Incidente fatale o mancanza delle norme di sicurezza? È da questo dubbio che parte la battaglia per riaprire il caso sulla morte di Andrea Soligo. Il 5 gennaio 2022 morì cadendo da una scala mentre lavorava alla ditta Fen Srl di Tezze sul Brenta. Il procedimento giudiziario si è interrotto con un’archiviazione senza ravvisare alcuna colpa. La vedova Giorgia, con i due figlioletti, non si è mai arresa e dopo le lettere al Presidente della Repubblica, al Ministro Nordio e al premier Meloni ora torna a chiedere giustizia attraverso i legali della famiglia Soligo.
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INFORTUNI E DIRITTI SUL LAVORO
Mentre i sindacati di base contestano un licenziamento in una conceria dell’Ovest vicentino, uno di questi la Cub, organizza una serata per parlare di una morte bianca avvenuta a Tezze sul Brenta
Il sit-in organizzato il 19 maggio dai sindacati di base Cub e Usb sotto la conceria Spac di Arzignano, accusata di aver licenziato ingiustamente un operaio, nello stesso giorno in cui si è tenuto l’incontro per approfondire il caso di Andrea Soligo, il giovane della provincia di Treviso deceduto in una ditta di Tezze sul Brenta morto dopo essere scivolato da una scala mentre stava sostituendo un neon. Entrambe le iniziative intendevano evidenziare le gravi problematiche che riguardano la qualità della vita sui luoghi di lavoro. Il presidio davanti ai cancelli della Spac era coordinato dalla segretaria Cub Maria Teresa Turetta e dal segretario veneto di Usb Claudio Germano Raniero.
“Siamo convinti del fatto – ha dichiarato Turetta – che licenziare Leonardo Barban solo per una svista durante la produzione sia un atteggiamento inconcepibile”.
I sindacati durante il sit-in hanno sollevato il dubbio che il licenziamento di Barban origini dal fatto che il lavoratore nell’ambito della contestazione disciplinare avviata dal datore di lavoro abbia deciso di fasi assistere dal suo sindacato ossia dalla Cub.
All’incontro di approfondimento sul caso di Andrea Soligo nella sede provinciale della Cub, moderato da Maria Teresa Turetta, sono intervenuti Marco Festa (perito della famiglia Soligo), Fabio Capraro avvocato e Marco Bonazzi avvocati del foro trevigiano quali legali della famiglia Soligo. Con loro c’era, Raffaele Bortoliero, commercialista bassanese nonché perito del tribunale di Vicenza, autore di “Non si può morire di lavoro”, una denuncia civica contro le ‘morti bianche’ nel quale la storia di Andrea Soligo occupa un posto di rilievo. Durante la serata sono stati elencati numerosi dati relativi agli infortuni da cui la condanna unanime rispetto a come molta imprenditoria badi al profitto prima di tutto ponendo in secondo piano la sicurezza dei lavoratori.
“È proprio il sistema nel suo complesso allorché è portato a obbedire alle sole logiche di mercato ad essere fonte di tanti drammi” ha sottolineato Turetta.
Il perito di parte, dottor Festa, si è detto incredulo rispetto alla richiesta di archiviazione del caso di Andrea Soligo da parte della Procura di Brescia “pur a fronte dei puntualissimi elementi raccolti dallo Spisal, ovvero il servizio anti-infortuni dell’Ulss”.
Gli avvocati della famiglia, presenti all’incontro, hanno ribadito la volontà di richiedere la riapertura del caso, come anche Giorgia Gatto, la giovane vedova, ha indicato nelle missive inviate al premier Giorgia Meloni in persona.
Leggi l’articolo “Infortuni e diritti: il lavoro sulla graticola” in Vicenza Today, 20 maggio 2023
Video-Sintesi della serata organizzata presso la sede Cub di Vicenza, venerdì 19 maggio
Video-Sintesi del presidio davanti alla Spac, venerdì 19 maggio