E’ arrivato il tempo per le leggi di Bilancio nazionali che dovranno rispecchiare gli impegni assunti a livello comunitario e nella Nato, stiamo parlando di impegni di guerra con aumento delle spese militari e della ricerca connessa a nuovi sistemi di arma.
L’ Europa è ancora divisa su come realizzare difesa comune e autonomia strategica dagli USA ma le aziende del vecchio continente sono decisamente avanti e fanno da apripista per la politica, costruiscono da tempo alleanze e joint venture per la realizzazione di nuove armi, cercano di guadagnarsi spazi nei grandi business del riarmo e con un occhio guardano a Gaza dove colossali interessi si muoveranno attorno alla cosiddetta ricostruzione.
Il colosso tedesco Rheinmetall annuncia di produrre munizioni e “droni kamikaze” in due stabilimenti siti in Sardegna, regione da tempo oggetto di servitù militari, con ampie aree della macchia mediterranea a uso esclusivo delle forze armate e in attesa di costosissime opere di bonifica mai oggetto di previsione nei capitoli di spesa.
(👉🏻 Leggi “Rwm, al via in Sardegna la produzione di droni dacombattimento: «Ordini per oltre 200 milioni»“, Unione Sarda, 10 ottobre 2025)
La Sardegna è ancora una volta terreno di conquista, al pari di tante aree coloniali, presenta uno dei più alti tassi di disoccupazione d’Europa e lanciare due industrie di armi potrebbe presentarsi anche come un concreto aiuto alla popolazione. Ma non si tratta solo di collaborazione tra aziende tedesche e italiane (la RWM), Scenari Economici parla dell’attiva presenza della società israeliana UVision, specialista del settore dei droni e quindi si confermano le attive collaborazioni in campo militare con un Paese accusato di genocidio. Nell’area industrialmente desertificata del Sulcis sorgerà la produzione di droni con ben due stabilimenti, uno a Musei e l’altro a Domusnovas già tristemente famoso per altre produzioni, così facendo l’area del Sulcis diventerà presto un hub militare dentro una Regione già di per sé militarizzata, verranno prodotti droni di varie dimensioni e potenza per tutti i Paesi Nato e non solo, parliamo di sistemi non “di sorveglianza” come impropriamente scritto da alcune testate ma di un sistema offensivo che potrà svolgere il controllo del territorio e allo stesso tempo lanciare dei missili, sistemi di alta flessibilità che si adatteranno a vari contesti di guerra.
La Sardegna, che ha già al suo interno gli stabilimenti RWM, presto diventerà zona di guerra a tutti gli effetti ospitando addestramenti, esercitazioni e nuove fabbriche di morte. Il Popolo sardo non vuole le aziende produttrici di armi sul suo territorio, non da loro passi il rilancio di una economia da tempo in crisi proprio per le politiche di devastazione ambientale adottate contro il volere della popolazione.
(In foto uno scorcio della Rwm che si estende tra i territori comunali di Iglesias e di Domusnovas, Archivio Unione Sarda)