Richiesta di cessazione di ogni collaborazione con lo Stato d’Israele. La missiva inviata da Cub Trento e da SBM-Sindacato di Base Multicategoriale Trento al rettore dell’Università di Trento, alla PAT (Provincia Autonoma di Trento) e alla Fondazione Bruno Kessler
Considerato che: Contro lo Stato di Israele è in corso presso la Corte internazionale di giustizia dell’Aja un processo per genocidio intentato a partire da un dossier presentato dal Sudafrica.
In attesa che il processo si concluda (cosa che può richiedere anni), la stessa corte ha intimato a Israele di interrompere i bombardamenti sulla Striscia di Gaza per prevenire la consumazione di un potenziale genocidio.
La decisione della Corte – che, in termini di diritto, ha valore cogente – inquadra come corresponsabili quei Paesi, istituzioni e aziende che continuano a fornire a Israele sostegno politico, economico e militare.
Il comitato speciale delle Nazioni Uniti, nel suo rapporto del 18 novembre scorso, ha dichiarato che i metodi di guerra impiegati da Israele nella Striscia di Gaza “hanno le caratteristiche di un genocidio”, perché “attraverso l’assedio a Gaza, gli ostacoli agli aiuti umanitari, le uccisioni di civili e operatori umanitari, e ignorando i ripetuti appelli delle Nazioni Unite, gli ordini della Corte internazionale di giustizia e le risoluzioni del Consiglio di sicurezza, Israele sta intenzionalmente causando morte, fame e lesioni gravi”; perché “distruggendo sistemi vitali di approvvigionamento idrico, igienico-sanitari e alimentari, e contaminando l’ambiente, Israele ha inflitto danni letali che si faranno sentire per decenni”; perché “l’uso da parte dell’esercito israeliano di sistemi di puntamento potenziati dall’intelligenza artificiale, con una minima supervisione umana, combinato all’uso di bombe ad alto potenziale, è un chiaro segnale del mancato rispetto da parte d’Israele dell’obbligo di distinguere tra combattenti e civili, e di adottare misure di protezione adeguate per questi ultimi” e perché l’intelligenza artificiale è usata “per generare rapidamente decine di migliaia di bersagli, nonché per seguirli fino alle loro case, anche di notte, quando sono riuniti ai loro familiari” .
La Corte penale internazionale dell’Aja – che, a differenza della Corte di giustizia, persegue i singoli e non gli Stati – ha diramato un mandato di cattura internazionale contro il primo ministro israeliano Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Gallant per “crimini di guerra” e “crimini contro l’umanità.
Chiediamo: La cessazione di ogni collaborazione da parte della Provincia di Trento (attraverso l’Università e la Fondazione Bruno Kessler da essa finanziate) con le istituzioni accademiche, l’esercito e il comparto tecnologico di Israele.
Non solo tali collaborazioni s’inquadrano – in termini giuridici, oltre che morali – come complicità in un genocidio potenziale o già in atto, ma aprono una voragine tra i valori dichiarati dalle istituzioni e la loro politica concreta. Se Netanyahu e Gallant dovessero venire nella Provincia di Trento, gli organi competenti dovrebbero procedere al loro arresto, ma allo stesso tempo altre istituzioni provinciali collaborano con lo Stato di cui Netanyahu e Gallant sono tra i massimi rappresentanti.
In particolare chiediamo la revoca degli accordi bilaterali tra UniTn e l’Hebrew University of Jerusalem (ancora ben visibili nel portale universitario trentino).
Alla luce delle violazioni sistematiche di ogni diritto internazionale da parte d’Israele, le collaborazioni con la Facoltà di Legge di Gerusalemme, la quale produce giustificazioni giuridiche per i bombardamenti indiscriminati a Gaza e in Libano, contribuiscono a coprirne le responsabilità. Alla luce dell’impiego dell’intelligenza artificiale nel massacro del popolo palestinese (attraverso i programmi “Vangelo”, “Lavandaia” e “Dov’è paparino?”), denunciato anche dal comitato speciale dell’ONU, le collaborazioni del Department of Information, Engineering and Computer Science di Povo con l’Università di Gerusalemme perdono ogni aura di innocenza.
