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Emergenza casa

Milano, Roma poi Padova, Bologna e Pavia, man mano la protesta degli studenti universitari per il caro affitti – cominciata con una tenda piantata da una studentessa bergamasca fuori sede davanti al Politecnico di Milano – si sta allargando a macchia d’olio a numerose città universitarie. Si tratta di una protesta che denuncia una situazione ormai ingestibile per migliaia di studenti e le loro famiglie che non possono permettersi di pagare nemmeno una casa ma ormai anche un posto letto nelle città in cui risiedono per frequentare l’università

Da anni Unione Inquilini, e non solo, denunciano l’assenza di serie e strutturali politiche per la casa, mancano investimenti nell’edilizia popolare, negli studentati, politiche che agevolino le giovani coppie che scelgono di comperare casa – e poi ci si lamenta del fenomeno della denatalità – non si opera nella direzione di riqualificare gli alloggi popolari, non se ne costruiscono a sufficienza e centinaia di migliaia di famiglie non sanno come e dove trovare una casa in cui risiedere. Le nostre città sono sempre più care, con i privati che ormai si stanno in massa riposizionando sul mercato degli affitti brevi, con la conseguenza di un mercato immobiliare drogato per cui anche l’offerta di contratti d’affitto a medio e lungo termine sta diventando sempre più scarsa. A tutto questo nell’ultimo anno si è aggiunta la crisi economica conseguente allo scoppio della guerra, con inflazione galoppante – mentre i salari restano al palo – e costi dell’energia e quindi delle bollette fuori controllo.
Dopo che Ilaria, la studentessa del Politecnico di Milano, ha deciso di protestare pubblicamente dormendo in tenda nel grande prato davanti all’ateneo, anche i giornali hanno cominciato a parlare dell’emergenza casa – dei giorni scorsi il titolo a lettere cubitali de La Repubblica “Diritto alla casa negato” – molti studenti in altre città hanno seguito il suo esempio, segnale che la misura era colma ed è bastata una scintilla ad accendere il movimento di protesta a cui la politica locale e nazionale non ha dato e non sembra in grado di dare risposte adeguate.

Unione Inquilini a Roma
Oggi, 11 maggio, Walter De Cesaris e Massimo Pasquini, rispettivamente segretario nazionale Unione Inquilini e responsabile del suo centro studi, si sono recati alla sapienza di Roma insieme ad alcuni cittadini sfrattati per dare solidarietà ai ragazzi e alle ragazze che da qualche giorno si sono accampati in ateneo, dormendo nelle tende che hanno piantato e da cui lanciano il j’accuse alle istituzioni che da decenni non investono sull’edilizia pubblica e sugli studentati e che adesso si rimpallano accuse a vicenda (è dei giorni scorso la dichiarazione del ministro all’istruzione Valditara che dà ai sindaci di centro sinistra la colpa delle difficoltà dei giovani a pagare l’affitto nelle città da loro governate).  

“A giugno alla Camera, per la prima volta dopo decenni, si terrà dibattito parlamentare in aula su mozioni che riguardano le politiche abitative – ci dice Massimo Pasquini – insomma qualcosa si muove ma è ancora troppo poco, dato anche il pregresso degli ultimi trent’anni. Come Unione Inquilini solidarizziamo con la protesta degli studenti, che incontra il tema del diritto all’abitare di cui ci occupiamo da sempre e che è intrecciato con quello del diritto allo studio, entrambi sanciti dalla Costituzione ma che non vengono per nulla garantiti.”

“Il governo ha destinato 660 mln del PNRR, soldi a debito che ricadrà sulle generazioni a venire, agli sgravi da concedere ai privati che decidano di affittare agli studenti o ai lavoratori fuori sede anziché investirli su un serio piano di edilizia per venire incontro alle esigenze di chi per studio o lavoro si sposta dalla propria città d’origine. Se avessero dato questi fondi ai Comuni e alle Università per costruire alloggi per chi è fuori sede, si sarebbe almeno fatto un debito ma per opere che poi sarebbero rimaste sul territorio. Inoltre si potrebbero riqualificare centinaia di edifici vuoti di proprietà degli enti locali, del demanio etc. che invece restano sfitti e senza manutenzione si deteriorano, tra l’altro non considerando che si darebbe anche lavoro a molte persone che sarebbero occupate nelle ristrutturazioni, nell’ottica di una politica urbanistica che coniughi casa e lavoro.

