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Che fine ha fatto Abdullah Ocalan?

Questa mattina davanti alla sede del Comune di Milano si è tenuta una conferenza stampa per far sentire la solidarietà della città al popolo curdo, il cui leader Abdullah Ocalan è rinchiuso in un carcere di massima sicurezza da 24 anni e di cui da 29 mesi né i suoi famigliari né i suoi avvocati hanno notizie.
A Milano come in altre 15 città in Italia e 74 (l’età di Ocalan) in Europa si moltiplicano le manifestazioni per sensibilizzare le istituzioni rispetto a quanto avviene ai danni dei curdi e in particolare per chiedere di conoscere le reali condizioni in cui si trova Ocalan, se sia vivo o morto o malato

Erano presenti e hanno preso la parola Anna Camposampiero di Rifondazione comunista che ha ribadito la solidarietà anche politica ai curdi e al PKK, partito che in Turchia è inserito nella lista delle organizzazioni di stampo terroristico. Poi l’intervento di Onorio Rosati, consigliere regionale Verdi Sinistra, che ha ricordato come i curdi, tra cui molte donne, abbiano combattuto a fianco di europei e statunitensi contro l’Isis per liberare il territorio di Kobane ma, una volta terminato il compito, sono stati lasciati al loro destino in cambio dell’appoggio di Erdogan nel contrasto all’immigrazione attraverso la rotta balcanica. Il leader turco, è chiaro a chiunque, non ha alcun interesse a trovare un accordo di pace con il popolo curdo che così resta in balia di uno stato di guerriglia permanente. Verdi Sinistra ha già presentato una mozione al Ministero degli Esteri per richiedere con urgenza che il nostro Paese si muova rispetto al fare luce sulle condizioni di Ocalan ma al momento nulla si è mosso, così come nessuna risposta è giunta da una successiva interrogazione parlamentare in tal senso. Rosati e il suo gruppo in Regione Lombardia chiederanno quindi ancora una volta che le istituzioni italiane battano un colpo, tanto più che il leader curdo avrebbe diritto di asilo nel nostro Paese.
Solidarietà anche dalla Cgil, era presente in piazza il segretario lombardo Alessandro Pagano che ha ricordato la responsabilità di portare all’attenzione dell’opinione pubblica quanto realmente avvenga, da decenni, in Turchia a danno dei curdi e quali siano le loro rivendicazioni di popolo a cui è negato il diritto all’autonomia e a una giusta rappresentanza politica e territoriale. Altrettanto è opportuno non scordare l’importanza del modello di società proposto da Ocalan, un modello di convivenza di popoli dentro gli Stati, una visione internazionalista disarmata e democratica della convivenza, che molto aiuterebbe anche e soprattutto per appianare il conflitto in medio oriente che oggi più che mai ha ripreso con forza.


Anche Walter Montagnoli, della segreteria nazionale Cub, ha ricordato l’importanza di raccontare quella che è la reale situazione del popolo curdo, troppo spesso misconosciuta, così come il perdurare della guerra e dei conflitti regionali in troppi Stati e Nazioni di cui ci viene riproposta una visione solo parziale. Per questo non bisogna smettere di raccontare e testimoniare con altre voci e altri linguaggi rispetto a quelli correnti e diffusi a beneficio di una sola delle parti in causa. Esemplificativo, ha fatto notare, il fatto che sulla facciata del Comune di Milano fossero state esposte la bandiera della pace e quella dello Stato di Israele senza aggiungere quella palestinese, come se una pace giusta si potesse ottenere senza far dialogare entrambi i contendenti.

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