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Morti sul lavoro: assolto il tecnico a processo per la morte dell’operaia pratese nel 2021

Montemurlo (Prato), si è concluso ieri con la piena assoluzione del tecnico manutentore indagato per la morte nel 2021 di Luana D’Orazio, operaia ventiduenne che perse la vita in uno stabilimento tessile di Montemurlo risucchiata dall’orditoio a cui lavorava e che era stato manomesso escludendo i sistemi di sicurezza. I colpevoli, come già dimostrato nel procedimento a loro carico, sono i due titolari dell’azienda, marito e moglie che patteggiarono rispettivamente una pena di un anno e mezzo e due anni, per omicidio colposo e rimozione delle cautele antinfortunistiche, oltre al pagamento di un risarcimento in denaro alla famiglia della giovane donna, madre di una bambina di pochi anni.

Nelle motivazioni della sentenza che riguardò i due titolari, poi giudicati colpevoli, si parlava di «ripetute manomissioni» sui macchinari. In particolare il riferimento era stato alla creazione di un ponticello elettrico fatto «per far funzionare l’orditoio con la saracinesca abbassata, e l’assenza di protezione su una staffa sporgente, la stessa in cui restarono incastrati gli abiti della giovane operaia». Il tribunale allora concesse agli imputati le attenuanti, sia per il risarcimento da circa 1 milione e 100 mila euro offerto ai familiari che per «il tempestivo adempimento alle prescrizioni imposte dalla Asl per mettere in sicurezza i macchinari posti sotto sequestro». L’azienda in questione, infatti, non ha mai cessato di continuare a produrre ed è tutt’oggi attiva.

Uno dei numerosi fatti di cronaca che riguardano il mondo del lavoro dove si contano morti e feriti ogni giorno e che, ancora, non viene affrontato come dovrebbe essere una vera e propria emergenza nazionale. Il numero delle vittime infatti non diminuisce e le misure proposte dal governo – badge elettronici nei cantieri e patente a punti per le aziende in materia di sicurezza – non sono la soluzione per arrestare un fenomeno che prima di tutto deriva da un mercato del lavoro dove il profitto resta il primo parametro di riferimento, dove i controlli sono scarsi per un numero di ispettori assolutamente insufficiente, non colmato dall’assunzione di altre trecento unità su tutto il territorio nazionale, e dove il ricorso ad appalti e subappalti al ribasso e la mancanza di una cultura della sicurezza e di adeguata formazione fanno il resto.

La Cub da anni chiede l’introduzione del reato di ‘omicidio sul lavoro’ e la chiusura fino alla chiusura degli accertamenti di legge delle aziende implicate in casi come quelli del tessitoio di Montemurlo, garantendo nel contempo lo stipendio ai dipendenti, aziende che invece come nel caso di Luana non hanno mai interrotto la produzione.

👉🏻 Il servizio su Milano-Pavia TV del 17 novembre 2025, (dal min. 6:40 l’intervento del segretario milanese Cub Mattia Scolari)

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