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Case popolari solo di nome

Per sottrarre soldi dalle tasche dei lavoratori ne abbiamo già inventate molte: abbiamo convinto gli inquilini delle case popolari a comperare la casa che già abitavano bruciando i soldi che avevano risparmiato durante tutta la vita, abbiamo ‘rubato’ il TFR ai lavoratori convincendoli ad accantonarlo in fondi pensione, abbiamo distrutto la sanità pubblica costringendo lavoratori e pensionati a pagare gli ospedali privati per evitare le attese di mesi per una visita specialistica, abbiamo costretto i neo genitori a rivolgersi ai nidi privati perché quelli pubblici sono pochissimi.

Ora ne abbiamo in serbo una nuova.
Quando un lavoratore che abita nelle case popolari va in pensione e prende la liquidazione (tassata alla fonte), la versa sul conto corrente dove si aggiunge ai 20 – 30 mila euro risparmiati con sacrifici dopo che i figli sono andati a vivere per conto loro: il fondo che dovrà servire per pagarsi le cure, la badante o la Rsa.
 
Votiamo una norma secondo la quale una coppia di pensionati con più di 70.000 euro sul conto corrente venga dichiarata in decadenza e sia costretta a pagare un affitto pari o superiore a quelli di mercato.
 
Visto che i coniugi hanno superato i 65 anni di età non li costringiamo ad andarsene dalla casa pubblica ma li lasciamo a casa loro fino a quando non abbiamo succhiato tutti i loro risparmi.
 
Con 800 euro di affitto al mese in sette otto anni al massimo li abbiamo prosciugati, speriamo che non muoiano troppo presto…
 
UNIONE INQUILINI
NORD MILANO

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