Ieri, lunedì 1 maggio, il sindacalismo di base si è dato appuntamento in diverse piazze con presidi e cortei che hanno sfilato per le vie delle nostre città, per ricordare e rivendicare il valore di una giornata che è dei lavoratori e per i lavoratori
Per riaffermare il diritto a condizioni di lavoro adeguate e non sempre più precarie, per chiedere salari che siano tali da consentire una vita dignitosa per i lavoratori e le loro famiglie, per proporre un modello sociale alternativo in cui non accada che i lavoratori debbano sottostare a imposizioni pena il rischio di venire licenziati o trasferiti o messi in condizioni disagevoli. In Italia non è pensabile che si venga condizionati a lavorare in una giornata come quella del 1 maggio, che in città sviluppate e che si vantano di essere ‘accoglienti’ si dia per scontato che i negozi, i centri commerciali e i servizi non essenziali restino aperti il 1 maggio.
La Confederazione Unitaria di Base e le altre sigle del sindacalismo conflittuale si battono perché lo stato di cose cambi, nonostante le proposte e le ricette del governo e l’assenza di reale lotta e contrapposizione da parte dei sindacati confederali che da tempo non operano per un reale cambiamento e restano inerti rispetto allo smantellamento dei diritti del mondo del lavoro.
Primo Maggio di lotta nella DMO a Torino
Cub sanità è ancora qui a fianco dei lavoratori che affrontano emergenze continue – Intervento di Enrica Gabelli, Cub Sanità Milano, al corteo del 1 maggio
Dopo l’ennesima aggressione con esito mortale avvenuta ai danni di una psichiatra ecco che si riaccende il faro sulla sicurezza delle lavoratrici e lavoratori nel campo sanitario e assistenziale.
Da anni assistiamo a forti tagli praticati dai governi nel settore, le autonomie differenziate stanno apportando i colpi finali a quello che rimane del servizio sanitario nazionale, i risultati non possono essere che quelli che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno.
Pazienti che non ricevono adeguate cure e operatori che non lavorano in sicurezza, pronto soccorsi al collasso, ospedali e presidi territoriali sguarniti di personale e di strumenti per affrontare i bisogni dei cittadini, le case di comunità sono palazzi vuoti, interi quartieri non presidiati, altro che assistenza di prossimità.
Le risorse messe in campo dal PNRR per il Servizio Sanitario Nazionale sono rivolte alla tecnologia e alla telemedicina, come se le risposte ai bisogni della collettività potessero prescindere da cure erogate attraverso rapporti interpersonali di medici, infermieri, operatori, educatori, fisioterapisti, terapisti della riabilitazione psichiatrica, terapisti occupazionali!
Il governo non può rispondere alle richieste sanitarie e assistenziali della popolazione più fragile alle loro famiglie e ai lavoratori del settore paventando rigurgiti ante legge Basaglia, riforma di civiltà basata su evidenze scientifiche e che ha consentito di abbattere i muri dietro i quali venivano segregate persone affette da patologie psichiche.
Tornare indietro equivarrebbe alla totale mortificazione di tali conquiste, basate su un sistema che prevede interventi di cura psicoterapica e lavoro di comunità.
Il settore sanitario e socioassistenziale è colmo di operatori esposti a ogni tipo di rischio sia dal punto di vista fisico che psicologico. Ogni giorno negli ospedali, nelle residenze psichiatriche e anche sanitarie per anziani e per disabili, il tema della salute e sicurezza è più che mai attuale, vediamo aumentare esponenzialmente le malattie professionali, gli infortuni, la carenza di ausili e l’inesorabile innalzamento dell’età pensionabile.
Chiediamo che la legge 180 del 1978 venga applicata e rispettata aumentando i presidi sul territorio e aumentando la presenza di personale formato. Chiediamo più risorse per il settore sanitario e socio-assistenziale, più personale e un contratto unico del settore.
Fuori il privato dalla sanità, la sicurezza e la salute non sono una merce!
“Fateci lavorare”, editoriale in “Domani“, 30 aprile 2023
“Viaggio nella Repubblica fondata sul lavoro che non c’è”, “Domani“, 1 maggio 2023_leggi l’intervista alla lavoratrice Alitalia, pag.1–pag.2