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Disastro ambientale in Mugello

A fine marzo le forti piogge primaverili hanno interessato un po’ tutta Italia, in Toscana e in Emilia Romagna si e’ anche temuto il peggio per il progressivo ingrossarsi dei fiumi, ma quanto accaduto nell’alto Mugello ha dell’incredibile eppure sarebbe stato possibile evitarlo se solo nel lontano 1971 si fosse dato retta agli operai della Rifle di Firenzuola che intervennero per bloccare il prevedibile disastro ambientale. 
Ancora una volta emerge la connessione tra lo sfruttamento del territorio, un certo modo di fare impresa senza curarsi delle conseguenze se non del futuro guadagno e la mancanza di ascolto da parte delle istituzioni alle proteste degli abitanti del luogo

Il torrente Rovigo è incassato tra due sponde alte e fangose una delle quali, a causa delle forti piogge, e’ franata scoperchiando una discarica sepolta da piu’ di cinquant’anni: cumuli di buste e contenitori in plastica, bottiglie di vetro e brandelli untuosi sversati lungo il pendio della montagna per oltre 150 metri – secondo un primo esame di Arpat non sarebbero tossici – per poi venire in parte dilavati giu’ fino al fiume Santerno e ancora al Reno e forse sulle coste adriatiche.


E ora a Palazzuolo sul Senio gli operai tracciano la via per liberare il torrente Rovigo da questa  enorme massa di rifiuti che Firenze nel 1971 inviò nei boschi del Mugello.
Secondo le prime stime serviranno mesi, se non anni, per ripulire un territorio finora considerato incontaminato.

I rifiuti arrivarono da Firenze nel 1971

La discarica all’origine del disastro ambientale non era nemmeno mappata da Arpat e il comune di Palazzolo e’ riuscito a risalire a delle tracce di quanto avvenuto grazie a un documento dove e’ riportato da Firenze sarebbero stati dati dei soldi prometteva soldi all’amministrazione locale in cambio dello sversamento, che prevedeva anche altri punti di cui pero’ al momento si ignora l’ubicazione. 

Le proteste dell’epoca

Fu forse grazie all’intervento di un gruppo di operai che questo territorio venne preservato da un disastro ancora maggiore – agli atti anche un’interrogazione parlamentare del deputato comunista Vespignani – per cui gli sversamenti durarono solo una settimana e forse furono fermati abbastanza presto da impedire l’apertura di altre discariche.
« Il consiglio di fabbrica prima occupò il Comune di Palazzuolo, poi io e un gruppo più piccolo di colleghi andammo a bloccare lo sversamento, mentre giù a Razzuolo (Borgo San Lorenzo) la popolazione si sollevò, occupò la strada e fermò gli altri camion – racconta Giancarlo Grifoni allora 22enne – È sempre la stessa eterna storia: la città che scarica i suoi mali sulla montagna. »

👉🏻 Su questo leggi: « Fu una lotta operaia a bloccare lo scarico: la storia dietro alla discarica riemersa durante l’ultima alluvione nell’Appennino tosco-romagnolo »

 🆘 Disastro nel Rovigo e nel Santerno: « Occorre far presto a ripulire tutto »

Il “Comitato ambiente e territorio Firenzuola”, “Artemisia”,l’Associazione “Scalpellini di Firenzuola”, la Pro Loco di Firenzuola, gli “Amici della Terra Club di Firenzuola”, i “Commercianti e Artigiani Firenzuola”, la Società Sportiva dilettantistica Firenzuola, l’Associazione “cittadini per la difesa del Santerno”, la Fraternità di Misericordia Firenzuola, la Pro Loco di Pietramala, il “Motoclub Firenzuola”, il “Club Alpino italiano sezione di Imola” hanno organizzato una conferenza stampa nell’area del disastro ambientale sul fiume Rovigo, in “Località Ca’ di sotto” via Casetta di Tiara, nel Comune di Palazzuolo sul Senio.

Un incontro-conferenza stampa, molto partecipata, dove i rappresentanti delle associazioni organizzatrici hanno evidenziato la gravità di quello che sta accadendo nei torrenti di Palazzuolo e Firenzuola, Rovigo e Santerno, a causa della frana realizzata negli anni ’70 nella valle del Rovigo, ha portato tonnellate di rifiuti nell’alveo del fiume.
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« Quando fermammo la discarica sul Rovigo »: la testimoninza di Giancarlo Grifoni.

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