Aggressione ai sanitari
Ormai a qualsiasi problema sociale si risponde con più polizia, più telecamere, più controllo tecnologico. Anche quando esistono già ben precise fattispecie di reato, se ne inventano altre e si inasprisce la repressione. Interrogarsi sulle cause e provare a rimuoverle, questo mai.
Leggiamo su “L’Adige” (agosto 2025), le dichiarazioni dell’assessore provinciale alla Sanità Mario Tonina su come Provincia e Commissariato del governo intendono affrontare gli episodi di violenza nei Pronto Soccorso.
Oltre alla vigilanza armata giorno e notte per fermare e arrestare immediatamente – grazie al nuovo decreto del governo Meloni – gli autori di condotte che prima prevedevano per lo più denunce a piede libero, Tonina annuncia l’installazione di telecamere in grado di individuare, grazie all’Intelligenza Artificiale, i comportamenti “sospetti”.
Chiediamoci perché vigilanza armata? Si vuole forse sparare all’aggresore?
Non una sola parola da parte di Tonina, di Fp e Nursing-up sulle carenze nell’assistenza sanitaria, sulla mancanza di personale medico e infermieristico e oss, sulle attese interminabili, sugli stipendi al palo da anni, sui turni massacranti e sullo stress che provocano.
È ormai lo schema tipico di ogni “emergenza”. Si fa credere ai cittadini che improvvisamente – senza alcuna causa sociale – la gente vada in giro a picchiare medici e infermieri.
Che manchino le leggi per contrastare il fenomeno, come se nel codice penale non ci fossero già i reati di “violenza privata”, “percosse” e “lesioni”, e come se gli autori delle aggressioni prima non venissero fermati e denunciati.
Come se il malato o il famigliare esasperato che dà in escandescenza si facesse trattenere dalla vista di una telecamera o dall’eventualità di rischiare qualche mese di condanna in più. Come se la rabbia contro l’istituzione sanitaria – che purtroppo si esprime quasi sempre ai danni del medico o dell’infermiera di turno – non avesse nulla a che vedere con la gestione del Covid e con le profonde ferite che essa ha lasciato nella società. Come se – andando un po’ più in profondità – gli orrori del mondo non minassero sempre di più la tenuta mentale delle persone.
Si crea l’ “emergenza” e se ne approfitta immancabilmente per far avanzare la sorveglianza di massa. Chiediamo dove vanno a finire i dati raccolti e analizzati dall’IA sui pazienti e sui lavoratori delle strutture sanitarie?
E se il “sospetto”, oltre all’utente, diventasse l’infermiere che non vuole telecamere ovunque?
“Possiamo dire che siamo sulla strada buona”, afferma Tonina. Sì, ma verso lo Stato di polizia (anche predittiva). Pat, Apss, Comuni e sindacati devono rendersi conto che quello che serve contro le aggressioni è una Sanità che funzioni.
Non servono ospedali pieni di telecamere e gente armata, servono medici, infermieri e oss ma, stando alle dichiarazioni di Tonina, questo semplice buon senso appare ormai come sovversivo.
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