Skip to content Skip to sidebar Skip to footer

Congresso nazionale Cub Trasporti

Il congresso nazionale della federazione Trasporti ha riunito a Milano 48 delegati in rappresentanza delle province del nord, centro e sud Italia, che hanno discusso e poi votato le varie proposte riguardanti i punti principali che riguardano la categoria dei lavoratori del comparto aereoportuale, ferroviario, dei porti e del trasporto pubblico locale oltre che della logistica. Al termine delle due giornate di lavori sono state presentate due mozioni e nella votazione finale ha prevalso quella presentata da Antonio Amoroso, poi riconfermato segretario nazionale, riportando la maggioranza dei due terzi dell’assemblea

La Cub Trasporti rivendica il suo ruolo di sindacato di base, che lotta contro lo sfruttamento sistemico di persone e risorse, in nome dell’uguaglianza e della equità sociale, senza compromessi al ribasso sulla testa di lavoratrici e lavoratori, distinguendosi dalle pratiche speculative e autoreferenziali dei sindacati tradizionali e concertativi. La Cub Trasporti è un sindacato che favorisce il protagonismo della base, limitando il meccanismo della delega e privilegiando la prevalenza di lavoratrici e lavoratori negli organismi rappresentativi e dirigenziali del sindacato. La CUB Trasporti, come tutta la CUB a livello nazionale, si trova ad affrontare un periodo complicato in Italia, in cui si registra una profonda lontananza delle masse popolari dalla militanza nel sindacato, contemporaneamente a una costante e continua erosione dei diritti e dei salari dei lavoratori: una condizione che impone una profonda riflessione sulle strategie da perseguire, le tattiche da adottare e le scelte organizzative da intraprendere.
L’affacciarsi prepotente della guerra anche nel cuore dell’Europa, la conseguente economia di guerra, la diminuzione reale dei salari e dei diritti, la dilagante precarietà nei luoghi di lavoro, le discriminazioni di genere e di razza, la deriva autoritaria e antidemocratica registrata in Italia (…e non solo!), sono solo alcune delle ragioni che impongono, a chi si pone l’obiettivo di difendere e migliorare le condizioni materiali dei lavoratori e delle masse popolari, di valutare come poter arginare e respingere l’assalto padronale in atto, favorito dalle politiche reazionarie attuate dai governi che si sono succeduti nel nostro Paese negli ultimi 3 o 4 lustri. Non è un caso che da diverso tempo la Cub nel suo complesso, seppur non in maniera organica, spesso conflittuale e, comunque, disomogenea, sia attraversata in una molteplicità di categorie, tra cui quella dei Trasporti, dal confronto sulle modalità con cui affrontare la battaglia sindacale, con quali mezzi e con quali assetti organizzativi. È in tale contesto che sono stati redatti i documenti Congressuali predisposti dalla Cub e il confronto che dovremo cercare di far decollare nella Cub Trasporti.

