Sono decenni che man mano, un pezzo alla volta, assistiamo allo smantellamento di quello che era uno dei Servizi sanitari Nazionali migliori al mondo. Figlio delle conquiste per i diritti dei cittadini negli anni sessanta e settanta, il SSN vide la luce grazie a una Legge appositamente promulgata, la monumentale Legge 833/23 dicembre ’78, che porta la firma di Tina Anselmi (prima donna ministra della sanità) che assorbì i debiti delle diverse mutue fino ad allora presenti e istituì un sistema di cure universale e illimitato
Il SSN per come lo abbiamo conosciuto finora però non funziona più, soprattutto a causa di continui tagli – in primis al personale e nelle strutture – investimenti sbagliati, favoritismi di sorta che hanno premiato la fedeltà politica più che il merito e, il colpo di grazia, l’entrata sempre più massiccia del privato nel sistema dell’erogazione di cure e servizi sanitari. Fu Rosy Bindi, altra donna ministra della sanità, che per prima negli anni ’90 aprì ai privati il fiorente, e mai in crisi, ‘mercato della sanità’, appunto impostando il sistema di cure a mò di azienda, a partire dalla nascita del sitema intra moenia con cui i professionisti della salute poterono cominciare a visitare a pagamento entro le mura delle strutture ospedaliere pubbliche. Per non parlare del sempre maggior numero di ricoveri e prestazioni erogati presso strutture private convenzionate con lo Stato, cioè le nostre tasse, a cui viene rimborsato fino all’ultimo centesimo tralasciando però di ricevere in cambio un adeguato numero di posti per i cittadini che vogliono usufruire delle medesime prestazioni tramite la mutua.
Le Regioni, a cui è delegata la gestione sanitaria territoriale, portano avanti questo modello aziendalista – non a caso si parla ormai di ASL, Aziende Sanitarie Locali, e non più di USL, Unità Sanitarie Locali – e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ultimo in ordine di tempo lo scandalo Multimedica, su cui è in corso un’indagine, dove gli impiegati sarebbero stati incentivati economicamente se capaci di far prenotare ai cittadini con il servizio a pagamento anziché con la mutua.
Per questo Cub sanità porta avanti una battaglia per denunciare quanto avviene e chiedere migliori condizioni di accesso agli ospedali e alle case di cura, per tutti e non solo se con la possibilità di pagare, migliori condizioni di lavoro per gli operatori – medici, infermieri, fisioterapisti, psicologi, tecnici, amministrativi – che sono sottoposti a turni massacranti e a cui vengono ormai affiancati colleghi non assunti ma presi a prestito o in affitto con la pratica dell’esternalizzazione dei servizi. Il tutto abbassando sempre più il livello delle cure e allungando i tempi di attesa, cosa che provoca reazioni a volte violente da parte dei pazienti e dei loro famigliari, magari parcheggiati per ore e ore o anche giorni nelle corsie del pronto soccorso o su barelle improvvisate prima di essere visitati e ricevere una diagnosi.
Tre giorni di presidio a Careggi (Firenze)
Il 27, 28, 29 aprile scorsi Cub sanità Firenze insieme a altre sigle sindacali ha quindi riunito lavoratori e delegati sindacali in tre giorni di presidio davanti al policlinico fiorentino di Careggi, organizzando volantinaggi, conferenze stampa, flash-mob, assemblee, tavoli informativi per la cittadinanza, il tutto per confrontarsi tra lavoratori e soprattutto raccontare cosa accade alla sanità in Italia, per sensibilizzare le persone che spesso non immaginano le condizioni di lavoro degli operatori sanitari e non si spiegano l’allungarsi delle liste d’attesa e le vere ragioni alla base della ‘demolizione controllata del SSN’, pagato da tutti noi.