Il governo inventa un piano creativo contro il disagio abitativo. Tutto bene? Mica tanto
Articolo di Massimo Pasquini – Attivista per il diritto alla casa, Responsabile Centro Studi e Ricerche di Unione Inquilini – dal blog del Fatto Quotidiano del 15 dicembre 2023
Il governo del Presidente Meloni è davvero straordinario e la legge di bilancio lo rappresenta in maniera esemplare e degnamente. Un governo che impedisce fisicamente ai parlamentari di maggioranza di presentare emendamenti, una prerogativa costituzionale dei singoli parlamentari, e questo la dice lunga sull’approccio “democratico” con il Parlamento.
Ma il governo non si ferma a questo. Nel merito, mentre da una parte, con l’assistenza della maggioranza, non prevede neanche un centesimo di euro per recuperare una delle 90.000 case popolari chiuse e lasciate ulteriormente degradare. Mentre non mette un centesimo di euro per rifinanziare i fondi contributi affitto e morosità incolpevole, il Governo, per fare finta di essere attento alla precarietà e al disagio abitativo, inventa un piano così creativo da fare invidia alla finanza creativa dell’ex Ministro Tremonti. Nella legge di bilancio, ora al Senato, i Relatori, per conto del Governo, nell’ambito dell’articolo 56, quello del Ponte di Messina, presentano un emendamento che prevede, al fine di contrastare il disagio abitativo sul territorio nazionale, che con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti siano definite entro 120 giorni le linee guida per la sperimentazione di modelli innovativi di edilizia residenziale pubblica coerenti con le seguenti attività:
a) contrasto al disagio abitativo attraverso azioni di recupero del patrimonio immobiliare esistente e di riconversione di edifici aventi altra destinazione pubblica;
b) destinazione ad obiettivi di edilizia residenziale pubblica delle unità immobiliari di edilizia privata rimaste invendute;
c) realizzazione di progetti di edilizia residenziale pubblica tramite operazioni di partenariato pubblico-privato finalizzate al recupero o alla riconversione del patrimonio immobiliare esistente ai sensi della lettera a) ovvero alla realizzazione di nuovi edifici su aree già individuate come edificabili nell’ambito dei Piani regolatori generali. Prevedendo per questi interventi limiti e modalità.
Tutto bene? Apparentemente sembrerebbe l’avvio di una ipotesi di intervento pubblico per il contrasto del disagio abitativo attraverso il recupero del patrimonio immobiliare esistente, cosa che da decenni chiedono l’Unione Inquilini e gli altri sindacati inquilini. Sembrerebbe persino una cosa seria, visto che entro 120 giorni avremo le linee guida. Ma è così? Purtroppo no. Perché questo Governo di mattacchioni si inventa per finanziare quanto sopra l’istituzione, nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il “Fondo per il contrasto al disagio abitativo”, con una dotazione di 100 milioni di euro, di cui 50 milioni di euro per l’anno 2027 e 50 milioni di euro per l’anno 2028.
Sì, avete letto bene le linee guida per implementare l’edilizia residenziale pubblica con il recupero di immobili inutilizzati entro 120 giorni, più o meno aprile 2024; ma i soldi, 100 milioni di euro complessivi, saranno disponibili 50 milioni nel 2027 e altri 50 milioni di euro nel 2028. Come dire, siamo davanti ad una illusione ottica, un goffo tentativo di fare finta almeno di approcciare un tema rilevante, ma che forse si potrà realizzare a partire dal 2027, cioè almeno tra 4-5 anni e con risorse assolutamente insufficienti.
Forse il Governo non sa o fa finta di non sapere, per esempio, che tra questo anno, 2023, e il 2028 avremo almeno, sulla base degli ultimi dati del Ministero dell’interno, circa 240.000 nuove sentenze di sfratto e almeno circa 180.000 famiglie subiranno uno sfratto esecutivo con la forza pubblica. Nello stesso periodo centinaia di migliaia di famiglie stazioneranno nelle graduatorie. Ora si può fare tutto e dire tutto, ma un Governo che prevede di affrontare il disagio abitativo e la precarietà abitativa con 50 milioni nel 2027 e 50 milioni nel 2028 sembra più un “pagherò a babbo morto” che un Piano casa o un accenno di questi.
Aggiungo una ultima chicca. Il 13 dicembre, il Ministro Salvini ha annunciato alle agenzie di stampa che l’atteso Tavolo per avviare la definizione del “suo visionario” piano casa si terrà il 19 novembre al Ministero delle infrastrutture. Anche qui tutto bene? Mica tanto. Sembrerebbe che abbia invitato tutti: fondazioni, cooperative, imprese di costruzioni, meno che i sindacati inquilini. In fondo perché invitare i sindacati inquilini? Si parlerà di mattoni, non del fabbisogno abitativo di persone, peraltro povere. Ma sulle persone povere questo governo ha dimostrato cosa pensa, questa è solo una conferma.