“Il rinnovo CCNL del comparto FS è indegno e offensivo verso migliaia di lavoratrici e lavoratori, che con anni di mobilitazione hanno evidenziato l’esigenza di migliori condizioni di lavoro e di un adeguato recupero salariale, dopo 30 anni di contratti al ribasso.“
“E invece azienda e sindacati confederali hanno firmato la ennesima gabbiola, con peggioramenti normativi sostanziali come, ad esempio, Capotreno e Macchinista soli di notte e come il Capotreno solo sugli AV fast di giorno, a cui va aggiunta la ratifica dell’accordo del 10 gennaio 2024 per i lavoratori della manutenzione dell’infrastruttura ferroviaria.
Il tutto per pochi spiccioli che non coprono neanche la metà della perdita salariale dovuta all’inflazione.
Difatti già prima di Pasqua l’azienda aveva proposto aumenti medi di 240 euro… dopo due mesi di sceneggiate, i confederali hanno firmato per 230. Una dinamica vergognosa che può essere spiegata solo con i troppi altri interessi che ormai i sindacati di sistema gestiscono, come il welfare aziendale e i fondi pensione; senza contare la loro necessità di sistemare poltrone e carriere, sempre sulla testa dei lavoratori dell’esercizio.
Alcuni limitati, e probabilmente solo teorici miglioramenti (lasciando aperta la porta della contrattazione territoriale per rivederli al ribasso), inseriti nel nuovo CCNL, per il personale del servizio Regionale come le 9 ore massime invece che 10 (restano 10 per le altre divisioni) sono solo il frutto di una situazione ormai insostenibile, con decine di licenziamenti volontari nei mesi passati, a cui l’azienda ha dovuto porre una pezza di facciata (peraltro nonostante le istanze sulla sicurezza dei lavoratori, sul servizio regionale il CT rimane sempre solo), non cambiano il giudizio complessivo pessimo sulla manovra contrattuale; devastante per tutti i comparti e le mansioni.
Una presa in giro anche l’aumento a 7 euro dei buoni pasto per i lavoratori degli appalti, rivendicata come un vittoria dai firmatari, per un categoria votata al precariato, con stipendi da fame e condizioni di lavoro al ribasso che ormai occupa il 50% delle lavorazioni ferroviarie.
Un trend negativo che avevamo già visto nei rinnovi contrattuali degli altri settori di questi mesi (dagli edili al commercio etc) a dimostrazione di come l’economia di guerra schiaccia i salari, aumenta i prezzi e taglia i servizi; per foraggiare il riarmo e i salvadanai della borghesia padronale.
Peraltro la grande mobilitazione dei ferrovieri, con moltissimi scioperi nazionali, organizzati da Cmc, Alnm, Assemblea Pdm Pdb e sindacati di base, tra i più partecipati della storia ferroviaria, organizzati dal basso con una piattaforma di rivendicazioni elaborata direttamente dai lavoratori (e ignorata dai sindacati firmatari), hanno dimostrato la capacità della categoria di organizzarsi senza deleghe o filtri; una battaglia che non si fermerà e che troverà anche nuove forme di lotta, per contrastare la deriva dei diritti e rivendicare condizioni lavoro e di salario finalmente adeguate.
Tra le tante battaglie dei prossimi mesi va ricordato il pericolo privatizzazione per cui alcuni dei peggioramenti contrattuali sono evidentemente propedeutici, con l’esempio di Mercitalia a fare apripista con una normativa di lavoro già da anni insostenibile.
Inoltre continueremo a respingere ogni ruolo nella logistica di guerra, non saremo schiavi di un sistema che produce morte e distruzione mentre schiaccia le nostre condizioni di lavoro.
Per questo aderiamo e partecipiamo il 20 Giugno allo sciopero generale contro l’economia di guerra e contro il massacro dei palestinesi e, nello specifico del rinnovo contrattuale, stiamo organizzando con la Assemblea PDM/PDB e con la Assemblea dei manutentori RFI le prossime iniziative di lotta e di sciopero dei prossimi mesi, che porteremo anche nelle piazze per dare più forza alle nostre rivendicazioni.
La lotta va avanti. Fino alla vittoria. Sempre.
Cub Trasporti – Redazione Cub Rail – Ferrovieri contro la guerra
