“Buona la riuscita dello sciopero – interessati da cancellazioni e disagi Malpensa, Linate, Orio al serio, Catania e Roma Fiumicino – e la partecipazione alle manifestazioni e ai presidi, nonostante le pressioni subite dai lavoratori anche da parte della Commissione di Garanzia”, così commenta a caldo Antonio Amoroso, segretario nazionale Cub Trasporti.
Malpensa (VA), oggi 26 settembre – Sciopero nazionale settore aereo aeroportuali e indotto, un centinaio i lavoratori in presidio al Terminal 1 per le rivendicazioni su salari, diritti e dignità in un settore cui un tempo era un privilegio appartenere e che oggi vede un fuggi fuggi generalizzato a causa di condizioni di lavoro definite ormai insostenibili a fronte di stipendi che non tengono il passo con il caro vita, il tutto in un contesto in cui le compagnie aeree fatturano centinaia di milioni visto il volume di passeggeri e di merci in costante crescita.
“Salari, diritti, dignità” è quanto scandito dai partecipanti al presidio di questa mattina, poi tramutatosi in corteo per raggiungere l’area cargo dell’aeroporto.
Una protesta, quella sulle condizioni di lavoro, che si salda con una netta presa di posizione su quanto avviene nella Striscia di Gaza, sottoposta ai bombardamenti e agli attacchi indiscriminati da parte delle forze armate israeliane. Scenari di guerra che in questi giorni, complici gli attacchi dal cielo con i droni sulle imbarcazioni della Flottilla, aggiungono ulteriore forza alle proteste riguardo la situazione sociale ed economica che vivono i lavoratori.
Due proteste quindi che vanno di pari passo e che con gli scioperi e le mobilitazioni che si susseguono , come quello di oggi nel settore del trasporto aereo, puntano a che il governo desista dal piano di riarmamento in cui confluiscono miliardi di risorse pubbliche (nel prossimo futuro sono previsti investimenti fino a 40 miliardi) togliendo ai già martoriati settori della sanità, della scuola, dei trasporti e in generale del welfare state.
Per questo il blocco di questa mattina all’area cargo di Malpensa, con l’intento di impedire il carico di armamenti e tecnologie militari da inviare a Israele, carichi che già in più di un’occasione, come negli aeroporti di Pisa e di Montichiari, per non parlare di quanto avvenuto nei porti, sono stati fermati dai lavoratori. Una battaglia ardua, sia per il tentativo di dissimulare le spedizioni – a maggio è stato aperto a Malpensa l’Ufficio Operativo del 1° Gruppo Ricezione e Smistamento con il preciso intendimento di “garantire la logistica militare e rafforzare le capacità doganali per velocizzare il transito dei materiali” dove non è dato accedere e avere contezza di quanto vi transiti e per dove – sia per l’oggettiva difficoltà in cui si trovano i lavoratori che subiscono sanzioni nel caso non ottemperino alle mansioni di carico e scarico assegnate.
La lotta dei lavoratori per i salari e contro il genocidio in Palestina trova appoggio e comunanza con il movimento degli studenti medi e universitari, anch’essi presenti oggi al presidio in aeroporto per denunciare l’immobilismo del governo rispetto alla politica di Netanyahu e dell’IDF, suo braccio armato, e il clima opprimente negli istituti scolastici dove viene sanzionato ogni tentativo di denuncia della condizione che patisce il popolo palestinese e più in generale della corsa a riarmarsi e a persistere nella direzione di un’economia di guerra a danno delle classi popolari e lavoratrici, sempre più povere e private dei servizi, senza prospettive che vadano nella direzione di un sostegno al reddito e al lavoro.
In tal senso la protesta studentesca ha richiamato oggi l’attenzione su quanto avvenuto in occasione dello sciopero e delle partecipatissime manifestazioni di lunedì 22, dove i fermi e gli arresti hanno riguardato anche minorenni poi processati per direttissima e condannati a sei mesi di domiciliari, rei di aver preso parte a una mobilitazione che ha interessato più di ottanta città e in cui è confluito quasi un milione di persone.
Per studenti e lavoratori la difesa di salario, pace e Costituzione rappresentano una comune lotta che oggi ha puntato il dito contro la riconversione verso un’economia di guerra che si sta strutturando anche sulla gestione del traffico aereo. Per questo e per la fine del genocidio in Palestina le mobilitazioni, i picchetti e le occupazioni proseguiranno finchè non verrà invertita la rotta, a Milano già a partire da questa sera quando verranno montate delle tende in piazza della Scala, sede del Palazzo Comunale, per restarci e proseguire l’opposizione alle scelte del governo qui come a Gaza, con la rescissione di ogni rapporto e complicità politica, economica e militare con Israele.