loro parere positivo alla realizzazione del percorso proposto. Per questo motivo non è stato necessario un nuovo appello in occasione del Newroz, che Ocalan aveva preannunciato.

Ora la delegazione, insieme a Ocalan, ha preparato un report con i passi per guidare il processo di pace, del quale sono stati condivisi tutti i punti. Alcuni cambiamenti sono auspicati, a livello legale; Ocalan chiede altre celle anche per gli altri detenuti di Imrali, per permettere un minimo di rispetto dei diritti umani, e si auspica che lo stesso Ocalan possa essere liberato, per partecipare personalmente alla realizzazione del processo di pace, con il disarmo e lo scioglimento del partito politico.

Per realizzare quanto contenuto nell’elaborazione del report, i delegati di Imrali, come riferisce, ancora, Pervin Buldan, al rientro da questo Convegno, si recheranno al Ministero della Giustizia turco e faranno presenti le richieste. Infine, la deputata Pervin auspica che nel giro di circa due mesipotrà realizzarsi il progetto di pace. Ogni passo contribuirà alla libertà fisica di Ocalan; I Turchi e i Curdi potranno usufruire della pace e si potrà parlare di una vittoria per tutti.

Nel 2015, continua Pervin, non è stata possibile la realizzazione di un’ipotesi di pace: gli accordi, dopo 3 anni di negoziazione, sono falliti e la Turchia ha realizzato centinaia di uccisioni e persecuzioni. Oggi, contro tutte le uccisioni di donne e bambini si auspica la libertà delle donne per la realizzazione di una Società democratica e di pace. Ocalan crede che si è vicini alla pace.

Un altro rappresentante del Team di negoziazione di Imrali, Idriss Baluken, ha illustrato quelle che ha considerato le differenze tra la negoziazione del 2013/15 e quella attuale.

La contrattazione cominciò sotto buoni auspici, Partì anche una delegazione dalle montagne per garantire un reale “cessate il fuoco”, ma la trattativa fallì per volontà del Governo, che, attraverso l’uso di suoi sicari dei servizi segreti, compì il massacro del 2013 a Parigi, dove furono uccise le compagne curde Sakinè Cansiz,Leila Saylemez e Fidan Dogan, all’interno dell’Associazione culturale curda.

Gli omicidi di Parigi interruppero il percorso di pace. Al funerale molti decisero di andare a fondo nella ricerca degli assassini, Ocalan preparò un Appello durante il Newroz del 2013, Ma ci furono risposte vaghe dal Governo turco. Si proseguì con una commissione di saggi ma all’Assemblea nazionale turca il CHP non mando’ nessun rappresentante; così non si realizzò alcun percorso comune.

Oggi Ocalan ha indicato i passi che deve fare il Governo, ma solo a condizione che si tratti di un percorso bilaterale, e non, come accadde in passato, quando il Governo non rispettò a volontà che aveva espresso, di attivare processi di democrazia all’interno della Turchia, anzi peggiorò le condizioni di repressione dei dissidenti, anche interni.

Dopo gli accadimenti di Gezi Park il Governo si organizzo vieppiù per la repressione.

Nel 2014 Ocalan si rivolse al Governo turco, in occasione del Newroz, ma nel 2015 fu attuata una politica di aggressione contro i civili curdi all’interno delle loro città, arrestando sindaci e cosindaci, sostituendoli con prefetti governativi, bombardando siti e invadendo città e parti di esse, come a Ahmed, colpendo e distruggendo Sur; fino ad arrivare a contribuire all’invasione di Kobane aiutando l’Isis nelle sue scorribande.

Mentre Ocalan si adoperava per la pace, (il 28 febbraio 2015, nel contenuto degli accordi, come ora, diceva al PKK di deporre le armi), Erdogan tentava di vincere le elezioni, ma scontava il fatto che il Partito a maggioranza curda, il DHP, prendesse il 13 % dei voti. Il 7 di giugno successivo avveniva il Massacro di Suruc. Questo atto ha impedito un altro tentativo di pace per i curdi.

Anche oggi Erdogan segue una linea poco propensa alla pace, con l’invasione e i bombardamenti dei villaggi siriani ad ovest dell’Eufrate, dopo l’invasione di Afrin e il tentativo di invasione di Kobane, con i bombardamenti della diga di Teshireen, presidiata notte e giorno dai cittadini siriani e curdi per denunciare il tentativo turco di appropriarsi delle riserve d’acqua necessarie alla popolazione di quei territori, dove si sperimenta, anzi, oggi si pratica effettivamente il Confederalismo democratico ispirato dal pensiero di Ocalan.