Lo scontro è sull’idea di città, sta prevalendo il modello turistico, delle lobby finanziaria, della speculazione immobiliare invece che un modello di città inclusiva e dove possano vivere persone di diversa provenienza e di diverso tenore economico.
Stando ai dati Istat in Italia 899.000 famiglie in affitto sono in povertà assoluta, il 90% di sfratti per morosità assoluta e sono 650.000 famiglie in graduatoria a cui le istituzioni non hanno alloggi da offrire, quindi date queste condizioni parlare di autoregolamentazione del mercato non ha alcun senso.”

Dichiarazione del segretario nazionale Cub Amendola
“Il tema dell’emergenza casa e del caro affitti è sulle prime pagine di tutti i giornali dopo che dal Politecnico di Milano è partita la protesta messa in atto da una studentessa fuori sede che come centinaia di migliaia di altri studenti non è in grado di fare fronte alle spese esorbitanti che il mercato immobiliare impone a chi intenda affittare un appartamento o anche solo una stanza. Dopo Milano in pochi giorni la protesta si sta allargando ad altre città universitarie, Roma, Firenze, Bologna, Pavia, Venezia … la misura era colma e non da oggi.”
“La Cub da anni, e con maggior forza negli ultimi mesi, denuncia la situazione di povertà dilagante che investe famiglie, lavoratori, precari, studenti e che ormai non fa sconti nemmeno alla classe media era ora che questi temi tornassero al centro del dibattito politico, da troppo tempo sono inascoltate le rivendicazioni di milioni di cittadini e lavoratori che non sono più in grado di reggere condizioni di lavoro e contrattuali improntate al precariato e con stipendi che non sono minimamente adeguati al costo della vita. Anche il diritto alla casa, sancito anche dalla Costituzione, non è più garantito per molti, sempre di più. Per questo ci uniamo a Unione Inquilini nel chiedere che l’emergenza abitativa sia una priorità per il governo, che non può più ignorare le centinaia di migliaia di sfratti, 150.000 già esecutivi, e le difficoltà che anche chi ha uno stipendio medio ormai incontra nell’affittare un alloggio o stipulare un mutuo per acquistarlo.”

Articolo del 4 maggio 2023 sulla studentessa di Milano, autore Massimo Pasquini

Articolo del 23 gennaio 2023 sui 660 milioni del Pnrr regalati a privati per studen hotel, autore Massimo Pasquini

Pierro Pierri, segreteria nazionale U.Inquilini, intervista a Tgcom24

Dal minuto.3.09 l’intervento di Walter De Cesaris a Radio Popolare GR 11 maggio 2023

Oggi, alle 10.00, il segretario nazionale Unione Inquilini Walter de Cesaris su Radio Rai nella trasmissione “Tutta la città ne parla” per un approfondimento sulle politiche abitative

Articolo del 9 maggio 2023 pubblicato sul Manifesto on line

ITALIA
Caro affitti, nelle principali città la situazione è drammatica
 
DIRITTO ALL’ABITARE. Da otto anni prezzi medi aumentati ovunque. Mentre i salari sono rimasti al palo
Caro affitti, nelle principali città la situazione è drammatica
 
