Vecchi e mal pagati: il destino dei lavoratori pubblici
La legge di bilancio 2025 cancella la possibilità per la Pubblica amministrazione di porre fine unilateralmente al rapporto di lavoro prima del raggiungimento dell’età necessaria per accedere alla pensione di vecchiaia
La manovra di Bilancio stablisce che l’uscita dal lavoro avvenga non prima dei 67 anni anche se hai già acquisito i requisiti contributivi per la pensione anticipata. E chi vorrà andare in pensione prima subirà penalizzazioni con coefficienti più bassi nel calcolo dell’assegno previdenziale e il differimento della prima rata del Tfs/Tfs a 24 mesi. E questo è sufficiente per scoraggiare l’uscita anticipata dal lavoro.
Nel 2025 il taglio del cuneo contributivo di 7 punti per le retribuzioni fino a 25mila euro lordi annui e di 6 punti fino a 35mila euro costeranno non poco allo Stato ma ben altri benefici per le nostre buste paga, senza tagliare risorse al welfare, deriverebbero da aumenti della busta paga in base al reale costo della vita e sarebbero incrementi stabili e duraturi. Il Governo prevede aumenti stipendiali del 6% quando la sola inflazione nei tre anni passati è stata di quasi il 18 per cento.
Pensiamo poi a una quattordicesima mensilità che manca alla Pubblica amministrazione, i benefici sarebbero senza dubbio maggiori di quelli della produttività sul fondo della quale gravano per altro tetti di spesa e istituti contrattuali destinati a pochi dipendenti.
La sanità e la previdenza pubblica vengono poi in sostanza indeboliti per favorire quelle integrative.
E per chiudere sulle pensioni, il Governo introduce la possibilità, su base volontaria di restare in servizio oltre i 67 anni di età previsti per il collocamento in quiescenza. Si parla di attività di tutoraggio non meglio definite fino ai 70 anni di età o per esigenze funzionali non diversamente assolvibili. La scelta di restare in servizio sarà poi assunta, bontà loro, dall’amministrazione d’appartenenza.
Conclusioni
Ci sembra evidente che non solo si va innalzando l’età di uscita dal mondo del lavoro scoraggiando la pensione anticipata con regole inique e, al contempo, poco o nulla si fa per contrastare il progressivo invecchiamento della forza lavoro che nella PA Italiana è la più anziana della UE.
E i rinnovi contrattuali proposti ci fanno perdere potere di acquisto fino a una parte normativa costruita ad arte per creare divisioni e disparità di trattamento in seno al personale.
Perfino in materia di formazione è ormai acclarata la riduzione della spesa, in questo quadro desolante i nostri salari vengono erosi e arriveremo alla pensione sempre più tardi.
Cub Pubblico impiego, Federazione Pisa