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La PA tra fame salariale e assurdità contrattuali

A settembre con molta probabilità verranno siglati i rimanenti contratti della Pubblica amministrazione dopo la decisione della Uil di sottoscrivere il CCNL dirigenti Statali.

Molti ricorderanno le innumerevoli chiacchere, perchè tali sono, sulle differenze retributive nella pubblica amministrazione, dove sta la logica dietro a differenze di centinaia di euro tra due impiegati che svolgono, a parità di livello e di anzianità di servizio, le stesse mansioni amministrative, o tecniche ma una risulta alle dipendenze dello stato (ministeriali) e l’altra degli enti locali?

Nessuna logica ma retaggi di un passato in cui i contratti prevedevano istituti e voci che favorivano alcuni comparti penalizzandone altri, in termini tecnici si parla di gap retributivo che nasce dalle intese sottoscritte per lustri da Cgil Cisl Uil.

Per porre fine a questo trattamento iniquo si era detto che i contratti negli enti locali e nella sanità sarebbero stati siglati prima degli altri (altra bugia) e in quella sede avrebbero sanato le disparità economiche.

Altre chiacchere perchè il contratto viene siglato perdendo per strada i due terzi del costo della vita perduto, se la logica è il risparmio evidentemente equiparare lo stipendio degli enti locali a quello dei ministeriali avrebbe determinato una ulteriore spesa. E una ulteriore spesa da scongiurare è rappresentata dal mancato aumento del buono pasto fermo per decreto a 7 euro quando nel privato siamo a 12 euro.

La realtà è questa e disarmante, sindacati ormai proni al Governo decidono di sottoscrivere intese con aumenti del 6 per cento quando il costo della vita e la inflazione nel triennio di riferimento hanno raggiunto il 18 per cento. Ma chi non sottoscrive questi accordi decide di non scioperare e di non mobilitare la forza lavoro. Cosa c’è di logico dietro a queste pratiche?

Non occorre una laurea in matematica o in economia per capire la beffa consumata ai danni di decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici, è ancora più tragicomica la situazione se pensiamo che con i prossimi rinnovi le  differenze salariali cresceranno perchè nel frattempo sanità ed enti locali non possono beneficiare dei fondi aggiuntivi e degli  stanziamenti straordinari.

La situazione non sfugge perfino al tradizionale Rapporto Aran  che non si capisce da dove tragga cifre di incrementi salariali medio  maggiori di quelle reali, in ogni caso i dati attestano che nell’arco di un decennio gli aumenti negli enti locali si fermeranno al 16,68% (parliamo del periodo che va dal 2018 al 2027 quindi con tre rinnovi contrattuali), mentre la crescita stipendiale nelle Funzioni Centrali (20,43%) sarà decisamente maggiore. Ma non si dice che nel frattempo il costo della vita è cresciuto il doppio, una piccola ma utile dimenticanza.

Quali saranno allora le cause di questa disparità di trattamento?

Nel sistema costruito ad arte per tenere basse le retribuzioni staccandole dal costo della vita e vincolandole ai tetti di spesa imposti agli Enti locali
In un modello contrattuale che privilegia la nascita di istituti contrattuali pensati ad hoc per alcuni comparti ma non estendibili ad altri
Mancanza di risorse aggiuntive per i motivi sopra rispettati ossia la scarsissima capacità di spesa.
Tra le promesse e la realtà la differenza è grande e il risveglio di tanti dipendenti pubblici sarà più amaro del solito

Pisa, 22 agosto 2025

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