Giansandro Merli
 
È emergenza prezzi per chi vive in affitto. Soprattutto nelle principali città. Con i salari al palo e l’aumento del costo del denaro, che fa crescere la spesa per i mutui e quindi allontana la possibilità di poter comprare, la situazione si sta facendo sempre più difficile. Per le famiglie, ma anche per i singoli. Come dimostrano le recenti proteste a Milano e Firenze, dove alcuni studenti e un rider si sono messi a dormire in tenda per denunciare pubblicamente il problema abitativo.
Basta considerare un dato: in Italia a marzo 2015 il costo medio per metro quadro delle abitazioni affittate era di 9,10 euro, ad aprile 2023 ha raggiunto quota 12,20 euro (tutti i dati sono di immobiliare.it e si riferiscono alle offerte di affitto, quelli ufficiali dell’agenzia delle entrate sui contratti stipulati si fermano a due anni fa). In pratica in otto anni la crescita è stata del 34%. Andando a colpire pesantemente i bilanci degli 11,8 milioni di individui che, secondo il rapporto Istat 2021, vivono in affitto. All’incirca il 20% della popolazione, spesso la parte che soffre maggiori difficoltà economiche.
Se gli affitti sono cresciuti ininterrottamente per quasi un decennio, non è avvenuto altrettanto per i prezzi di vendita: in termini medi sono scesi dai 2.268 euro a metro quadro di gennaio 2015 ai 1.879 di dicembre 2019. Solo in quel momento hanno ricominciato a crescere, fino ai 1.971 del mese scorso.
I dati medi, comunque, dicono poco rispetto alla situazione drammatica che si vive nelle principali città. La più cara resta senza ombra di dubbio Milano. Qui il prezzo medio di affitto è 21,73 euro a metro quadro, quello di vendita 5.213. Nella città del Duomo ben sei quartieri superano i 7mila euro al metro quadro nei casi di passaggio di proprietà (a Roma avviene solo al centro storico). Cifre molto più alte di quelle complessive della Lombardia, dove si attestano rispettivamente su 15,7 e 2.251 euro.
Costi fuori controllo anche nelle altre principali città. Considerando affitto e vendita per metro quadro sono: 18,86 e 4.101 a Firenze (in Toscana 14,08 e 2.522); 17,46 e 3.327 a Bologna (in Emilia-Romagna 12,91 e 1.911); 14,75 e 3.313 nella capitale (minore la differenza con la regione di appartenenza: 13,59 e 2.453). Prezzi più bassi al sud, dove però anche i redditi sono generalmente inferiori: a Napoli 12,82/2.733, Bari 10,38/1.895 e Palermo 8,09/1.355.
«Turistificazione delle città e conseguente virata dei proprietari verso gli affitti brevi, calo generale delle offerte di locazione e mancanza di studentati pubblici sono i tre fattori principali che concorrono alla corsa dei prezzi degli affitti», afferma Massimo Pasquini, segretario nazionale dell’Unione Inquilini (Ui). Tre problemi collegati che hanno una causa comune: «credere che il mercato corregga il mercato. Non funziona, è sbagliato. Serve un rinnovato intervento pubblico», afferma Pasquini. Per il segretario Ui è necessario innanzitutto regolare gli affitti turistici, come sta già avvenendo negli altri paesi, e tassare questo tipo di rendite (oggi godono di una sorta di flat tax al 21% anche in caso di grandi affittuari).
Poi è necessario affrontare il tema degli immobili vuoti che, se utilizzati, farebbero aumentare l’offerta e potrebbero essere trasformati in studentati pubblici. Secondo Pasquini occorre spingere i proprietari a utilizzarli in qualsiasi modo, «abitativo, sociale, culturale», oppure, se questo non avviene, acquisirli nel patrimonio pubblico. Del resto lo dice anche l’art. 42 della Costituzione: la proprietà privata è riconosciuta e garantita ma ha anche una funzione sociale. O almeno dovrebbe averla, considerando che gli immobili chiusi rappresentano sia un costo per la collettività che l’occasione mancata di risolvere i problemi abitativi di migliaia e migliaia di persone. Eppure restano lì, senza alcuna iniziativa pubblica per metterli al servizio della popolazione.
 
