Governo che va, Governo che viene ma in estrema sintesi l’operato dell’Esecutivo va sempre e solo nella direzione auspicata dalle imprese e a tutela degli interessi materiali delle associazioni datoriali.
Gli interventi legislativi non possono entrare in contraddizione con i desiderata aziendali , da anni ogni qual volta vengono approvate norme in materia ambientale o a tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro iniziano le forti pressioni sul legislatore perché riveda le norme giudicate invasive verso l’autonomia delle imprese, se serve si fanno ricorsi anche in Tribunale a tutela della concorrenza e del libero mercato ossia i cavalli di Troia con i quali sono state favorite le privatizzazioni indebolendo il potere contrattuale delle forza lavoro.
L’affermazione di norme a tutela della nostra salute è anche frutto dei rapporti di forza, se oggi la classe è subalterna al capitale e repressa brutalmente anche attraverso la riscrittura dei codici penali per seppellire con anni di carcere, e risarcimenti pecuniari, i conflittuali, pensare che abbia successo una semplice raccolta di firme per introdurre nel codice l’omicidio colposo sul lavoro vuol dire non avere compreso fino in fondo gli scenari attuali. Ben vengano proposte di legge e iniziative popolari ma in un Parlamento blindato e senza pressioni esterne dubitiamo fortemente che una buona, e giusta, proposta di legge possa trovare ascolto in quelle sedi.
Dal prossimo 2 agosto entreranno in vigore le disposizioni contenute nel decreto legislativo n. 103 del 12 luglio scorso, delega di una legge di due anni or sono in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. E attenzione che le nuove norme riguardano anche le questioni ambientali proprio quando il Governo si appresta a lanciare nuove e inutili grandi opere infrastrutturali.
La ratio del provvedimento legislativo è quella di allentare i controlli alle aziende in materia ambientale e nelle norme che disciplinano la sicurezza sul lavoro. Per mesi ministri del Governo Meloni hanno lanciato messaggi rassicuranti. il fisco deve essere amico delle imprese, lo stesso dicasi per la Pubblica amministrazione. E se l’intento del Governo è quello di non inimicarsi i poteri economici difficilmente faranno i conti con la insicurezza sociale e nei luoghi di lavoro, con l’aumento di nuove malattie professionali per contrastare le quali serve una forte volontà politica di scontrarsi con prassi consolidate introdotte per decenni dalle associazioni datoriali.
Queste sono le premesse la riduzione degli adempimenti e del sistema dei controlli diventa un aiuto concreto alle associazioni datoriali ma segna al contempo il progressivo disimpegno dello Stato dal costruire sistemi efficaci atti a verificare, e in caso contrario a sanzionare le violazioni, il corretto adempimento di norme a tutela della salute pubblica.
La protesta degli ispettori del lavoro andrebbe presa sul serio, ad esempio annunciare dieci giorni prima una ispezione in azienda significa rinunciare in partenza a efficaci controlli che di solito avvengono a sorpresa.
Tra un controllo e l’altro poi dovranno passare almeno 10 mesi se non saranno riscontrare criticità, se pensiamo al numero degli ispettori in rapporto alle imprese esistenti oggi possono trascorrere anni prima di un controllo in azienda.
Il problema non è dato non solo dall’insufficiente numero degli ispettori ma dall’effettivo potere che gli stessi potranno esercitare, anche il calcolo del fattore di rischio a determinare le attività in azienda potrebbe dimostrarsi un’arma a doppio taglio se pensiamo che molti infortuni, e malattie professionali, si verificano nelle piccole imprese in settori dove la probabilità di un sinistro è sulla carta remota. Ma sono proprio le piccole e medie imprese gli ambiti nei quali le misure di sicurezza sono state nel tempo allentate (anche per la scarsa produttività del sistema produttivo italico) accrescendo i ritmi del lavoro e scambiando, anche con le complicità sindacali, l’allentamento delle norme con qualche briciola di salario nel secondo livello di contrattazione.
Siamo alquanto preoccupati dalla istituzione di specifici enti certificatori che potrebbero diventare strumento delle associazioni datoriali proprio per allentare i controlli, una certificazione acquisita sulla carta siamo certi sia utile a migliorare la situazione? Molte aziende inquinanti acquistano titoli azionari e compartecipazioni in aziende cosiddette green per acquistare crediti, se lo stesso meccanismo dovesse estendersi alle problematiche della sicurezza ne usciremmo tutti sconfitti. Pensiamo al mondo della scuola dove le competenze e i titoli si conquistano a costo di migliaia di euro pagati agli enti formatori, un mondo dispotico “del merito” sta stravolendo ogni equilibrio.
E, per tornare all’argomenti, si parla del congelamento delle sanzioni fino a 5 mila euro qualora l’impresa dovesse adempiere agli emendamenti richiesti.
Ci chiediamo quale imprenditore avvertito dieci giorni prima faccia trovare dei lavoratori al nero, poi dopo una eventuale diffida ci saranno 20 giorni di tempo per mettersi in regola senza incorrere in alcuna sanzione. Poi c’è la patente a punti che in edilizia eleva a 100 punti la dotazione per alcune categorie di imprese, le quali, per scendere sotto i 15 punti e vedersi revocato ogni permesso, dovrebbero commettere una serie infinita di reati di grave entità fino agli omicidi sul lavoro
E come se non bastassero questi favori alle imprese manca il capitolo delle vittime sul lavoro , intanto è finita nel dimenticatoio perfino la istituzione di una Procura nazionale del lavoro,
Un magistrato ha correttamente sintetizzato i provvedimenti nella volontà di “trasformare le irregolarità in immunità e, dunque, in impunità”. Un tempo si diceva che lo Stato era forte con i deboli ma arrendevole con i potenti, la riduzione del Pubblico ai minimi termini comporta anche il progressivo disimpegno su materie rilevanti come la salute e la sicurezza e il rinvio delle competenze a livello Regionale sarà un ulteriore colpo inflitto ai diritti sociali della forza lavoro
Mentre aumentano malattie professionali, infortuni e morti sul lavoro, questa è la risposta del Governo Meloni
Pisa, 26 luglio 2024
CUB Pisa