Per l’ennesima volta la cronaca ci riporta notizie di provocazioni e violenze all’interno dell’università. La pericolosità di questi fatti non sta tanto nell’esistenza di piccoli gruppi organizzati di individui razzisti, omofobi, misogini e liberticidi, quanto nella saldatura di queste ridicole minoranze con gli organi dello stato.
Il FUAN organizza, preannunciandoli in questura, volantinaggi volti solo a provocare ed offendere, le forze dell’ordine si schierano preventivamente per proteggere tale provocazione. Questa volta c’è anche di più perché, andando ben oltre le più fantasiose interpretazioni dei ruoli istituzionali, portano a termine la provocazione neofascista caricando gli oppositori a confronto concluso col chiaro intento di dimostrare la propria parzialità e quindi dando un ben preciso messaggio alla galassia antifascista. Lo scopo è chiaramente anche l’intimidazione di quella grande maggioranza di popolazione antifascista ma non militante: un invito a non immischiarsi, a starsene a casa, a lasciar lavorare le sane forze dell’ordine.
Questa volta hanno colpito anche due docenti di diritto che hanno avuto il coraggio di frapporre il proprio corpo di antifasciste, di intellettuali, di docenti e di donne. La nostra solidarietà va a tutte le persone colpite, un ringraziamento particolare alle due docenti che non solo hanno avuto il coraggio di mettere in gioco il proprio corpo ma anche di rompere quel diaframma di ambiguità che l’università, come istituzione, evidentemente non è in grado di sciogliere.
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