 
Articolo 13 legge 431 / 1998 
 
Art. 13. 
                  (( (Patti contrari alla legge).)) 
   ((1. E' nulla ogni pattuizione volta a determinare un importo  del
canone di locazione  superiore  a  quello  risultante  dal  contratto
scritto e registrato. E' fatto carico al locatore di provvedere  alla
registrazione  nel  termine  perentorio  di  trenta  giorni,  dandone
documentata  comunicazione,  nei  successivi  sessanta   giorni,   al
conduttore  ed  all'amministratore  del  condominio,  anche  ai  fini
dell'ottemperanza agli obblighi di tenuta dell'anagrafe  condominiale
di cui all'articolo 1130, numero 6), del codice civile. 
   2. Nei casi di nullita' di cui  al  comma  1  il  conduttore,  con
azione  proponibile  nel  termine  di  sei  mesi   dalla   riconsegna
dell'immobile locato,  puo'  chiedere  la  restituzione  delle  somme
corrisposte in misura superiore al canone  risultante  dal  contratto
scritto e registrato. 
   3. E' nulla ogni pattuizione volta a derogare ai limiti di  durata
del contratto stabiliti dalla presente legge. 
   4. Per i contratti di cui al comma 3 dell'articolo 2 e' nulla ogni
pattuizione volta ad attribuire al locatore  un  canone  superiore  a
quello massimo definito dagli accordi conclusi  in  sede  locale  per
immobili aventi  le  medesime  caratteristiche  e  appartenenti  alle
medesime tipologie. Per i contratti stipulati  in  base  al  comma  1
dell'articolo 2, e' nulla, ove in contrasto con le disposizioni della
presente  legge,  qualsiasi  pattuizione  diretta  ad  attribuire  al
locatore un canone superiore a quello contrattualmente stabilito. 
   5. Per i conduttori che, per gli effetti della disciplina  di  cui
all'articolo 3, commi 8 e 9, del decreto legislativo 14  marzo  2011,
n. 23, prorogati dall'articolo 5, comma 1-ter, del  decreto-legge  28
marzo 2014, n. 47, convertito,  con  modificazioni,  dalla  legge  23
maggio 2014, n. 80, hanno versato, nel periodo intercorso dalla  data
di entrata in vigore del decreto legislativo n. 23 del 2011 al giorno
16 luglio 2015, il canone annuo di locazione nella  misura  stabilita
dalla disposizione di cui al citato articolo 3, comma 8, del  decreto
legislativo n. 23 del 2011, l'importo del canone di locazione  dovuto
ovvero dell'indennita' di occupazione maturata,  su  base  annua,  e'
pari al triplo della rendita  catastale  dell'immobile,  nel  periodo
considerato. 
   6. Nei casi di nullita' di cui  al  comma  4  il  conduttore,  con
azione  proponibile  nel  termine  di  sei  mesi   dalla   riconsegna
dell'immobile locato, puo' richiedere  la  restituzione  delle  somme
indebitamente versate. Nei medesimi casi il conduttore puo'  altresi'
richiedere, con azione proponibile dinanzi all'autorita' giudiziaria,
che la locazione venga ricondotta  a  condizioni  conformi  a  quanto
previsto dal comma 1 dell'articolo 2 ovvero dal comma 3 dell'articolo
2. Tale azione e', altresi', consentita nei casi in cui  il  locatore
non abbia provveduto alla prescritta registrazione del contratto  nel
termine di cui al comma 1 del presente  articolo.  Nel  giudizio  che
accerta l'esistenza del contratto di locazione il  giudice  determina
il canone dovuto, che non puo'  eccedere  quello  del  valore  minimo
definito ai sensi dell'articolo 2 ovvero  quello  definito  ai  sensi
dell'articolo 5, commi 2 e  3,  nel  caso  di  conduttore  che  abiti
stabilmente  l'alloggio  per  i  motivi  ivi  regolati.   L'autorita'
giudiziaria stabilisce  la  restituzione  delle  somme  eventualmente
eccedenti. 
   7. Le disposizioni di cui al comma 6 devono ritenersi  applicabili
a tutte le ipotesi ivi previste insorte sin  dall'entrata  in  vigore
della presente legge. 
   8. I riferimenti alla registrazione  del  contratto  di  cui  alla
presente legge  non  producono  effetti  se  non  vi  e'  obbligo  di
registrazione del contratto stesso)).

Articolo 5 legge 431/98

 
Art. 5.
            Contratti di locazione di natura transitoria

  1.  Il  decreto  di  cui  al  comma  2 dell'articolo 4 definisce le
condizioni e le modalita' per la stipula di contratti di locazione di
natura transitoria anche di durata inferiore ai limiti previsti dalla
presente legge per soddisfare particolari esigenze delle parti.
  2.  In  alternativa  a  quanto previsto dal comma 1, possono essere
stipulati contratti di locazione per soddisfare le esigenze abitative
di  studenti  universitari  sulla base ((dei tipi di contratto di cui
all'articolo 4-bis)).
  3.   E'  facolta'  dei  comuni  sede  di  universita'  o  di  corsi
universitari distaccati, eventualmente d'intesa con comuni limitrofi,
promuovere  specifici  accordi  locali per la definizione, sulla base
dei  criteri  stabiliti  ai  sensi del comma 2 dell'articolo 4, ((dei
canoni  di))  locazione  di  immobili  ad  uso abitativo per studenti
universitari.  Agli accordi partecipano, oltre alle organizzazioni di
cui al comma 3 dell'articolo 2, le aziende per il diritto allo studio
e  le  associazioni  degli  studenti, nonche' cooperative ed enti non
lucrativi operanti nel settore.

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