Nei vari Paesi europei ormai da settimane si susseguono le proteste dei cittadini contro l’aumento vertiginoso delle materie prime, dell’energia e dei prodotti di consumo. Un aumento generalizzato dovuto all’inflazione quasi a due cifre che condiziona il costo dei carburanti, del cibo e in generale dei prodotti di consumo. La guerra in Ucraina, le sanzioni alla Russia, in una parola l’economia di guerra sta provocando chiusure di fabbriche e aziende e a farne le spese sono soprattutto i ceti popolari, ridotti chi più chi meno ai limiti della sussistenza, ormai a rischio per molti. Le scelte dei vertici europei e dei governi nazionali non sono adeguate a salvaguardare il mondo del lavoro oltre a non proporre soluzioni praticabili per il cessate il fuoco in Ucraina, a cui continuano a essere destinati milioni e milioni di euro per l’acquisto di armi. L’Italia in particolare sta pagando un prezzo molto salato per le scelte del governo Draghi a cui, stando alle prime dichiarazioni rilasciate, sembra saranno replicate dal prossimo esecutivo a guida Meloni. Per non parlare dello spettro di una guerra nucleare che si aggiunge alle devastazioni provocate da uno sfruttamento indiscriminato del pianeta da parte delle multinazionali senza preoccuparsi della salvaguardia dell’ecosistema e della salute delle persone
I Sindacati di base e alternativi, una delle poche voci che si è levata a difesa dei ceti meno abbienti, si stanno organizzando e facendo rete a livello sovranazionale. Le problematiche sono infatti le medesime e una risposta unitaria e coordinata è la risposta che le iniziative che si sono susseguite nelle ultime settimane oppongono a politiche incuranti della reale condizione in cui si trovano milioni di salariati e pensionati.
Il 29 settembre in Francia i sindacati di base e conflittuali, in testa Solidaires, hanno organizzato manifestazioni e cortei in numerose città, con cui la Cub ha solidarizzato con presidi davanti al consolato francese di Milano e di Napoli, così come è stato fatto, sempre a Napoli, il 13 ottobre scorso per esprimere il sostegno alla manifestazione della CGT del 15 ottobre a Madrid in difesa del potere d’acquisto, dei salari e delle pensioni.
Anche Bruxelles, il 30 settembre e il 1 ottobre, è stata teatro di una manifestazione sovranazionale a cui hanno dato vita i sindacati di base europei per riportare l’attenzione sulla sorte di milioni di esseri umani migranti che continuano a morire tentando di raggiungere i nostri Paesi per sfuggire a guerre e miseria, salvo poi ritrovarsi sfruttati e spinti ai margini della società senza alcuna tutela.
I prossimi appuntamenti
Sabato 15 ottobre a Milano si è tenuta l’assemblea nazionale dei sindacati alternativi e conflittuali a cui hanno partecipato anche i rappresentanti di altri movimenti di lavoratori e studenti, insieme per discutere dello sciopero generale di venerdì 2 dicembre e della manifestazione a Roma contro la guerra e l’economia di guerra e degli appuntamenti che lo precederanno: sabato 22 ottobre a Bologna e sabato 5 novembre a Roma. A Bologna saranno in piazza i lavoratori di GKN che, come migliaia di altri operai in Italia, subiscono da anni le conseguenze di delocalizzazioni e carenza di misure a tutela del loro lavoro e della loro sicurezza e incolumità (in media ogni giorno sono tre i morti sul lavoro nel nostro Paese) mentre a Roma, sabato 5, la manifestazione NON PER NOI MA PER TUTTE E TUTTI è un appello a tutte le realtà sociali e sindacali, al volontariato laico e cattolico per condividere la necessità, l’urgenza e la voglia di costruire una mobilitazione nazionale che sia plurale, partecipata, democratica e conflittuale per rimettere al centro del Paese la voce dei Diritti, contro le disuguaglianze e l’esclusione, per la giustizia sociale e ambientale (Vai alla pagina 5 novembre in piazza – in fondo al documento l’elenco delle adesioni, in aggiornamento).
Come emerso dall’assemblea milanese del 15 ottobre, è prioritario che si implementi l’unitarietà tra le numerose sigle dei sindacati di base e alternativi, coinvolgendo movimenti e associazioni che condividono le medesime battaglie: lotta contro il caro-bollette e contro l’economia di guerra, di cui sono i lavoratori a pagare in primis; tassazione degli extraprofitti delle multinazionali, in particolare in questo momento di quelle del settore energetico che, complici le speculazioni finanziarie, stanno accumulando guadagni fantasmagorici; tassazione dei grandi capitali, oltre il milione di euro; fuori l’Italia dalla Nato e fuori la Nato dall’Italia, che continua a essere una sorta di colonia dell’impero a stelle e strisce; interrompere l’incremento crescente del finanziamento delle spese militari e tutelare il mondo del lavoro anche attraverso la garanzia di una soglia minima salariale e del reddito di cittadinanza.
“Parigi, 140mila persone in piazza con Mélenchon contro il caro-vita e l’emergenza climatica: c’è anche la Nobel Ernaux. Scontri con la polizia” (Il Fatto Quotidiano, 16 ottobre 2022): https://bit.ly/3VB0EFl
“Aiuti contro il caro bollette, ecco quanto hanno speso Italia e Germania” (Il Sole 24 Ore, 1 ottobre 2022): https://bit.ly/3ewczUg
“Crisi benzina, in Francia la protesta entra nella sua terza settimana” (Euronews, 11 ottobre 2022): https://bit.ly/3TsQXqA
“Londra, la protesta dei sindacati contro il caro-vita” (Euronews, 18 giugno 2022): https://bit.ly/3S7TGV2
Germania: protesta contro i prezzi dell’elettricità e le consegne di armi all’Ucraina (video): https://bit.ly/3Vy98Nb