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Legge sul Lavoro 2023: si va sempre peggio

Abolito il reddito di cittadinanza, liberalizzati i contratti a termine. Il governo abbandona i poveri e introduce la precarietà permanente in cambio di qualche spicciolo per i redditi bassi. Prorogato il lavoro agile

In data 27 giugno il parlamento ha approvato con modificazioni il ddl n. 685 di conversione in legge del d-l n. 48/2023, decreto lavoro. Vediamo le norme contenute con le modifiche apportate. Rispetto al decreto iniziale non ci sono state grandi variazioni, salvo alcune norme che liberalizzano ulteriormente i contratti a termine e prorogano il lavoro agile con differenze tra privato e pubblico.

Commento: questa legge abolisce il reddito di cittadinanza, usando una parte dei soldi risparmiati per lo sgravio contributivo sui redditi bassi. Indecente!
Viene confermata e ampliata la liberalizzazione dei contratti a termine. Di precarietà, ce n’è già troppa, andrebbe ridotta creando lavoro vero.
La costituzione dice che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, per il governo invece è fondata sul precariato e sul rifiuto di assistere i più deboli.
Bene lo sgravio contributivo del 4%, ma non è tutto oro, perché una parte viene mangiato dalle tasse. In presenza di una inflazione del 10% il recupero è comunque limitato fino a 35000 € e inesistente per gli altri. I padroni ringraziano perché non tirano fuori un centesimo, i profitti sono salvi e i contributi mancanti all’Inps saranno pagati da lavoratori e non, pensionati compresi se tutto va bene altrimenti saranno ridotte le pensioni.
Viene prorogato il lavoro agile, ma le aziende stanno iniziando a trovare scappatoie per contrastarlo, purtroppo previste dalla legge stessa e dall’accordo con Confindustria.
La Cub si batte per il lavoro stabile, per i contratti a tempo indeterminato e contro la povertà.
Si batte poi per la difesa del potere di acquisto dei salari e pensioni, attraverso il ripristino di un meccanismo automatico di rivalutazione e per il salario minimo.
Riorganizzarsi per battersi contro le politiche del governo diventa sempre più urgente.

Sulla base dell’art. 237 della legge di bilancio, nell’anno 2023 il reddito è riconosciuto per un massimo di sette mensilità (ovvero fino a luglio). Tale disposizione non si applica se nel nucleo familiare ci sono persone disabili, minorenni o con età superiore a 60 anni.

lo potranno chiedere le famiglie in povertà assoluta al cui interno vi sia un minore o un anziano con almeno 60 anni di età (parte aggiunta) e ai componenti in condizione di svantaggio e inseriti in programmi di cura e assistenza dei servizi socio-sanitari territoriali certificati dalla Pubblica Amministrazione.
L’importo sarà di 480 € al mese (6000 € anno) che può arrivare a 630 euro (7560 € anno) se la famiglia è composta da over 67 o con disabili gravi, cui aggiungere 280 euro mensili se vivono in affitto.
Il nucleo familiare beneficiario sarà tenuto a sottoscrivere un patto di attivazione digitale e a presentarsi, con cadenza trimestrale, presso i patronati o i servizi sociali e i centri per l’impiego, al fine di aggiornare la propria posizione.
Chiunque fornisca dati falsi per ricevere l’assegno di inclusione o non veri incorre in sanzione penale.
Lo stesso vale per coloro che non dichiarano variazioni di reddito o di patrimonio.
Il tetto Isee: 9360 €.
Reddito familiare inferiore a 6000 € che può arrivare a 7560 se ci sono anziani con età superiore a 67 anni e disabili
Durata: 18 mesi rinnovabile dopo un mese di sospensione per altri 12 mesi.
Requisito di cittadinanza: per gli stranieri scenderà da 10 a 5 anni.
La decorrenza sarà dal 1-1-2024.