I punti della discussione
A tale proposito un rilievo particolare ha assunto il tema posto da alcuni sulla eventuale sottoscrizione da parte di alcune federazioni della Cub, nonché della Cub Trasporti stessa, dell’Accordo sulla Rappresentanza Sindacale del 10 gennaio 2014. Tale accordo, è bene ricordare, tra le sigle di base non è stato a oggi firmato, in buona sostanza, soltanto da CUB e Si Cobas. Tale accordo stipulato da Cgil, Cisl e Uil con Confindustria, definisce le regole di partecipazione, di promozione e di funzionamento delle RSU all’interno dei luoghi di lavoro nel settore privato. Nel settore pubblico, invece, esiste già una legge che regolamenta le elezioni, alle quali la CUB partecipa regolarmente.
In realtà, esiste anche un settore “ibrido” fra pubblico e privato che coinvolge quelle aziende che hanno subito le trasformazioni da aziende di diritto pubblico ad aziende private con capitale pubblico: le cosiddette privatizzazioni fredde, sulla spinta europea della riforma dei mercati. Molte di queste aziende sono rimaste con maggioranza di capitale/proprietà pubblica ed esercitano servizi di trasporto pubblico. Quelle di più grandi dimensioni, hanno subito una “divisionalizzazione”, a volte creando artificiosamente rami aziendali e/o produttivi che hanno reso la rappresentanza sindacale ancora più difficile, in ragione di differenze salariali e normative che prima non esistevano. Questo “spezzatino” ha espulso dal mondo del lavoro, precedentemente stabile e garantito, un numero enorme di lavoratori e lavoratrici, rendendo ancora più precarie le condizioni di lavoro e moltiplicando gli appalti, i subappalti e la somministrazione di lavoro. Pure in queste aziende di proprietà pubblica, ma di diritto privato, si rende più difficile l’esercizio delle agibilità sindacali, anche a fronte delle limitazioni del diritto di sciopero imposte dalla L. 146/90, che rendono faticosa e meno efficace la mobilitazione e lo sciopero.
La CUB Trasporti, comunque, ha più volte espresso, a maggioranza, la contrarietà alla firma dell’accordo, non per ragioni ideologiche ma perché l’intesa del 10.1.2014 consente la partecipazione alle RSU, a fronte di una serie di limitazioni reali all’azione sindacale nei luoghi di lavoro. Dopo aver preso atto della mancata approvazione di una legge sulla rappresentanza e dell’indirizzo della Magistratura in merito all’apertura di spazi di democrazia nei luoghi di lavoro, da più parti è stata evidenziata la necessità di avviare un più approfondito dibattito sulla opportunità o meno di firmare il cosiddetto Testo Unico sulla Rappresentanza, talvolta valutato, da alcuni, il male minore, in un contesto storico ove le libertà democratiche, e in particolare sindacali, vengono quotidianamente aggredite e ridotte. C’è da sottolineare che i veri responsabili della riduzione degli spazi di democrazia anche nei luoghi di lavoro, sono stati in particolare i governi della sedicente “sinistra”, che hanno fatto della loro subalternità ideologica e politica al potere economico e finanziario la fonte e la finalità del loro intervento. Dal canto loro, Cgil, Cisl e Uil, in forte crisi politica per le loro scelte filo-padronali hanno ampiamente sostenuto e favorito la sospensione delle libertà sindacali nei luoghi di lavoro, provando a garantirsi, finora, la titolarità della contrattazione e della rappresentanza formale, anche dove non è né richiesta, né voluta dai lavoratori coinvolti. In tale situazione e per quanto detto, il confronto sulla questione del Testo Unico sulla Rappresentanza è stato sollecitato e affrontato nel Congresso della Cub Trasporti, con l’obiettivo, se non altro, di produrre uno spazio di reale confronto, scevro da pregiudizi. È importante infatti che la CUB Trasporti, seppur è doveroso che non faccia scelte politiche suicide ma che continui a sostenere le proprie posizioni di sindacato conflittuale e di base, in grado di conquistare la propria legittimazione nella lotta e senza scorciatoie, non si precluda alcuno spazio di analisi e riflessione sulla questione della rappresentanza sindacale. Non serve certo una capitolazione della Cub Trasporti ma l’affermazione di una capacità di analisi e di giudizio, svincolata da qualsiasi schema precostituito di natura ideologica. D’altra parte, come è importante che nella Confederazione Unitaria di Base si affermi un autentico assetto federativo, in grado di vanificare qualsiasi spinta verticista ed egemonica da parte degli organismi centrali, la cui funzione dovrebbe essere prevalentemente esecutiva delle scelte collegiali e dal basso, è altrettanto vero che è centrale che la Cub Trasporti mantenga la sua natura, nel solco della sua storia e dell’interesse assoluto dei lavoratori che rappresenta e che vuole rappresentare nel futuro prossimo. Finora la Cub Trasporti ha ritenuto la discussione sull’accordo sulla rappresentanza anacronistica e superata, in quanto si è ritenuto che la chiusura degli spazi democratici aumenterà e si limiteranno ancor di più gli spazi di agibilità, anche per chi ha sottoscritto il cosiddetto Testo Unico sulla Rappresentanza, in quanto è chiaro l’intento dei padroni di confinare ed eliminare ogni forma di dissenso, anche solo potenziale. Esiste il rischio, quindi, che a breve il confronto sull’Accordo del 10.1.2014, sul suo contenuto, le sue ricadute e sui presunti spazi di agibilità che riserva ai sottoscrittori, si trasformi in un pure esercizio accademico. È quindi necessario, a parte tale questione, sviluppare i ragionamenti sulla necessità di rilanciare la Cub Trasporti, individuare gli ambiti di intervento, studiare le forme più opportune per allargare il consenso tra i lavoratori e, come abbiamo fatto in particolare nei primi anni dalla nascita della CUB, far aderire sempre più lavoratori ad una O.S. in grado di elaborare strategie vincenti e di classe.
È più urgente che mai sviluppare la capacità di interpretare la realtà per come essa si presenta e individuare le giuste modalità per consentire a strati sempre più vasti di lavoratori di riappropriarsi dei diritti che quotidianamente vengono loro scippati. È necessario valutare se e come individuare le opportune alleanze con i “soggetti più vicini”, nel tentativo di aggregare e unificare vertenze e lotte che esistono nel mondo del lavoro e nella società, talvolta con pratiche assolutamente condivisibili. Tutto ciò nella consapevolezza che i poveri, a differenza di ieri, non sono solo coloro che non hanno un lavoro ma anche strati vastissimi di lavoratori occupati che non riescono ad arrivare a fine mese: una realtà che ci impegna a intervenire e a sviluppare una capacità organizzativa in grado di sostenere e rilanciare lo scontro sul salario e sulla distribuzione delle ricchezze.
La CUB Trasporti ha le potenzialità per tentare di imporre un cambio di passo anche al confronto interno alla Cub, imponendo un modello che favorisca la condivisione, il dibattito, la crescita collettiva, uscendo dalle secche dello scontro sterile sul controllo dell’organizzazione e favorendo scelte collegiali, evitando che ognuno continui a dire e a fare tutto e il contrario di tutto, trascinando alla deriva quella che è, con tutti i limiti evidenziatisi, una speranza e un riferimento per masse crescenti di lavoratori. La CUB Trasporti è riuscita finora a mantenere una sua capacità dialettica e politica che ha risentito solo in parte delle tensioni vissute nella Confederazione Unitaria di Base. Le posizioni politiche tenute finora hanno permesso di esprimere una complessiva solidità pur mantenendo sempre aperta la discussione su tutto e con tutti. Ci siamo trovati in questi ultimi anni a fronteggiare privatizzazioni, smembramenti, licenziamenti e peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro che hanno portato migliaia di lavoratori in una situazione critica insostenibile. Mentre il settore ferroviario aveva già subito l’avvio della privatizzazione nei decenni passati, settori come gli autoferrotranvieri, il trasporto aereo, sia di volo che aeroportuali, la logistica, ecc. stanno subendo colpi come mai prima d’ora si era visto nel settore. Nello specifico, a essere colpiti e penalizzati sono ancora i settori più deboli della classe lavoratrice, che avrebbero bisogno di usufruire di trasporti gratuiti o a prezzo politico; questo implica una battaglia generale contro le strategie dei trasporti nel Paese, basate ancora sulla speculazione delle grandi opere come la TAV o come il chimerico (oltreché inutile e devastante) Ponte sullo Stretto e sull’abbandono del trasporto locale e per i ceti popolari (dalle ferrovie regionali per pendolari, ai trasporti urbani, ai collegamenti con le isole minori, allo smantellamento di infrastrutture giudicate poco redditizie, alle pessime condizioni delle reti nel Mezzogiorno e nelle isole, ecc.).
Una particolare attenzione va riservata alle implicazioni delle politiche dei trasporti con l’inquinamento ambientale e quindi con i cambiamenti climatici e la necessità di utilizzo di fonti energetiche alternative, rinnovabili, non inquinanti. In questi casi la CUB Trasporti deve ricercare percorsi di unità con i lavoratori, gli studenti e i pendolari in genere, con le forze più genuine presenti nei territori, con i movimenti ambientalisti e quelli che lottano contro le grandi opere inutili e nocive.

