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La crisi energetica e lo sviluppo aeroportuale

Sullo sfondo della crisi energetica, climatica e della militarizzazione dei territori

Sulla cronaca di Pisa e quella Toscana imperversa la discussione attorno al futuro degli scali aeroportuali di Pisa e di Firenze, un documento Enac di riordino del traffico aeroportuale è stato inviato al Governo e ci saranno ulteriori sviluppi che riguardano l’economia locale e anche il futuro occupazionale di tanti lavoratori e lavoratrici, quelli a gestione diretta e degli appalti. Abbiamo registrato, dalla stampa, la scarsa considerazione di alcune società gestrici degli scali verso il documento Enac e la questione dovrebbe indurre a qualche riflessione.
E visto che si parla anche del futuro occupazionale di tanti lavoratori vogliamo dire la nostra portando qualche elemento in più nella discussione fino a oggi ancorata al campanilismo tra città toscane. Da sempre lo scalo di Firenze è in subordine a quello di Pisa, meno passeggeri e una controversa azione legale promossa da comitati locali della piana fiorentina contro il raddoppio della pista di Peretola. Questa situazione di subalternità dello scalo fiorentino a quello pisano è notoriamente invisa a molti poteri forti, economici e politici, che vorrebbero invece potenziare Peretola (FI) giudicando questa scelta urgente e strategica per il futuro dell’economia regionale.
Molte compagnie hanno scelto lo scalo di Pisa, il Galilei, perché presentava migliori condizioni di sicurezza ma non è detto che nel futuro la situazione non cambi a favore dello scalo di Firenze soprattutto se questo scalo verrà potenziato, se non saranno attuati interventi su Pisa. E la crisi del low cost si ripercuote a sua volta negativamente sugli scali che hanno puntato molto, o tutto, su questa tipologia di traffico aereo.
E in gioco ci sono innumerevoli interessi che investiranno anche il futuro delle infrastrutture aeroportuali, l’integrazione intermodale prevede il collegamento tra scali aeroportuali e alta velocità, la stessa definizione che verrà data ai vari scali in base alla loro “rilevanza” nazionale, internazionale e intercontinentale decreterà il declassamento di alcune realtà e l’ascesa di altre.

Dopo la pandemia, la crisi energetica
Si tratta di concetti complessi ai quali presto dovremo abituarci perché con la crisi pandemica il settore è entrato in crisi e appena stava risollevandosi è stato investito dal caro energia e dalla guerra in Ucraina. Da qui la necessità di una riorganizzazione complessiva del settore che preveda la digitalizzazione dei processi aeroportuali, una nuova organizzazione del trasporto e carico scarico delle merci per via aerea, la costruzione di una complessa rete area di supporto con un processo di riorganizzazione degli scali e la loro interconnessione con reti ferroviarie, flussi commerciali …

Il futuro degli e dei lavoratori
E si parla da tempo anche di controllo remoto del traffico aereo per abbattere i costi di gestione (nell’ottica di un doppio risparmio da una parte con la forza lavoro in appalto e dall’altra con processi tecnologici innovativi che magari permetteranno di ridurre il numero dei dipendenti a gestione diretta); è in corso un processo di ristrutturazione che ben presto sarà oggetto di discussione in sede Governativa e ai tavoli di confronto tra associazioni datoriali e Governi nazionali, regionali e locali.
Recentemente l’Enac ha presentato un regolamento sulla gestione dei servizi e del personale Handling ma per la seconda volta, in un paio di anni, il Tar ha dato ragione alle società ricorrenti che invocano la piena libertà di esternalizzare i servizi secondo alcune direttive comunitarie.
Le regole della Ue sanciscono la liberalizzazione del settore che ha favorito a sua volta l’esternalizzazione di tanti servizi attraverso gli appalti e in questi appalti la forza lavoro sovente è inquadrata con contratti diversi da quello del trasporto.
Enac, nel Regolamento sopra menzionato, chiedeva in sostanza la gestione diretta dei servizi handling da parte delle società certificate ossia THA e Consulta. Questa situazione avrebbe comportato quella reinternalizzazione del personale oggi in forza alle cooperative invece risulta più conveniente, per le società gestrici degli scali ma anche per le compagnie aeree, se il personale degli appalti resti dove si trova da 20 anni, inquadrato con un contratto che prevede paghe e contributi più bassi, per cui alla fine sarà salvo il tanto caro, ai padroni, principio della liberalizzazione e continuerà il dumping salariale.