Gli abili al lavoro tra 18 e 59 anni sono tenuti ad accettare una offerta di lavoro se ha le seguenti caratteristiche:

  • Se il contratto è indeterminato non ci sono limiti sul territorio nazionale. (parte aggiunta) Nel caso nel nucleo ci siano figli fino a 14 anni l’offerta va accettata se il luogo di lavoro non disti più i 80 chilometri dal domicilio e sia raggiungibile in non oltre 120 minuti con mezzi di trasport pubblico
  • Se si riferisce a un contratto a tempo pieno o part time non inferiore al 60%
  • Se la retribuzione non è inferiore ai minimi contrattuali
  • Se il contratto è a tempo determinato, anche in somministrazione se il luogo di lavoro non dist più di 80 chilometri dal domicilio (parte aggiunta) e sia raggiungibile in non oltre 120 minuti co mezzi di trasporto pubblico
  • Per lavori fino a 6 mesi l’assegno sarà temporaneamente sospeso

L’assegno di inclusione verrà perso dall’intero nucleo familiare se si rifiutata un’offerta di lavoro.

In occasione delle visite di assunzione, il medico richiede al lavoratore di esibire copia la cartella sanitaria rilasciata dal precedente datore di lavoro e ne valuta il suo contenuto ai fini della formulazione del giudizio di idoneità”, salvo che sia oggettivamente impossibile il reperimento.

Al fine di riconoscere un sostegno economico ai familiari degli studenti delle scuole o istituti di istruzione di ogni ordine e grado, anche privati, comprese le strutture formative per i percorsi di istruzione e formazione professionale e le Università, deceduti a seguito di infortuni occorsi, successivamente al 1 gennaio 2018, durante le attività formative, è istituito, presso il Ministero del lavoro delle politiche sociali, un Fondo specifico.

Viene modificato il decreto dignità che stabiliva la possibilità di fare contratti senza causale solo per 12 mesi. (parte aggiunta) Questo vale sia in caso di proroga del contratto che di rinnovo. Ai fini del computo dei 12 mesi si terrà conto dei contratti stipulati dopo l’entrata in vigore della legge.
Con il nuovo decreto, oltre i 12 mesi e fino a 24 mesi ci saranno nuove causali (finte!) quali:

  • Nei casi previsti dai contratti collettivi
  • Nei contratti aziendali, ed entro il 30-4-2024 per esigenze di natura tecnica, organizzativa e produttiva individuati dalle parti
  • In sostituzione di altri lavoratori. Il decreto inoltre abolisce i vincoli posti alle aziende che non dovranno più consegnare documentazione all’atto della assunzione

In sede di conversione è stato aggiunto il comma 1 quater che cancella il limite del 20% dei lavoratori somministrati rispetto al totale degli addetti. Questo vale sia per gli apprendisti che per coloro che sono in naspi da almeno 6 mesi

Commento: le tre finte causali in pratica consentono di prolungare sempre i contratti fino a 24 mesi
senza nessun vincolo. In fase di conversione il parlamento lo ha peggiorato estendendo la mancanza di
causale non solo alle proroghe ma anche ai rinnovi e ha cancellato il limite del 20% dei somministrati in
alcune categorie. Invece di dare stabilità al lavoro il governo punta alla precarietà permanente dando
la possibilità alle aziende di aggirare le leggi e fare quello che vogliono

Vengono prorogati fino al 31 dicembre 2023 per le aziende che hanno almeno 1000 dipendenti, per consentire la piena attuazione dei contratti stipulati entro il 31 dicembre 2022 e non ancora conclusi.

I contratti espansione prevedono, sulla base di accordi aziendali, che i lavoratori possono essere prepensionati fino a 5 anni prima del limite con oneri a carico totalmente all’azienda.

Per sostenere l’occupazione giovanile ai datori di lavoro privati è riconosciuto, a domanda, un incentivo per un periodo di 12 mesi, nella misura del 60 per cento della retribuzione mensile lorda imponibile ai fini previdenziali, per le nuove assunzioni, effettuate dal 1 giugno fino al 31 dicembre 2023 a condizione che:


a) che alla data dell’assunzione non abbiano compiuto 30 anni di età;
b) che non lavorano e non sono inseriti in corsi di studi o di formazione;
c) che siano registrati al Programma Operativo Nazionale “Iniziativa Occupazione Giovani”.

