DOPO I REFERENDUM,TORNARE ALLA LOTTA SOCIALE
Se un grandeg sindacato con 5 milioni di iscritti lancia un Referendum, si penserebbe che sappia quello che fa. La secca sconfitta di ieri (9 giugno) dice a tutti che la CGIL (e in generale: la “triplice” con CISL e UIL) non ha più la credibilità e il diritto di pretendere il monopolio della guida e della rappresentanza del mondo del lavoro.
13 milioni di “si” non sono pochi ma l’errore di Landini & co. è chiaro: hanno invertito l’importanza tra lotta sociale e iniziative istituzionali. I referendum che negli anni passati sono stati vinti erano legati a forti movimenti popolari, che smuovevano le coscienze, invece la CGIL ha promosso il voto al posto della lotta.
Ancora ieri Ladini affermava: “noi non siamo in parlamento e per noi il referendum è l’unico strumento per poter cambiare qualcosa”, dimostrando di non tenere in nessun conto gli strumenti tradizionali della lotta dei lavoratori: vertenze e scioperi, condotti con serietà, impegno, volontà di resistere “un minuto più del padrone”.
La rivolta sociale, che Landini proclamava in novembre, si è liquefatta nei Referendum.
Adesso le cose saranno più facili per Meloni e padronato, più difficili per le lavoratrici e i lavoratori. Ma la sconfitta nei Referendum non giustificherebbe la firma di contratti inaccettabili proposti dal Governo, come quello della Sanità.
Abbiamo sostenuto, doverosamente, la necessità di andare a votare i 5 si perché vincere era meglio che perdere. Il fallimento della CGIL e della cosiddetta sinistra non deve scoraggiare la classe lavoratrice ma indicare che la strada è il sindacalismo dal basso, legato ai bisogni autentici di lavoratrici e lavoratori. Le statistiche e la vita reale dicono che troppe persone vivono nella povertà, a cominciare dalle donne, dalle famiglie monogenitoriali e dai giovani; dicono che 3 lavoratori al giorno muoiono per mancanza di sicurezza sul lavoro e dicono che la Sanità non funziona più.
Oggi serve un sindacalismo che abbia il coraggio e la capacità di lottare ogni giorno a partire dai temi del reddito e del salario.
Restano molte altre battaglie unitarie da fare insieme, a cominciare dallo sciopero del 20 giugno contro il genocidio di Gaza e contro le politiche di guerra e di riarmo, fatte con i soldi delle lavoratrici e dei lavoratori e con i tagli a sanità, servizi e welfare.
CUB Sanità Italiana – Confederazione Unitaria di Base
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