Nella percezione comune lo stato di guerra viene ricondotto al fatto che formalmente si sia in guerra, che l’esercito sia schierato al fronte e che combatta. In realtà la guerra è fatto più complesso e pervasivo per quanto riguarda la nostra vita e le nostre condizioni materiali
Basti pensare, a questo proposito, al rilevantissimo numero di “operazioni di pace” in cui il “nostro” esercito è impegnato in molti Paesi, alla crescita della spesa militare, alla propaganda nazionalista e militarista che ci viene pesantemente imposta, all’invio di armi in Ucraina. D’altro canto non va sottovalutato l’intreccio fra guerra esterna e guerra interna, la riduzione delle libertà politiche e sindacali, l’utilizzo dell’esercito direttamente in funzione di ordine pubblico. Questa deriva, e la cosa è – dal punto di vista di chi la impone – “inevitabile”, non risparmia la scuola: l’indottrinamento militarista e nazionalista delle giovani generazioni le è assolutamente funzionale, e proprio per questa ragione va combattuto con determinazione.
Insegnante pacifista sotto processo
Basta, a questo proposito, considerare quanto avviene in questi giorni a Messina: il collega Antonio Mazzeo, un insegnante pacifista, avendo preso posizione sulle polemiche che hanno seguito il fatto che il 21 ottobre 2020 davanti all’ingresso della scuola primaria di Paradiso di Messina i bambini e i loro genitori si siano trovati di fronte due militari della Brigata Meccanizzata “Aosta”, in uniforme da combattimento, armi alle cintole e manganelli in mano; i due militari erano stati inviati a scuola (ancora oggi non si sa esattamente da chi) per impedire “pericolosi” assembramenti ma la loro presenza ha generato scene di terrore e pianti tra le bambine e i bambini; i genitori hanno protestato vivamente; sono stati informati gli organi di stampa cittadini che prontamente hanno rilanciato con evidenza quanto accaduto nell’istituto comprensivo; adesso Antonio Mazzeo è sotto processo per calunnia per aver criticato pubblicamente la scelta della dirigente della scuola. La dirigente infatti sosteneva la correttezza di quest’iniziativa, d’altro canto è prassi diffusa quella di portare classi, a partire dalla primaria, in visita alle caserme e cerimonie militari che inneggiano ai combattenti delle guerre che hanno coinvolto l’Italia.
La Cub Scuola Università e Ricerca sostiene convintamente le attuali mobilitazioni degli insegnanti e di tutti i lavoratori e le lavoratrici della scuola, degli studenti, dei genitori, perché la scuola si schieri per la pace e il diritto di critica alla propaganda dominante, nella consapevolezza che gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori, la difesa del salario e del welfare, sempre più pesantemente attaccati, passino anche per l’opposizione alle spese militari e alla guerra.
Per la CUB Scuola Università Ricerca, Il Coordinatore Nazionale