Ocalan oggi dà una speranza, tralasciando i processi precedenti (i saggi, le commissioni, ecc…), anche se ancora non si vedono i nuovi passi indicati per la realizzazione del processo di pace.

Ocalan, comunque, procede con il suo lavoro per la pace e ci dà mandato per questo obiettivo. Egli sostiene che ciascuna guerra ha la sua pace, costruire la pace è più difficile che continuare la guerra.

Ancora oggi, nonostante il suo isolamento, Ocalan supera il limite di essere leader del popolo Curdo, per essere il leader dei popoli del Medio Oriente, leader della pace. La sua azione non si riduce all’obiettivo di dare la pace ma dare la libertà a tutti i popoli e ai gruppi sociali di tutto il mondo che combattono per la pace, la giustizia, la libertà e l’amore, che è una vita libera.

E’ poi intervenuto Omer Ocalan, deputato Dem al parlamento Turco e nipote di Ocalan. Ha ribadito che la proposta di Ocalan è frutto del suo studio dei regimi monocratici e indica come risolvere i problemi che tali regimi creano a chi cerca una vita libera e piena di diritti civili e umani.

Oggi si cerca una pace onorevole e Ocalan propone come possano convivere i popoli che vivono nei territori del Medio Oriente.

Egli dice, “bisogna riconoscere le diversità e convivere in pace”. Qual’è la soluzione? Il Confederalismo democratico: la possibilità di fare proposte di convivenza dal basso e portarle all’esecuzione, cui daranno forza le soggettività che governeranno su impulso delle popolazioni, così organizzate.

I curdi, in tal modo possono proporsi come popolo di guida per tutto il MO: la nostra proposta, dice Omer Ocalan, è importante per tutti i popoli della Siria, la costruzione di una democrazia dove tutti possono trovare la loro speranza.

Uno dei rappresentanti della Siria del Nord-Est, Idriss Said, non ha potuto raggiungere l’talia, perché non è stato concesso il Visto.

Ma una compagna, Fouza Alyoussef anche lei della Siria del Nord -Est, è riuscita a venire ed è la protagonista dell’intervento, che a mio avviso, è stato più concreto e realistico di tutti gli altri, poiché ha dato risposta a tutte le richieste di ottenere notizie sulla situazione attuale e per capire la volontà di coloro che dovranno essere i portatori necessari degli interventi di adesione alla realizzazione del programma di pace.

L’inizio dell’intervento è stato immediatamente concreto, con il saluto di onore ai caduti che hanno dato inizio alla storia del Rojava e che hanno permesso l’inizio della storia del Confederalismo Democratico che dal 2011 sopravvive in quei territori della Siria.

La cosa che ritiene importante è che Ocalan ha creato questa storia. Egli ha gettato il seme che ha creato una società democratica, diventando un albero ed ora una foresta dove la donna è libera, e vivono in pace i popoli Arabi, Assiri, Turcomanni, Curdi, Aleviti ecc…Si è realizzata la speranza delle donne, attraverso un mondo che non ha più confini che racchiudono il territorio e dove tutti soddisfano il bisogno di libertà, uguaglianza e giustizia.

Il nostro paradigma è stato come un tronco che ci ha salvato in un mare dove avevamo naufragato di notte. Non immaginavamo mai di vivere questa esperienza, il cammino lo ha indicato Ocalan, ci ha mostrato questa strada.”

Queste le parole appassionate che hanno invaso la sala dove i compagni e le compagne ascoltavano in silenzio.

Ed ha continuato: “tutte le rivoluzioni hanno sperimentato la colonizzazione; è necessario liberare cuore e sentimenti, Ocalan dice che la rivoluzione parte da quella della mentalità e dell’etica, se non ci sono non c’è rivoluzione sociale.

