LIBERTA’ PER OCALAN E GLI ALTRI PRIGIONIERI POLITICI IN TURCHIA
Anche la CUB ha partecipato alla “Conferenza Internazionale sui Prigionieri Politici in Turchia: dove porta il sentiero della libertà e della pace”, che si è tenuta a Bruxelles, al Parlamento Europeo, il 16 febbraio scorso
All’iniziativa hanno partecipato oltre 60 esponenti e rappresentanti di altrettante associazioni sindacali e politiche democratiche europee, che hanno a cuore la causa del Kurdistan, diviso tra quattro stati che ne comprimono i diritti.
In particolare è stata concentrata l’attenzione sulle condizioni di detenzione di Abdullah Ocalan, detenuto in totale isolamento da 25 anni sull’isola di Imrali, che da tre anni a questa parte non ha più potuto ricevere visite di familiari ed avvocati, e neanche telefonate.
Il leader curdo è stato al centro delle relazioni dei vari intervenuti, tra cui Rezan Sarica (uno dei suoi legali), Abha Bhaiya (fondatrice della associazione indiana “1 Billion Rising”) e varie personalità politiche e istituzionali (come Walter Baier, presidente della Sinistra Europea e l’italiano Paolo Ferrero).
Di Ocalan è stato citato, in particolare, la proposta di superamento della lotta armata per uno stato autonomo curdo, sfociata in un vero e proprio cambio di paradigma politico e sociale: il confederalismo democratico. Formula politica realizzata in Rojava, con al centro la vita comunitaria, il rispetto del vincolo ecologico, il ruolo delle donne, il superamento del patriarcato, l’attuazione della democrazia diretta.
La lotta internazionale per la liberazione di Ocalan e degli altri prigionieri politici turchi deve proseguire con campagne sempre più intense, in grado di costringere il governo turco a dare risposte, come accaduto nella grande manifestazione europea di Colonia, e in Italia quelle di Roma e Milano, di sabato 17 febbraio.
La Cub è al fianco delle associazioni politiche curde con un progetto di sostegno materiale e concreto, attraverso il finanziamento di un ambulatorio mobile, da realizzare nelle zone più remote del paese, per garantire cure sanitarie minime ad una popolazione che ne è priva.