Quale progetto di riordino degli scali?
Se il Regolamento Enac è stato a oggi bloccato, non si capisce ancora quale sarà il futuro dei lavoratori esternalizzati e come saranno gestititi i servizi. E se gli appalti sono “al sicuro” fino a marzo, cosa accadrà con la stagione Summer che comincia a inizio aprile 2023?
Un progetto di riordino degli Scali dovrà essere in ogni caso approvato dal Governo, il potenziamento di Peretola (Firenze) sembra nel tempo avere riscosso sostegni trasversali agli schieramenti politici, da qualche parte si scrive che Firenze abbia una posizione strategica mentre Pisa (il cui boom di passeggeri è dipeso dal low cost) sarebbe in subordine o comunque troppo vincolata allo scalo militare destinato magari a ulteriori potenziamenti se verrà costruita l’ennesima base militare a Pisa.
Per il Partito democratico pisano la compresenza dell’aeroporto militare e di quello civile non rappresenterebbe un problema avendo permesso a Pisa di aumentare, anno dopo anno, il numero dei passeggeri. Ma il Pd dimentica come nel frattempo proprio la guerra e la crisi energetica stanno cambiando gli equilibri, decretando alcuni processi di ristrutturazione. E se si parla, con tanta insistenza, di transizione ecologica del trasporto aereo, forse dovremmo riflettere e capire cosa si intenda per nuova forma di mobilità e come sarà possibile abbattere le emissioni di Co2 o risparmiare carburante. Gli aeroporti e l’insieme delle infrastrutture a essi legate potrebbero diventare un terreno fertile per alcuni processi di riorganizzazione capitalista e innovazione tecnologica all’insegna della cosiddetta sostenibilità economica ed ecologica.
Possiamo cambiare i termini della questione ma la sostanza non cambia, ci sembra che la “partita in gioco” includa anche alta velocità, infrastrutture e interessi economici che a cascata determineranno il futuro degli scali di Pisa e Firenze magari sulla pelle dei lavoratori in appalto.
Fino a oggi Pisa ha avuto il doppio dei passeggeri di Firenze, qualcuno vorrebbe invece un futuro per lo scalo del Galilei in funzione del trasporto di merci, una sorta di grande hub civile accanto all’hub militare che alcuni rumors vorrebbero in fase di potenziamento ulteriore per dare risposte ai nuovi scenari bellici. Ancora oggi ci viene raccontato che le basi militari sono una grande opportunità anche per la rigenerazione urbana dei territori, se confermate le notizie apparse sulla stampa la militarizzazione diventerebbe invece un ostacolo insormontabile per il futuro dello scalo civile pisano. E alla luce di questi fatti chi ancora potrebbe asserire che la militarizzazione rappresenti un’opportunità per l’economia locale?

A questo punto è necessario rendere pubblica tutta la documentazione, leggerla e discuterla con la forza lavoro e la cittadinanza tutta, conoscere il punto di vista del Governo nazionale, di quello regionale e locale, si dica con chiarezza quali siano i progetti sui due scali toscani nell’interesse non solo delle città ma dei lavoratori tutti e, al contempo, operiamo uno sforzo in più per comprendere quali saranno i processi di riorganizzazione del settore aeroportuale.

Delegati e lavoratori indipendenti Pisa

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