Le scuole, le accademie, sono un pilastro fondamentale per superare la mentalità che ingabbia le volontà e i comportamenti. Un nostro martire disse, presso la diga di Teshreen, mentre presidiavamo la diga giorno e notte con centinaia di famiglie, per difendere la nostra acqua a rischio dei numerosi bombardamenti operati dalle truppe turche, in coalizione con bande dell’Isis, “NOI SIAMO PIU’ GRANDI DELLA MORTE”. Ora lui è morto ma vivrà sempre nei nostri cuori. Con quest’animo vanno tutti, ogni giorno a difendere la diga. Abbiamo assistito ad un fenomeno molto raro dice Fouza:  « La caduta del governo di Assad in 8 giorni, cosa veramente inaudita. Chi ha progettato un simile evento? Sicuramente un accordo di intelligence. A nostro avviso, questo è stato una parte di un gioco per destabilizzare ancora una volta i territori del Medio Oriente e continuare a suscitare guerre per alimentare odio e sfruttamento. I figli dell’Isis sono diventati Governo, tutti fanno accordi con loro, vogliono fare della nostra terra un covo di talebani, ma noi resisteremo: abbiamo contattato il governo di Al Jolani, anche come donne, ma dopo l’eccidio degli Alawiti abbiamo capito del pericolo di una controrivoluzione che può colpire il nostro territorio e cio’ è situazione molto pericolosa, più dell’Isis. »

Vogliono sacrificare la nostra esperienza, così in Siria rimangono i problemi di convivenza tra popoli.”

Noi abbiamo difesi i nostri diritti, ora le forze della guerra vogliono distrarci con la violenza e le invasioni, mentre ci invitano a Damasco, adesso quasi vogliono che ci alleiamo con Israele.

Questa situazione, in cui sono state portate forze esterne ai nostri territori, non viene affrontata politicamente, nessuno dice nulla, accettano tutti la situazione di fatto, così com’è.

Ciò significa che noi non accettiamo di deporre le nostre armi. Quello che è successo agli Alawiti sulla costa, come accadde in Iraq, a Shengal, dove sono state rapite migliaia di donne alevite. Noi andammo ad aiutarle e toccammo il loro sangue ancora fresco.

La situazione attuale in Siria rappresenta un livello di pericolo per tutti. Non possiamo rendere debole la nostra difesa. Stanno cercando di dividere da noi i popoli presenti in Siria e per i quali lavoriamo per l’unità, da anni. Il nuovo governo rassicura le popolazioni arabe: non temete, non traditeci e noi governeremo in pace, ma si è visto il metodo usato con gli Alawiti!

Ma non riusciranno a distruggere la nostra unione. Abbiamo mandato una delegazione a Damasco e lavoriamo in tutto il territorio siriano. Parliamo con gli arabi che vogliono convivere con tutti i popoli della Siria. Presso la Siria del Nord Est organizziamo assemblee di formazione politica e vanno molto bene. Solo una volta sono stati fermati un gruppo di Drusi che veniva da noi, ma poi sono stati rilasciati. I Drusi hanno creato assemblee e gruppi locali; anche gli Alawiti si stanno organizzando.

Non lasceremo questo lavoro, continueremo ad incontrare i popoli con cui costruire nuove esperienze di Confederalismo democratico.

Il governo attuale di Damasco, oggi è ancora molto debole, non ha una forza conferita dal consenso popolare, pertanto non azzardano comportamenti repressivi, a parte gli episodi contro gli Alawiti, che gli sono sfuggiti dal controllo, ma non tanto.

Sicuramente, appena potranno attaccheranno le donne: all’inizio hanno tentato di imporre il velo ed hanno emanato una legge che vietava alle donne di lavorare, ma la cosa non ha avuto seguito, ora osservano, ma non impongono.

Noi lottiamo per la libertà delle donne, queste dovranno difendere la loro esistenza e la libertà. Le YPJ, forza di difesa delle donne, per ora sono una forza armata momentanea, ma contiamo di stabilizzarla per la difesa permanente delle donne. Vogliamo approfittare della debolezza del governo attuale, poiché con loro non abbiamo molte speranze e gli altri che circolano in Siria, sono jihadisti, amici dei Turchi, ma non rinunceremo al nostro progetto sulle donne, anche se, comunque, saremo caute. Vogliamo creare la stabilità della nostra Regione.Abbiamo ottenuto di non far cadere completamente in mano dei Jihadisti sia Aleppo che Damasco, ci sono almeno due quartieri liberati dalla nostra Resistenza, così come riusciamo a mantenere il possesso della diga di Teshreen, con le nostre forze.

L’autonomia Democratica lotta per la libertà delle donne, per affermare la nostra anima,la filosofia e il Manifesto delle libertà e predica la vittoria del Rojava, come il seme della filosofia che Ocalan ha piantato nella nostra terra. Le combattenti delle YPJ credono in Ocalan.”Queste parole suggellano tutta la forza, la speranza, la determinazione del popolo Curdo per il quale e con il quale continueremo la nostra lotta.

Roma,13/04/2025

Simonetta Crisci

(Avvocata dei GGDD e Presidente di Senzaconfine-Roma)

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