Secondo i dati dell’Ocse, negli ultimi trent’anni, l’Italia è l’unico Paese europeo in cui i salari annuali medi sono addirittura diminuiti. Per l’esattezza del 2,9%. E anche sul fronte del lavoro precario le cose non vanno meglio
Enzo Perfetti, dipendente Inps e delegato Cub pubblico impiego, fornisce alcuni dati riguardo gli ultimi tre anni: “Per sfatare un po’ il luogo comune che quelli del pubblico impiego ignorano le problematiche dei lavoratori degli altri settori, posso dire che l’Inps si è occupata recentemente, come fa ogni anno, di pubblicare alcuni dati proprio in merito al precariato. Prendendo in considerazione il 2019 e il 2022 – tralasciando, quindi, gli anni legati al Covid-19 – e confrontando i contratti e assunzioni a tempo indeterminato con tutte le altre tipologie di contratto, si può notare che, nel primo trimestre 2019, si contavano 416.754 contratti a tempo indeterminato, a fronte delle altre tipologie di contratti che ammontavano a 1.352.304. Nello stesso periodo del 2022, abbiamo 408.663 indeterminati e, per tutte le altre tipologie, il dato è 1.490.280. Facile, quindi, notare l’incremento del precariato. Non siamo più una Repubblica fondata sul lavoro, ma sul lavoro precario! A questo punto come si fa a parlare di recupero salariale quando non vi è continuità lavorativa? E se nel pubblico impiego non riscontriamo lo stesso problema, è però il Paese nel suo complesso che vive di precariato e non solo, per intenderci, chi lavori nella logistica, bensì tutti coloro che sono assoggettati alla miriade di contratti che i Governi precedenti sono stati in grado di produrre. Rispetto, poi, ai salari, ciò che sta succedendo nel pubblico impiego è, purtroppo, estendibile a tutte le altre categorie.”
Dati dell’Osservatorio sul Precariato – Dati sui nuovi rapporti di lavoro: REPORT MENSILE, GENNAIO – SETTEMBRE 2022