Molto partecipato il corteo in cui questa mattina a Pavia hanno sfilato i lavoratori del magazzino della logistica di Broni, in alcuni casi accompagnati dalle loro famiglie, distribuendo ai cittadini un volantino in cui si spiegano le ragioni della mobilitazione, che negli ultimi due mesi ha già portato a più di un incontro con la committenza in Prefettura. Soluzioni certe al momento non si profilano e i 200 lavoratori a cui è stato dato il preavviso di licenziamento hanno deciso di portare la loro lotta per non perdere il posto anche fuori dal posto di lavoro, così da sensibilizzare coloro che vivono sul medesimo territorio e sollecitare ulteriormente le istituzioni a porsi come concreto mediatore in una vicenda che avrebbe ricadute non solo sindacali ma sociali, data la realtà di Broni dove 200 famiglie rappresentano un decimo dell’intera popolazione.
Si tratta in larga parte di lavoratori immigrati, che in alcuni casi ancora non padroneggiano bene la nostra lingua e che comunque vivono in realtà medio piccole dove è oltremodo difficoltoso riuscire a ricollocarsi in tempi brevi. Molti hanno svolto per anni il lavoro di facchinaggio richiesto nella logistica, che inevitabilmente non consente di poter essere svolto per tutta la vita a causa della sua natura usurante per cui molti, dopo lunghi periodi nel settore, devono ricorrere a operazioni chirurgiche o comunque subiscono problematiche di salute.
Il magazzino che Tigotà intende trasferire a Mantova, dove già sorge un sito per lo smistamento delle merci, è uno delle centinaia che negli ultimi 20-30 anni sono sorti come funghi in quest’area lombarda definita ‘depressa’ a livello economico. Spesso i proprietari delle aziende preferiscono spostare i poli della logistica in base alle convenienze vuoi per agevolazioni fonite dalle ricadute del PNRR o per garanzie e agevolazioni date dai Comuni dove i magazzini verrebbero ricollocati. Lo stesso non si può fare con i lavoratori, a cui viene proposto in cambio se va bene un incentivo per lasciare l’impiego o direttamente il licenziamento.
I lavoratori, e la Cub trasporti con loro, non ci stanno e chiedono garanzie e sostegno in un’ottica di ricollocazione lavorativa per tutti. “Noi respingiamo la logica che la committenza, qui come altrove, cerca di imporre – commenta Maurizio Fratus della Cub trasporti – per questo pensiamo di proseguire le nostre iniziative di lotta nel prossimo futuro se non si arriverà a una soluzione adeguata per tutti.”
Leggi la rassegna stampa