Perché un convegno su Intelligenza Artificiale, lavoro e società
Il fatto che, di fronte all’impatto che la digitalizzazione sta avendo e avrà sulla società e sul mondo del lavoro, i sindacati – anche di base – non stiano aprendo un ampio dibattito ci sembra una grave lacuna. Con questo convegno vogliamo provare a colmare, almeno in parte, tale lacuna.
Di “Intelligenza Artificiale” – espressione di per sé ingannevole perché, come vedremo, le enormi macchine di calcolo e computazione non sono né “intelligenti” né “artificiali” – parlano “esperti”, economisti, politici e giornalisti, mentre tacciono lavoratori e cittadini. Con rarissime eccezioni, a esprimersi sono soltanto gli “accettologi”. Costoro si dividono in “tecno-ottimisti” – la tecnologia risolverà ogni problema dell’umanità, compresi quelli che essa stessa genera – e in “tecno-prudenti” – la crescente automazione delle decisioni e delle attività sociali presenta gravi incognite che bisogna “governare” –, ma sono entrambi d’accordo sul fatto che il processo di informatizzazione della vita è comunque inevitabile. La propaganda a favore dell’IA ha tutte le caratteristiche della religione (qualcuno la definisce non a caso tecno-magia)
Scopo del convegno è sostituire l’esame critico alla fede. Guardando dentro la “scatola nera” dell’IA, si scoprono proprio quegli elementi in genere esclusi dal dibattito. Imitare alcuni modelli linguistici e matematici dell’intelligenza umana è cosa ben diversa dal concetto di “intelligenza”. La pretesa “artificialità” nasconde la parte decisiva giocata dal lavoro umano non pagato o sottopagato dentro il funzionamento delle macchine computazionali. Ancora prima degli usi sociali – comunque tutt’altro che “neutri” – dell’IA, è fondamentale capire di cosa essa è fatta materialmente. Dietro un’applicazione come ChatGPT c’è un gigantesco apparato, che va dalle enormi quantità di terre e metalli rari, la cui estrazione provoca gravissimi danni ecologici e sociali, ai cavi sottomarini, alle dorsali di fibra ottica, ai satelliti, ai droni, ai ripetitori, alle antenne, ai server, ai data center. Tutto questo ha bisogno di acqua e di elettricità. I “dati” che alimentano l’IA – la quale va vista come una sorta di vampiro dell’esperienza umana e della sua storia – vanno raccolti, processati, elaborati (e venduti); a tal fine servono dispositivi di cattura (sensori, telecamere, Gps, oggetti connessi) sempre più disseminati nelle città e nei territori, con livelli di sorveglianza e di controllo sociale sconosciuti ai regimi totalitari del passato, nonché con concentrazioni di potere economico, politico e militare anch’esse senza eguali nella storia. A tutto questo si aggiunge l’impatto diretto sulle attività lavorative: oltre alle professioni messe a rischio o già in via di sostituzione, la “tirannia dell’algoritmo” (che è la tirannia di chi lo programma e ne possiede l’infrastruttura) accresce i livelli di sfruttamento e accelera i ritmi di lavoro. Non solo. La finanziarizzazione dell’economia – con il suo carico di delocalizazzioni, lavori just in time e perdita di potere contrattuale da parte dei lavoratori – non sarebbe stata possibile senza l’informatica. L’IA, che affida ancora di più la speculazione finanziaria e i suoi impatti globali alla velocità sovrumana degli algoritmi, produrrà disoccupazione di massa, concorrenza spietata tra i produttori e condizioni semi-schiavistiche nelle fabbriche e nelle catene della logistica. Cosa genera, poi, soprattutto tra i giovani e i giovanissimi, la costante esposizione agli schermi in termini mentali, relazionali e fisici? Che cittadini fabbrica la “scuola digitale”? Se i corpi stessi diventano un insieme di “algoritmi bio-chimici”, che modello di medicina e di salute si sta configurando?
La posta in gioco è troppo alta per lasciare le decisioni a un pugno di “esperti”. Una società più egualitaria, in cui si lavori per vivere e non per arricchire tecnocrati e multinazionali, in cui si cooperi con la natura invece di distruggerla, è un’alternativa che non si può costruire senza lo sforzo di pensare insieme.
Il Convegno si terrà sabato 14 giugno, a partire dalle ore 9:30, presso la sala della Regione in piazza Dante a Trento.
