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Edili: a che età la pensione? Le proposte della CUB

Antonio Amoroso per la CUB – Video durata 10 min.

XI Commissione (Lavoro pubblico e privato) della Camera dei Deputati
Roma, Piazza del Parlamento 2  com_lavoro@camera.it

Note della Confederazione Unitaria di Base esposte da Antonio Amoroso della segreteria nazionale
Premetto che è da considerare positivo ogni intervento volto a tutelare e allargare i diritti dei lavoratori che da quarant’anni vengono invece continuamente messi in discussione in nome dei cosiddetti interessi superiori del mercato.
Nel caso specifico proporre di migliorare le condizioni di accesso alla pensione anticipata della vasta platea dei lavoratori edili è socialmente importante. Il lavoro in edilizia è di per sè usurante e aver elevato l’età lavorativa agli attuali valori ha aumentato ancor più il rischio di infortuni, di malattie professionali e anche di morte.
L’impegno fisico del lavoro manuale ovunque esso venga svolto è spesso gravoso e richiede buone condizioni di salute per essere svolto.
Le condizioni in cui la prestazione edile viene svolta e la stessa organizzazione della prestazione suddivisa e frantumata aumentano l’esposizione a rischi e nel settore anche la tecnologia alleggerisce poco il lavoro; tutto resta ancora nell’ambito della fatica umana e delle braccia.
Pur giudicando socialmente positiva l’attenzione ai lavoratori edili, non possiamo esimerci dall’esprimere le nostre perplessità sulla settorialità dell’intervento e sulla mancanza di una valutazione più organica sull’intera questione delle pensioni.
Ciò che si propone, cerca di risolvere alcuni problemi veri dentro una cornice generale che non si vuol mettere in discussione.
Per essere onesti e franchi non si mettono in discussione le nefandezze della legge Fornero ma si propone di introdurre piccole migliorie a quelle che appaiono più evidenti e inaccettabili.
E’ la logica introdotta con la normativa dei lavori usuranti, di quelli gravosi, di quota cento, dell’Ape ed altre amenità.
Si conserva la legge Fornero e si interviene in misura simbolica sull’impianto col quale è stata aumentata l’età di accesso alla pensione, cambiato il sistema di calcolo per ridurre il loro valore e lanciata la pensione sostitutiva con lo scippo del tfr dei lavoratori.
E’ inaccettabile che i lavoratori edili restino sui ponteggi o a schiena curva fino a 67 anni o a 70 fra pochi anni; la loro situazione ci indica che serve un grande progetto di riforma e non piccoli interventi di manutenzione.

Non servono piccole manutenzioni ma una riforma  strutturale del sistema pensionistico
La Cub ritiene che l’intero capitolo delle pensioni debba essere ridiscusso a partire dalla sua natura pubblica e universale, il legame con il livello di occupazione, l’età alla quale andare in pensione, il finanziamento, il sistema di calcolo e le necessarie poche deroghe.
Cub rivendica la pensione a 60 anni di età o 35 di contributi e calcolo retributivo.
Riportare l’età di pensionamento a 60 anni o con 35 anni di contributi è un fatto di civiltà che tutelerebbe la salute dei lavoratori e allargherebbe il ricambio occupazionale.
E’ inaccettabile che a fronte di prestazioni sempre più pesanti in termini di ritmi e carichi di lavoro, per i quali gli anziani non dispongono più di condizioni fisiche per lavorare, sia stata aumentata anche l’età lavorativa!
E’ inaccettabile che si mantengano al lavoro anziani e si tengano disoccupati i giovani! Per giunta si parla di una età lavorativa mobile legata alle cosiddette aspettative di vita che possono solo aumentare e mai diminuire.
La situazione pensionistica è grave. Già oggi la gran massa di pensionati ha pensioni insufficienti e i giovani che oggi faticano a entrare nel mondo del lavoro, i tanti non più giovani ancora costretti a lavori precari e a bassi salari, avranno una copertura pensionistica certamente inadeguata e bassa. Poveri da giovani e ancor più poveri da anziani.
Cub ritiene che ci siano le condizioni per essere più audaci: Il famigerato passivo INPS usato per stravolgere il sistema pensionistico non esiste e il presunto livello elevatissimo della spesa pensionistica rispetto alla media europea è un falso.
Da molti anni l’Inps è in attivo perché una parte consistente delle uscite dell’ente previdenziale è spesa assistenziale non legata in alcun modo alle entrate contributive. Sono prestazioni sacrosante da porre però a carico della fiscalità generale e non coperte con le entrate contributive dei lavoratori.
Inoltre una parte del denaro computato in uscita come pensione, ai pensionati neanche arriva perché ritorna immediatamente allo Stato sotto forma di Irpef trattenuta mensilmente.

Se non c’è emergenza conti, le riforme previdenziali, che hanno aumentato l’età e ridotto gli importi, avevano l’obbiettivo di rendere marginale la pensione pubblica per sostituirla con un sistema privato individuale gestito da banche, assicurazioni e fondi di investimento.
Un vero processo di privatizzazione delle pensioni coerente ad una gestione privatistica di un bisogno del lavoratore.
Cub è consapevole e lotta per contrastare l’attuale sistema pensionistico perché non utile ai lavoratori e al paese; le pensioni debbono restare nella gestione pubblica e con forma collettiva; esse si difendono e si migliorano dentro un progetto di rilancio dell’occupazione stabile e di miglioramento delle retribuzioni che contrasti la svalutazione del lavoro degli ultimi 40 anni e l’arricchimento dei soliti noti.
In questo quadro Cub rivendica interventi mirati all’aumento dell’occupazione attraverso la riduzione dell’orario di lavoro settimanale, il controllo dell’organizzazione del lavoro, la lotta alla precarietà e l’affermazione di un lavoro stabile e tutelato, un piano straordinario di investimenti pubblici per la messa in sicurezza del territorio, del patrimonio abitativo e della sicurezza del lavoro, un piano nel settore pubblico per reinternalizzare i servizi appaltati e per assumere i lavoratori precari.

Inoltre i salari devono tornare a crescere invertendo il percorso di discesa che dagli anni ‘80 li caratterizza a tutto vantaggio dei profitti che si sono appropriati di un ulteriore 10 punti della ricchezza prodotta. I salari devono tornare ad essere indicizzati.
Partire da una situazione particolare per risolverne una generale: questo il percorso col quale la Cub ritiene sia possibile risolvere anche le questioni dei lavoratori edili.

Milano 16 Dicembre 2020

Confederazione Unitaria di Base
Milano: V.le Lombardia 20 – tel. 02/70631804 www.cub.it e mail:  info@cub.it

17 Dicembre 2020
audizione di rappresentanti di Cub e Sgb, nell’ambito dell’esame della proposta di legge recante modifiche al decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67, concernenti l’accesso anticipato al pensionamento per i lavoratori delle imprese edili e affini.

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