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Giudici: “Danneggiata la lavoratrice-mamma”

Il caso di una giornalista de Il Sole 24 Ore, rientrata dopo il periodo di maternità e demansionata. La lavoratrice ha fatto ricorso in merito al trattamento ricevuto al suo rientro al giornale, ritenuto lesivo rispetto alla posizione precedentemente assunta all’interno della redazione. I giudici della Corte d’appello di Milano, sezione lavoro, hanno riconosciuto il ‘danno d’immagine’ “a causa dell’umiliazione derivata dalla pubblica esautorazione del proprio ruolo”.
Nell’articolo pubblicato giovedì 10 luglio da Ansa viene ricostruita la vicenda della lavoratrice

Giudici, ‘danneggiata la lavoratrice-mamma esautorata dal ruolo’

Le motivazioni della sentenza d’appello su cronista Sole 24 Ore

(ANSA) – MILANO, 10 LUG – ‘A causa dell’umiliazione derivata dalla pubblica esautorazione del proprio ruolo’ una volta tornata in servizio, una lavoratrice mamma subisce ‘un danno all’immagine’. È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza della Corte d’appello, sezione lavoro, di Milano che ha confermato per la genitrice il primo grado di giudizio che, in sintesi, affermava che è illegittimo discriminare una dipendente al suo rientro dalla maternità affidandole mansioni non corrispondenti e deteriori rispetto a quelle precedentemente svolte.

Il caso riguarda la giornalista Lara Ricci, vice caposervizio al quotidiano economico Il Sole 24 Ore. I giudici hanno respinto il ricorso del quotidiano e hanno confermato che la giornalista non ha avuto più il ruolo fra l’altro, di individuare i collaboratori esterni ai quali commissionare gli articoli, di individuare le tematiche da affrontare, di assegnare gli argomenti degli articoli ai singoli collaboratori. Inoltre hann rilevato l’importanza che la lavoratrice ‘fosse considerata anche all’esterno della redazione, e della società, come l’effettiva responsabile delle pagine di letteratura e poesia de La Domenica (un inserto settimanale, ndr)’. Cosa che i magistrati, confermando il giudizio di primo grado, ritengono non sia avvenuta dal rientro dal congedo di maternità.

‘Il decreto reso all’esito della fase sommaria e le due sentenze di merito successive hanno affermato che non si può approfittare del periodo di lontananza dal lavoro imposto a tutela della madre e del bambino per adottare provvedimenti peggiorativi della posizione professionale che riguardano solo la lavoratrice madre – ha commentato Margherita Covi, legale di Lara Ricci -. Il principio giuridico è che il demansionamento della lavoratrice che rientra dalla maternità integra discriminazione. Quello posto in essere dall’azienda, oltretutto, è un comportamento che trascina con sé potenziali effetti negativi sul fattore di protezione, appunto la maternità. Immaginiamo ad esempio l’effetto disincentivante che può avere su una collega, una conoscente, qualunque lavoratrice che desiderasse avere un figlio che viene a conoscenza del trattamento subito dalla lavoratrice madre’.

La vicenda è legata alla precedente gestione del gruppo editoriale, che ha rinnovato completamente il cda il 30 aprile scorso. (ANSA).

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