L’Università di Gerusalemme sorge sul Monte Scopus in un’area occupata illegalmente da Israele nel 1948 dove sorgeva il villaggio palestinese di Issawiyeh, che andò distrutto nei combattimenti; essa forma gli ufficiale dell’IDF; offre borse di studi e altri privilegi ai soldati impegnati nell’occupazione illegale della Cisgiordania; ospita strutture dedicate esclusivamente ai militari; concorre al programma Talpiot riservato ai cadetti e incentrato sulla fisica avanzata, le matematiche e le scienze informatiche; annovera tra i suoi governatori personale dei servizi segreti nonché dirigenti di Elbit Systems, la più grande azienda di armamenti israeliana. A riprova dell’indistinzione tra civile e militare nell’accademia israeliana, si può citare il fatto che gli “studenti-soldati” ammessi al programma Havatzalot (letteralmente Gigli, incentrato sull’intelligence militare e sul combattimento tattico) sono autorizzati a indossare uniformi e armi durante la loro presenza nel campus universitario.
“C’è poi molto da dire sui quartieri palestinesi di Silwan e Sheikh Jarrah, entrambi a poche centinaia di metri dal campus di Mount Scopus, che devono affrontare le espropriazioni di terre e proprietà da parte dei coloni sostenuti dallo Stato. Ma è particolarmente grave che la Hebrew University non abbia mai ritenuto opportuno protestare contro la violenta oppressione in atto nel villaggio di Issawiya, le cui case sono chiaramente visibili dalle finestre degli edifici del campus, a pochi metri di distanza”, si legge in La facoltà di “Scienze Repressive” della Hebrew University, un documentato rapporto scritto il 23 marzo 2024 dalla giornalista israeliana Orly Noy (vedi qui: https://pagineesteri.it/2024/03/29/primo-piano/la-facolta-di-scienze-repressive-della-hebrew-university/).
“Questa è la stessa Gerusalemme – continua Orly Noy – dove metà della città è sotto occupazione e dove oltre 350.000 palestinesi sono oppressi ogni giorno, le loro case demolite e i loro figli tirati arbitrariamente giù dal letto e arrestati nel cuore della notte – senza che nessuno dei dirigenti della torre d’avorio della Hebrew University dica una parola su di loro. Questa è la stessa università che, negli ultimi cinque mesi, non ha detto nulla su come Israele distrugge sistematicamente le scuole e gli istituti di istruzione superiore di Gaza, tradendo vergognosamente non solo i loro colleghi assediati, bombardati e affamati a Gaza, ma i princìpi stessi del mondo accademico”.
Incalzato dalle proteste degli studenti, il rettore dell’Università di Trento, Flavio Deflorian, scriveva su “l’Adige” nel febbraio 2024: “Posso assicurare che non ci sono collaborazioni di nessun tipo, men che meno con enti israeliani, che siano destinate allo sviluppo di armamenti”. Come si è visto, l’Hebrew University of Jerusalem, con cui l’Ateneo trentino collabora, sviluppa armamenti e forma gli ufficiali che li usano.
Caso sideralmente diverso dell’esempio fatto dal Rettore sul singolo cittadino che, comprando una Fiat Punto, finanzia in tal modo anche Iveco che produce carri armati. Scriveva sempre Deflorian: “Le università hanno il dovere di costruire ponti e occasioni di fratellanza con tutti i popoli e le nazioni, nello spirito di collaborazione e autonomia che sempre la cultura dovrebbe favorire”. Lo stesso Rettore, tuttavia, è stato tra coloro che hanno attuato e promosso il boicottaggio delle università russe dopo l’invasione dell’Ucraina.
Chiediamo poi di sapere ufficialmente se sono ancora in atto le collaborazioni tra la Fondazione Bruno Kessler, l’Hebrew University di Gerusalemme, l’Università Ben-Gurion e quella di Haifa.
Il Dipartimento di Ingegneria nucleare della Ben-Gurion University è una delle istituzioni che ha sviluppato una stretta partnership con il governo nel settore della ricerca e dello sviluppo di armi atomiche e alcuni dei suoi laureati operano presso l’impianto di Dimona in cui vengono prodotte le testate termo-nucleari delle forze armate. A partire dal 1998, l’Università ospita pure il Laboratorio per i Robot e i Velivoli automatizzati per la Difesa (LAR) con ricerche che si sviluppano nel campo dell’architettura di droni e sensori, tecnologie fondamentali per i bombardamenti algoritmici su Gaza.
Quanto all’Università di Haifa, a partire dall’inizio degli anni ’90 questa ha avviato corsi di studio e master a favore del National Defense College del Ministero della difesa israeliano. Il Dipartimento di Scienze politiche ha promosso un corso di laurea in “Sicurezza nazionale e Studi strategici” diretto agli ufficiali delle forze armate. Dal 2007 l’Haifa University offre pure un corso superiore a favore del personale dei corpi d’élite d’intelligence nell’ambito dei programmi di formazione avanzata di addestramento Havatzalot e Talpiot.