Le aziende che si trovano in crisi o in riorganizzazione e che non siano riuscite a completare i piani nel 2022 possono utilizzare la cig fino al 31 dicembre 2023 al fine di salvaguardare i livelli occupazionali e di competenze.

Sono consentite fino a 15000€ (prima era 10000€) anno nei settori dei congressi, fiere, stabilimenti termali e parchi divertimento.
Riguarda anche le aziende degli stessi settori fino a 25 lavoratori subordinati.

Commento: si tratta della estensione dei voucher in settori dove già straripa il lavoro irregolare.

Per i periodi di paga dal 1 luglio al 31 dicembre 2023 ci sarà un esonero di 4 punti senza effetti sul rateo di 13°. Per i redditi fino a 25.000 € anno l’esonero passerà dal 3% al 7 %, mentre per i redditi fino a 35000 € l’esonero passerà dal 2% al 6%.

Commento: la misura è comunque positiva perché mette qualche soldo nelle tasche dei lavoratori.
Non si tratta però della riduzione del cuneo fiscale, come sbandierato, ma della riduzione dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori. Nel tempo questo potrebbe creare qualche problema all’Inps che vedrà aumentare il proprio deficit (anche se teoricamente lo Stato dovrebbe ripianarlo) che potrebbe essere scaricato sulle pensioni. Va aggiunto che questo esonero diminuisce in quanto si pagano poi le tasse perché aumenta l’imponibile fiscale. Infine è una misura al momento transitoria, si vedrà poi se verrà confermata nel 2024.

(articolo aggiunto) Per garantire la stabilità occupazionale e sopperire alla mancanza di offerta di lavoro, ai lavoratori del settore turistico e termale, è riconosciuto per il periodo 1 giugno 2023 al 21 settembre 2023 un integrativo speciale pari al 15% della retribuzione in relazione al lavoro straordinario e il lavoro notturno. Tale integrativo vale per i redditi fino a 40.000 € per il 2022 e deve essere richiesto dal lavoratore.

Commento: sembra lo specchietto per le allodole in quanto la detassazione dura solo 4 mesi. Lo scopo
sembra quello di incentivare il lavoro in questi settori. Il problema vero però è che bisogna aumentare
gli stipendi reali e diminuire la precarietà.

Limitatamente al periodo d’imposta 2023 non concorrono a formare il reddito il valore dei beni ceduti e dei servizi prestati ai lavoratori dipendenti con figli a carico, nonché le somme erogate o rimborsate ai medesimi dai datori di lavoro per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e del gas naturale entro il limite complessivo di euro 3.000.
Per tutti gli altri lavoratori senza figli a carico la soglia rimane 258,23 € e questa è una netta disparità.

Per il settore privato lo Smart Working (lavoro agile) è prorogato fino al 31 dicembre 2023 per i lavoratori fragili e per coloro che hanno figli fino a 14 anni.
Per il settore pubblico la proroga vale fino al 30 settembre 2023 solo per i lavoratori fragili.

Commento: sono due nuovi articoli aggiunti in sede di conversione. Nonostante la legge proroga il lavoro agile, con differenze tra pubblico e privato, le aziende cominciano a trovare le scappatoie per renderlo più difficile.
Alcune aziende impugnano accordi aziendali (peggiorativi) che limitano le giornate di lavoro agile.
Altre aziende stanno richiamando i lavoratori con la scusa di esigenze tecnico organizzative, cosa purtroppo prevista sia dalla legge 81/2017 costitutiva del lavoro agile sia dal protocollo di intesa sindacati confederali e Confindustria del 7-12-2021 a cui tutte le leggi successive fanno riferimento.

Per qualsiasi informazione scrivere a cub.legnano@gmail.com

Luglio 2023

CUB Legnano

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