Skip to content Skip to sidebar Skip to footer

La pax americana in terra palestinese

Si dà nota di un Piano Usa di ben 21 punti dedicato alla Palestina. ll piano propone campi “volontari” e “su larga scala”, in sostanza la cacciata dalla Striscia di gran parte della popolazione palestinese.
(Commento a cura di Federico Giusti, delegato Cub)

Reuters già a inizio estate parlava di campi  profughi per la popolazione palestinese, dentro e fuori la Striscia di Gaza  impropriamente definiti “zone di transito umanitario” 
 

Il piano è noto da tempo, conosciuto dai Paesi occidentali e non, prevede la sistematica espulsione dei palestinesi dalla loro terra, un grande progetto che va a coronare il disegno di espellere gli autoctoni dalla loro terra per favorire speculazioni immobiliari, l’insediamento di colonie e villaggi turistici sotto la pax israeliana. 

In attesa degli sviluppi a breve e medio termine rispetto all’accordo di pace siglato ieri (14 ottobre 2025) a Sharm el Sheikh, documento sottoscritto dal presidente Usa Donald Trump, dal presidente egiziano al Sisi, dal presidente turco Erdogan e dal premier del Qatar (cioè i Paesi mediatori dell’accordo), analizziamo i 21 punti lasciando al lettore le opportune riflessioni:

 
  1. Trasformare Gaza in un’area libera da “estremismo e terrorismo”. Detto in altri termini Israele e Usa vogliono cancellare ogni traccia della Resistenza palestinese imponendo una pax che poi coinciderà con l’espulsione degli autoctoni per non intralciare progetti speculativi.
  2. Ricostruire completamente la Striscia. In estrema sintesi si torna alla Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant di tacitiana memoria.
  3. Terminare la guerra appena le due parti accettano, e fermare le operazioni militari israeliane con l’inizio del ritiro graduale da Gaza. Non un piano di pace negoziato con reciproci riconoscimenti ma una soluzione imposta e calata dai vincitori con una sorta di pulizia etnica ai danni del popolo palestinese.
  4. Restituire tutti gli ostaggi vivi e i corpi dei morti entro 48 ore dall’accettazione pubblica dell’accordo da parte di Israele. Sono mesi che i familiari israeliani chiedono al loro Governo di adoperarsi per il recupero delle salme.
  5. Rilasciare centinaia di prigionieri palestinesi condannati all’ergastolo e oltre 1000 detenuti dall’inizio della guerra, e consegnare i corpi di centinaia di palestinesi. Nelle carceri israeliane sono detenuti migliaia di uomini e donne, molti minorenni, per il fermo amministrativo, da anni privati della libertà senza una prova e un regolare processo.
  6. Concedere un’amnistia condizionata ai membri di Hamas che desiderano partire.
  7. Far affluire aiuti a Gaza a un ritmo di almeno 600 camion al giorno, con la riqualificazione delle infrastrutture e l’ingresso di attrezzature per la rimozione delle macerie. Da due anni i rifornimenti alimentari sono fermati dall’Idf e dai coloni come ogni altro aiuto umanitario, l’assenza di cibo, di elettricità e acqua potabile è causa della morte di migliaia di civili.
  8. Distribuire gli aiuti attraverso le Nazioni Unite, la Mezzaluna Rossa e organizzazioni internazionali neutrali senza l’interferenza di alcuna parte. Gli stessi organismi internazionali ai quali è stata preclusa la possibilità di portare aiuti concreti alla popolazione civile vengono oggi invocati in qualità di soggetti e realtà preposte agli aiuti umanitari.
  9. Gestire Gaza da parte di un governo transitorio temporaneo di tecnocrati palestinesi sotto la supervisione di un’autorità internazionale guidata da Washington in collaborazione con partner arabi ed europei. L’impresentabile Autorità nazionale palestinese ormai largamente minoritaria tra i palestinesi viene rimessa in gioco dopo essere stata delegittimata dal popolo palestinese.
  10. Creare un piano economico per la ricostruzione di Gaza.
  11. Creare una zona economica con tasse e dazi ridotti.
  12. Impedire lo spostamento forzato dei palestinesi. Un’autentica beffa se pensiamo che la Striscia di Gaza sarà nel frattempo ridotta a macerie e la popolazione costretta a trovare riparo in altri Paesi.
  13. Disarmare Hamas e impedirle di governare. La democrazia occidentale che impartisce lezioni al mondo ma poi non accetta la volontà dei popoli (Hamas alle elezioni sarebbe largamente maggioritaria).
  14. Fornire garanzie di sicurezza da parte di stati regionali per garantire l’impegno di tutte le parti.
  15. Formare una forza di stabilità internazionale temporanea guidata da americani e arabi per supervisionare la sicurezza e addestrare la polizia locale. Ricordiamoci di quanto accaduto con le Guerre Usa e Nato e la pax americana negli ultimi lustri.
  16. Ritiro graduale dell’esercito israeliano.
  17. Possibilità di attuare parzialmente il piano in caso di rifiuto di Hamas.
  18. Impegno di Israele a non effettuare attacchi in Qatar. (Con i soldi delle petromonarchie sarà più facile applicare ed estendere gli Accordi di Abramo).
  19. Avviare programmi per smantellare il pensiero estremista.
  20. Preparare la strada per la creazione di uno Stato palestinese in futuro.
  21. Avviare un dialogo politico completo tra Israele e i palestinesi.

    (Foto copertina Vertice di Sharm el Sheikh © ANSA/AFP)

CUB © 2022. Tutti i diritti riservati.