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TIM e rete unica: l’ unica soluzione è l’intervento pubblico diretto!

Il 29 novembre scorso il Governo – con una nota a firma del Ministro Urso e del sottosegretario Butti – prevede la partenza di un “tavolo di lavoro” sulla cosiddetta “rete unica” delle telecomunicazioni entro il 31 dicembre. Nella nota si affermano – tra l’altro – le “priorità di valorizzare le risorse umane di TIM e dar attuazione ad una efficiente e capillare Rete Nazionale a controllo pubblico”; ed – ancora – che l’obiettivo del tavolo sarebbe quello di trovare soluzioni “per massimizzare gli interessi del Paese, delle società coinvolte e dei loro azionisti e Stakeholder, tenendo altresì conto delle normative esistenti a livello nazionale ed europeo e dei necessari equilibri economici, finanziari ed occupazionali.


La scelta di privatizzare la Telecom – operata a metà degli anni novanta – ha dimostrato tutta la sua scelleratezza, a causa della assoluta inadeguatezza del “privato”, che ha fatto solo i propri interessi a scapito dell’azienda e del servizio pubblico; da anni si cerca di porvi rimedio ipotizzando una sorta di intervento pubblico, attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, che – di fatto – pubblica lo è poco, trattandosi in buona sostanza di un istituto bancario, il cui presidente è designato dalle fondazioni bancarie.


Anche oggi è d’attualità un ruolo centrale di CDP, ma basta vedere il nulla assoluto che ha prodotto – senza
alcuna iniziativa – l’essere da alcuni anni il secondo azionista di TIM con poco meno del 10%; Se si guarda a quanto sono costati allo stato gli ammortizzatori sociali, il taglio dei posti di lavoro e i corsi di formazione fasulli, ci se rende conto che al posto della concessione di ammortizzatori sociali “a perdere” valeva la pena entrare direttamente con maggiori risorse nel controllo di Telecom-TIM ma a buon fine, ovvero il rilancio dell’azienda, risorse che sarebbero state restituite con il tempo, al contrario di questi ammortizzatori che sembrano essere solo cure palliative; dopo un periodo di circa 10 anni di uscite attraverso la mobilità volontaria, siamo infatti arrivati a 13 anni di ammortizzatori sociali, dal 2009 con i Contratti di Solidarietà fino agli attuali Contratti d’Espansione, di cui siamo già alla terza applicazione.


Senza contare i numerosi corsi di formazione che, in teoria dovevano servire a riqualificare il personale, ma nella pratica non hanno raggiunto questo obiettivo stante i contenuti generalisti e inutili degli stessi rispetto alle attività quotidiane; come possono ben testimoniare i lavoratori, corsi che anch’essi si ripetono da molti anni, manifestandosi – di fatto – in un ulteriore strumento per succhiare soldi pubblici.


Perciò la soluzione ottimale per l’interesse del paese e per l’occupazione è l’intervento diretto pubblico, come sostiene da tempo il sindacato di base, un intervento che dovrebbe riguardare non solo TIM, ma tutto il settore che eroga un servizio fondamentale come le TLC.

Ricordiamo che nella stragrande maggioranza dei paesi nelle TLC è stato mantenuto una forma di controllo pubblico, e con risultati nettamente migliori.

Di seguito, la nota del Governo:

RETE UNICA, TAVOLO DI LAVORO ENTRO IL 31 DICEMBRE 2022

29 Novembre 2022, nota del Ministro Urso e del Sottosegretario Butti
Il Governo ha svolto in queste settimane ampi e doverosi approfondimenti ed interlocuzioni con i principali soggetti
coinvolti nello strategico dossier sulla “Rete Unica” culminati nell’incontro svolto ieri a Palazzo Chigi con le
organizzazioni sindacali.
Tenendo conto delle priorità di valorizzare le risorse umane di TIM e dar attuazione ad una efficiente e capillare Rete
Nazionale a controllo pubblico, il Governo intende promuovere un tavolo di lavoro che entro il 31 dicembre possa
contribuire alla definizione delle migliori soluzioni di mercato percorribili per massimizzare gli interessi del Paese,
delle società coinvolte e dei loro azionisti e Stakeholder, tenendo altresì conto delle normative esistenti a livello nazionale ed europeo e dei necessari equilibri economici, finanziari ed occupazionali
.


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