Un primo bilancio dell’Assemblea
Riconfermato nel ruolo di segretario nazionale della federazione, Antonio Amoroso ritiene le due giornate di confronto congressuale di Milano abbiano posto le basi per lavorare unitariamente e approfondire le questioni discusse in assemblea, tra cui la posizione della Cub in generale, e nello specifico della federazione dei Trasporti, vorranno assumere in relazione alle condizioni poste dall’Accordo del 2014 rispetto al tema della rappresentanza sindacale. “Il congresso del 10 e 11 febbraio – commenta – è stato ricco di spunti ed è stato utile per confrontarsi sulle reciproche posizioni rispetto ai temi in discussione e in termini di progettualità di intervento sindacale. Abbiamo infatti tutti concordato il comune impegno a rilanciare la lotta per gli incrementi salariali, visto anche il peggioramento generalizzato delle condizioni di vita a causa della forte inflazione; altro tema importante e condiviso è stato quello della sicurezza nei luoghi di lavoro, che richiede la necessità di battersi per un rilancio delle garanzie a tutela della salute dei lavoratori, lo stesso dicasi per quanto riguarda la dilagante precarizzazione del lavoro e per il rinnovo dei contratti scaduti, tra cui quello del settore handling aeroportuale.”

Dal punto di vista dell’Accordo del 2014 – aggiunge Amoroso – abbiamo ribadito che non lo firmeremo e che la posizione della Cub in merito non sarebbe cambiata con questo congresso. Si terrà invece una conferenza di organizzazione dedicata a questo tema specifico per poi andare alla consultazione dei lavoratori. Se una divergenza c’è stata – aggiunge – ha riguardato la questione dell’unificazione di alcune categorie, che la Cub Trasporti appoggerà, in particolare per il settore dell’industria e per i settori Sanità e Pubblico Impiego, previo l’accordo delle categorie interessate. Altro tema che ha fatto emergere posizioni distanti tra loro è stato quello dell’organizzazione di una categoria per il Sociale, rivolta al mondo del ‘non-lavoro’, in particolare guardando al Centro e Sud del Paese, territori maggiormente interessati dalle problematiche che riguardano disoccupati, percettori di reddito di cittadinanza o coloro vivono una condizione di prolungata precarietà, quindi non assimilabili alle categorie già presenti nella Cub”.

Leggi il documento congressuale

Leggi la mozione presentata da Antonio Amoroso

Leggi la mozione presentata da Renzo Canavesi

Leggi la mozione contro la guerra, approvata da Cub Trasporti

CUB © 2022. Tutti i diritti riservati.