“Ieri, il 17 ottobre, è stata restituita alla Scala e al pubblico la Palazzina di via Verdi a Milano, dopo più di vent’anni. Inizialmente una struttura in acciaio rivestita di amianto, come le Torri gemelle. Unica proprietà della fondazione di diritto privato Teatro alla Scala mentre il Piermarini è di proprietà del Comune. La Palazzina venne acquistata dalla banca istituto San Paolo a fine anni ’80 e a lungo fu sede degli uffici amministrativi e della Scuola di ballo. Ben presto però ci si accorse che affiorava amianto da tutte le parti, era infatti una struttura in acciaio rivestita di asbesto. Dalla trasferta agli Arcimboldi in poi, la Palazzina rimase chiusa e abbandonata a sè stessa, tranne per una notte del 2006 quando venne visto transitare un camion che raccolse dalla Palazzina decine di contenitori di rifiuti con la scritta ” A” di amianto. Nel frattempo gli uffici della Scala si spostarono in un palazzo in affitto in via Torino, a 400 mila euro l’anno di canone, mentre la Scuola di ballo venne affidata all’accademia di via S. Marta. Attorno al 2010, nonostante i piani alti fossero inagibili, divenne uno showroom con uso dei locali a piano terra e primo piano oltre al garage auto al piano meno uno.
Il sindacato Cub e il consigliere Basilio Rizzo denunciarono a mezzo stampa e all’allora sindaco e presidente della fondazione Pisapia che si trattava non di affitto ma di comodato d’uso gratuito con utilizzo del garage per diverse auto e come foresteria da parte dei facchini lì impiegati, in locali ammalorati da amianto. Poco dopo lo showroom sgomberò in breve tempo e dal cda venne presa la decisione di abbattere la vecchia Palazzina e ricostruirne una nuova, mettendo a bilancio 20 milioni euro.
Il progetto rimase quello dell’architetto svizzero Botta, che cambiò cinque volte dopo i ricorsi da parte dei vicini residenti. La perla del progetto avrebbe dovuto essere la sala orchestra prevista al piano – 4, un’opera che, attraverso speciali deroghe da parte dell’Ats (Azienda territoriale sanitaria), prevedeva un impianto di condizionamento e ricambio d’aria all’avanguardia per ospitare più di cento musicisti a lavorare sotto terra. Oggi (martedì 17 ottobre) al taglio del nastro non vi è nulla se non un’enorme voragine sotterranea. Nemmeno dei costi sostenuti si conosce molto, eppure in quei venti milioni era prevista anche la sala orchestra.”
Collettivo Emiliano Zapata – Cub Informazione e Spettacolo, Milano