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Il costo del merito nella scuola

Il Ministero dell’Istruzione non c’è più (l’aggettivo PUBBLICA è scomparso da decenni) a prendere il suo posto subentra il Ministero dell’Istruzione e del Merito con al vertice Giuseppe Valditara.
D’altro canto la retorica del “merito” non è nuova nel mondo della scuola, basta pensare al concorsone che avrebbe dovuto selezionare i “meritevoli” introdotto nel 2000 dal ministro Luigi Berlinguer e ritirato grazie a una mobilitazione di massa degli insegnanti.
Su questa strada ha proseguito il governo di Matteo Renzi con la legge 107 più nota come “Buona Scuola” che affidava ai dirigenti il potere di assumere e valutare gli insegnanti e che ha anch’essa suscitato una forte opposizione della categoria.
“Meritocrazia” è stato il motto di Azzolina che voleva in cattedra docenti selezionati da un concorso a crocette. Merito e formazione, in continuità con la Legge 107 e la compravendita dei 24 CFU (Crediti Formativi Universitari), sono stati i pilastri della gestione del ministro Bianchi, che oltre a bandire concorsi ipernozionistici, ha formalizzato un arzigogolato percorso a ostacoli per il nuovo reclutamento dei docenti che consiste in anni trascorsi fondamentalmente a comprare CFU e a rispondere quiz.
Abbiamo qualche motivo per credere che il “merito” del nuovo ministro sia della medesima natura, e nel caso dei docenti di ruolo, abbia a che fare con la figura del “docente stabilmente incentivato” voluto da Bianchi.
Per saperne di più bisognerà attendere le misure effettive che assumerà il Governo e la contrattazione nel merito ma se teniamo conto dell’indirizzo politico e dell’orientamento ideologico sia del ministro che del governo è facile immaginare in quale direzione intendano muoversi.
Non crediamo che ci si sbagli molto se riteniamo che si andrà a intaccare le scarne tasche dei docenti che finanzieranno le casse di università (prevalentemente private) ed enti di formazione in cambio del riconoscimento formale dei loro “meriti” e di una manciata di spiccioli come salario accessorio. Per non farci mancare nulla, l’Associazione Nazionale Presidi si è già affrettata a richiedere il potere ai dirigenti di assumere e “valutare” i docenti.
In sostanza, più che i meritevoli, saranno i docenti (o aspiranti tali) facoltosi ad avere riconosciuto il “merito” ed è evidente come questa operazione sia funzionale a non rispondere alla richiesta di aumenti retributivi adeguati per TUTTE/I le lavoratrici della scuola e degli investimenti necessari a garantire una scuola PUBBLICA di qualità.
Anche per queste ragioni la CUB Scuola Università Ricerca aderisce allo sciopero generale nazionale indetto da tutte le organizzazioni del sindacalismo di base il 2 dicembre.

Per la CUB Scuola Università Ricerca Torino, Alina Rosini

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