Migliaia di persone ieri, sabato 24 febbraio, sono scese in piazza a Milano per la manifestazione nazionale, in contemporanea a quelle svoltesi in molte altre città e nazioni, per chiedere ancora una volta – sono settimane che le manifestazioni si susseguono – la fine del genocidio in corso in Palestina. La stessa corte di giustizia europea definisce così quello che sta avvenendo a Gaza.
Unanime il grido “Palestina libera” che ha riecheggiato per tutto il pomeriggio, così come la condanna verso i Paesi – tra cui il nostro – che sostengono le azioni militari che Israele conduce nella striscia di Gaza.
Molti i giovani, le donne, le famiglie, oltre ai nutriti spezzoni di corteo composti dai gruppi in rappresentanza dei sindacati di base, dei centri sociali e delle associazioni che rappresentano i palestinesi italiani. I numeri riportati dai giornali parlano di 20.000 persone almeno ma, a colpo d’occhio, la stima potrebbe arrivare almeno al doppio dei partecipanti.
Milano, e le altre città rappresentate da molti arrivati con pullman, treni o autonomamente, sono al fianco della resistenza che i palestinesi stanno opponendo da mesi a quello che viene definito un massacro, in cui non sono risparmiati nè ospdali, nè civili nè i bambini, le prime vittime della guerra come sempre.
Forte la volontà che i vari slogan esprimevano di riaffermare l’incrollabile resistenza di Gaza e la volontà di riconoscimento internazionale dello stato palestinese. Altrettanto forte la condanna alla Nato che sostiene le azioni militari tanto in Palestina, quanto in Ucraina – ieri cadeva anche l’anniversario del secondo anno dall’inizio del conflitto nell’est Europa – o in Yemen.
Le migliaia di cittadini ieri in corteo rappresentano solo una parte della grande maggioranza di connazionali che si dissociano dall’appoggio italiano all’oppressione della popolazione civile palestinese, che rimane asserragliata in città e villaggi ormai privi di tutto, manca l’elettricità, il cibo, gli approvvigionamenti di medicinali, gli ospedali non vengono risparmiati dalle bombe che partono anche dalle basi italiane. Altrettanto viene chiesta a gran voce la fine dell’occupazione, che non si ferma, e del colonialismo israeliano che si allarga sempre più a discapito delle terre dove risiedono i palestinesi, incuranti delle condanne anche a livello internazionale.
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