Se le collaborazioni tra FBK e le Università israeliane fossero ancora attive, si potrebbe legittimamente sostenere che dentro l’apparato tecno-militare che uccide i bambini di Gaza (da più di 400 giorni nel numero di due classi scolastiche al giorno) ci sia anche un pezzo di “eccellenza trentina” in materia di Intelligenza Artificiale, Digital Industry, Cybersecurity, Sensors & Devices, Studi Teorici in Fisica Nucleare e Aree Correlate. A quello che Amnesty International ha definito “il primo genocidio automatizzato della storia”, potrebbero contribuire anche i sensori, i dispositivi fotonici, ottici, micromeccanici, elettronici prodotti a Povo.
Nel suo “Piano di mandato 2024-2027” (vedi qui: https://www.fbk.eu/wp-content/uploads/2024/01/FBK_Piano-di-Mandato_2024-27.pdf), i dirigenti di Povo affermano per esempio che “il nuovo programma Horizon Europe rappresenta un’importante opportunità per FBK”. FBK non può ignorare che Israele partecipa al programma Horizon con ben 1216 progetti, per un totale di 872 milioni di euro. Il fatto che i fondi dell’Unione Europea (di cui peraltro Israele non fa parte) siano destinate anche alle tecnologie a uso duale (civile e militare) spiega perché in Horizon troviamo la Aero-Magnesium Limited e la Israel Aerospace Industries Ltd (IAI), due aziende israeliane i cui principali settori di ricerca hanno applicazioni belliche: realizzazione di satelliti, sistemi di difesa, missili, sistemi di volo a pilotaggio remoto (droni) e intelligence elettronica.
Vogliamo sapere se l’accordo bilaterale di cooperazione Trentino-Israele è tutt’ora attivo. Il 20 giugno 2020 sul portale di FBK (https://www.fbk.eu/it/press-releases/healthcare-innovation-day-a-trento-il-roadshow-per-favorire-lincontro-tra-realta-israeliane-e-trentine/) si poteva ancora leggere: “Oggi stiamo parlando della possibilità di uno scambio con la Repubblica di Israele, uno degli Stati più avanzati al mondo sul fronte dell’innovazione tecnologica e della ricerca applicata al mercato. Le relazioni tra Trentino e Israele ormai datano circa vent’anni e hanno portato a un accordo di cooperazione bilaterale che già dal 2007 dà la possibilità anche di lanciare bandi per la ricerca industriale. Si è trattato in quel caso del primo bando siglato dalla Repubblica Israele con una regione europea. Oggi si tratta quindi di una ripartenza, dopo un periodo difficile come quello del Covid, in cui tutte le relazioni si sono un po’ allentate”.
“Uno degli Stati più avanzati al mondo sul fronte dell’innovazione tecnologica e della ricerca applicata al mercato”, come scriveva all’epoca il presidente di FBK Profumo, con quella innovazione tecnologica e quella ricerca applicata sta compiendo un massacro di civili. Chi gli fornisce (o gli acquista) tecnologie, componenti o know-how sta perfezionando una macchina di morte. Chi gli assicura legittimità e rispettabilità è moralmente, politicamente e anche giuridicamente complice.
Il pretesto della “liberà accademica e di ricerca” non regge più. Gli oltre 180 mila morti nella Striscia di Gaza stimati nel luglio scorso dalla rivista scientifica “The Lancet” (vedi qui: https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(24)01169-3/fulltext#%20) hanno squarciato ogni velo.
Innanzitutto come essere umani e poi come organizzazioni dei lavoratori, non possiamo accettare che istituzioni trentine finanziate con soldi pubblici collaborino con un tale orrore.
Chiediamo infine alla Provincia Autonoma di Trento:
– di esprimersi in modo inequivocabile per il cessate il fuoco a Gaza (e in Libano), per il ritiro delle truppe dell’IDF dai territori che occupano, per la fine del blocco alle forniture di cibo, acqua e medicinali alla popolazione della Striscia, per l’abolizione dell’apartheid imposto alla popolazione araba nella società israeliana e per la fine dell’occupazione illegale dei territori palestinesi della Cisgiordania.
CUB Trento – SBM Trento,
Ezio Casagranda – Fulvio Flammini
Trento, 29 novembre 2024