IL GOVERNO ITALIANO:
ð SI RIFIUTA DI ADOTTARE UN SALARIO MINIMO
ð REVOCA LE MISURE DI SICUREZZA SOCIALE
CALPESTATA LA CARTA SOCIALE EUROPEA: LA CUB HA PRESENTATO UN RECLAMO AL COMITATO EUROPEO DEI DIRITTI SOCIALI.
“LAVORO POVERO E SOSTEGNI ALLA POVERTÀ” – Legge sul salario minimo e reddito di cittadinanza
La Cub ne discute insieme a:
On. Giuseppe Conte, Sen. Elisa Pirro, Sen. Mario Turco, Sen. Susanna Camusso,
On. Arturo Scotto, Sen. Tino Magni, Nunzia Catalfo, Pasquale Tridico
Mercoledì 28.2.2024 – ore 10
Sala Zuccari – Palazzo Giustiniani (Senato) – Via della Dogana vecchia 29 – Roma
Il Governo Meloni si rifiuta di varare una legge sul salario minimo ma, aggravando la condizione delle masse popolari più povere presenti in Italia, revoca le misure di sicurezza sociale esistenti e nega il diritto alla protezione contro la povertà e l’emarginazione sociale.
La Cub, ritenendo che sia stata calpestata la CARTA SOCIALE EUROPEA, ha dato mandato ai propri legali di depositare un reclamo al Comitato Europeo dei diritti Sociali del Consiglio D’Europa:
È ORA DI CAMBIARE PASSO. ALTRO CHE GUERRE ED ECONOMIA DI GUERRA!
La povertà in Italia assilla vasti strati della popolazione.
In tema di povertà l’ISTAT ha rilevato che nel 2022:
- Poco meno di 12 mln di persone (oltre il 20%) rischiano di sprofondare nella povertà assoluta percependo un reddito inferiore a 11 mila euro annui.
- Oltre 2,5 mln di persone (oltre il 4,5%) subisce una grave deprivazione materiale e sociale, ossia presenta almeno 7 segnali di deprivazione dei 13 individuati dal nuovo indicatore (UE 2030).
- Il 9,8% delle persone vive in famiglie a bassa intensità di lavoro, ossia con componenti tra i 18 e i 64 anni che lavorano meno di un quinto del tempo;
- Circa 14,5 mln di persone è a rischio di esclusione sociale (indicatore Europa 2030), ovvero si trova in almeno una delle suddette 3 condizioni (per reddito, deprivazione e intensità di lavoro).
Anche il lavoro povero è una divenuto una piaga in continua espansione: non dipende solo dall’andamento economico ma è il risultato di trasformazioni strutturali del mercato del lavoro (mancati rinnovi dei contratti, assenza di meccanismi automatici di recupero dell’inflazione, precarietà e crescita del part-time) che lo Stato italiano non ha voluto “controllare”, pur di favorire il costante ribasso dei salari, anche in nome di una “concorrenzialità” che si è rivelata fallimentare.
Secondo l’Inps:
- Quasi 5,2 milioni di lavoratori percepiscono una paga oraria inferiore ai 10 euro;
- 172mila lavoratori sono ricorsi al Reddito di cittadinanza, irresponsabilmente revocato.
URGE GARANTIRE LIVELLI SALARIALI ADEGUATI E SOSTEGNI CONTRO LA POVERTÀ
24 febbraio 2024 CONFEDERAZIONE UNITARIA DI BASE
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