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Scuola: le prime mosse del Governo

AMICI NOSTRI OVVERO IL CONTRATTO DELLA SVOLTA

Solo a chi non abbia visto il film ‘Amici miei’ può essere sfuggita la fonte di ispirazione del neoministro Valditara quando recentemente ha parlato dell’incremento più consistente degli ultimi contratti, di rivalorizzazione e restituzione di autorevolezza alla figura del docente, di un chiaro segnale politico di svolta rispetto al passato

Per non lasciare al ministro il monopolio della ‘supercazzola’ in salsa contrattuale, i segretari dei sindacati firmatari hanno ingaggiato una tenzone di fantasmagorie verbali:
– è positivo che tutti coloro che lavorano nel comparto ricevano un sostanzioso acconto sulla parte economica (Rino Di Meglio, della GILDA-UNAMS);
– l’attuale congiuntura economica fa sì che quest’accordo vada incontro alle immediate esigenze dei lavoratori interessati (Elvira Serafini, dello SNALS CONFALS);
– infine, la segretaria della Cisl Scuola, Ivana Barbacci, che ha parlato di un’intesa che rappresenta un passo importante nella direzione giusta… un buon lavoro, nell’interesse del personale della scuola e della scuola stessa, a cui, provvisoriamente, si è tentati di assegnare il primato della gara.

Guardiamo ai numeri
Le cifre della svolta di questo contratto si possono così riassumere: un incremento salariale del 4,2 per cento per il triennio 2019-2021, cioè di circa 1,4 per cento su base annua, che si traduce, dopo tre anni, in 50 euro in più sul salario netto medio del personale ATA e 60 su quello dei docenti. In cosa consista la svolta non è di immediata definizione, visto che le cifre di cui sopra lo fanno simile a tutti quelli stipulati negli ultimi decenni, né si può immaginare che ci permetterà di scalare qualche posto nella, per noi imbarazzante, classifica delle retribuzioni OCSE. Ma non lasciamoci ingannare dalle apparenze: la svolta c’è ed è consistente. I ritocchi salariali concordati da almeno trent’anni a questa parte hanno debolmente contrastato tassi di inflazione piuttosto contenuti, permettendo ai nostri salari di perdere più del 7 per cento di potere d’acquisto nel decennio 2007-2017. A differenza dei colleghi europei, ci siamo certo impoveriti, ma con garbo. Ma ora la musica cambia: con un’inflazione che dall’anno scorso ha segnato un’irresistibile progressione e oggi svetta allegramente oltre il 12 per cento, i nostri incrementi salariali nominali corrispondono a un tracollo economico reale di portata epocale. Se è questo che ministro e sindacati firmatari hanno inteso con le loro entusiastiche dichiarazioni, hanno dato prova di uno spiccato senso dell’umorismo, degno forse della migliore stagione della commedia all’italiana. Peccato però che per i lavoratori della scuola questo si traduca in una beffa a condimento, ancora una volta e peggio che mai, dell’ennesimo avvilente contratto a perdere. 

ANCHE PER QUESTO ADERIAMO ALLO SCIOPERO GENERALE DI VENERDÌ 2 DICEMBRE, MANIFESTAZIONE A TORINO, PIAZZA CARLO FELICE, ORE 10,30

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