Il nuovo Piano industriale 2026-2030 di ITA Airways, approvato dal CdA, smentisce le attese di espansione: la flotta resterà ferma a 100 aeromobili, rinnegando le promesse di sviluppo e rilancio. Sullo sfondo, il passaggio a Lufthansa e l’assenza di una strategia di crescita in grado di garantire all’Italia un vettore nazionale forte, lasciando ai cittadini e ai lavoratori un ruolo sempre più marginale nel mercato aereo.
Del Piano industriale di ITA approvato dal CdA ancora non si conoscono i dettagli ma, al netto della copertura di certa stampa amica (Corriere della Sera e Messaggero), la realtà è amara: non si prevede alcuno sviluppo della flotta. Nel 2030 il numero di aeromobili di ITA sarà lo stesso del dicembre 2024: i numeri sono tali e le chiacchiere stanno a zero.
Si dichiara che alcune “macchine” saranno sostituite con nuovi aeromobili ma il dimensionamento della compagnia aerea italiana, di cui nell’arco di Piano si prevede il passaggio definitivo nelle mani di Lufthansa, resterà tale e quale: quello di una nano-Compagnia!
Il dimensionamento previsto per ITA è analogo a quello di altre compagnia europee assorbite nel gruppo Lufthansa ma il mercato italiano offre ben altre possibilità e 60 milioni di abitanti hanno necessità di ben altre connessioni da e per l’Italia con il resto del mondo.
La strana successione della pubblicazione della sentenza della Consulta, dell’avvio delle procedure di licenziamento collettivo del Gruppo AZ in A.S. e dell’approvazione del Piano 2026-2030 di ITA desta più di qualche sospetto: si è manifestata in sostanziale contemporaneità la volontà della Corte Costituzionale, del Governo e dell’A.S. di Alitalia di disimpegnare la nano-Compagnia, presto privatizzata ma priva di progetti di sviluppo, dall’obbligo di assorbire i lavoratori AZ in cigs.
Infatti, l’esistenza di un eventuale progetto di sviluppo di ITA, come era stato promesso, avrebbe reso incomprensibile il grande sforzo profuso dal Governo e le sue manovre, affinchè la Corte Costituzionale depositasse una sentenza che ha il palese obiettivo di mettere al riparo l’impianto stesso dell’operazione ITA.
Dunque, i nodi sono venuti al pettine e le bugie del Governo ormai sono venute tutte a galla: non solo i propositi di mantenimento dell’italianità della Compagnia di Bandiera sono stati da subito abbandonati ma è stato tradito l’impegno assunto da Meloni&Co di rendere disponibile agli italiani un vettore in grado di presidiare lo strategico settore del Trasporto Aereo.
D’altra parte, era tutto chiaro fin dall’inizio, visto che gli annunci di rilancio ed espansione della Compagnia di Bandiera italiana si sono rivelati da anni solo dichiarazioni di circostanza con cui, nel silenzio generale e con la complicità delle OO.SS. mainstream, si è perpetrato un dannoso ridimensionamento.
Peraltro, l’insipienza della compagine governativa in carica, priva di qualsiasi visione e progettualità per l’Italia, in assenza di una determinata iniziativa politica e sindacale a sostegno di un vero rilancio di una Compagnia Unica e Pubblica, non avrebbe avuto alcuna possibilità di cambiare la rotta ad un destino già definito da molti Governi precedenti. Quello di Draghi su tutti.
Ora però serve un urgente colpo di reni da parte sia dei lavoratori di ITA, sia di coloro che hanno il diritto di esserne assorbiti, che non possono e non devono restare zitti e buoni.
Le promesse di assunzioni che si rintracciano nelle dichiarazioni dell’A.D. di ITA sono solo “pizzini” per i soliti noti, con l’esclusiva intenzione di provare ad evitare una reazione che non dovrebbe farsi attendere.
La Cub Trasporti, in ogni caso, avvierà le procedure di raffreddamento e promuoverà un percorso di mobilitazioni che non può più essere rinviato, se non si vuole consentire al Governo di continuare a far finta di non vedere, non sentire e non capire.
Basta chiacchiere: il Piano 2026-2030 di ITA deve prevedere lo sviluppo promesso.
La concorrenza delle low-cost nel trasporto aereo italiano non è una novità e non può essere la scusa per il mancato sviluppo di ITA e, soprattutto, per CONTINUARE A SACCHEGGIARE IL RICCO MERCATO DEL TRASPORTO AEREO ITALIANO AI DANNI DEI CITTADINI E DEI LAVORATORI.