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Manifestazione nazionale per la giustizia sociale e climatica

Sabato 17 giugno a Bologna si sono dati appuntamento svariate centinaia di lavoratori e cittadini, provenienti dai movimenti di lotta sul territorio, dall’associazionismo e rappresentanti dei sindacati di base che hanno dato vita a una giornata di manifestazione per lanciare un appello all’unità d’azione rispetto alle comuni lotte per la giustizia sociale e climatica, in un momento ‘cruciale’ per l’Italia e il futuro di milioni di lavoratori. Uniti per proporre un modello sociale alternativo a quello imposto dal capitalismo, dal neo liberismo e dallo sfruttamento senza regole di ambiente e persone, che ci ha condotti ai disastri a cui assistiamo. Non ultimo per ribadire la contrarietà alla partecipazione a una guerra senza senso alcuno se non quello di arricchire coloro che ne traggono enormi guadagni, in primis gli speculatori internazionali. E da cui invece le persone comuni e i lavoratori subiscono solo e soltanto danni e impoverimento generalizzato, a partire dalle popolazioni ucraine, vittime della guerra e dei suoi effetti devastanti che perdureranno a lungo

A Bologna la Cub ha partecipato portando in piazza molti lavoratori e lavoratrici provenienti da diverse città e territori, insieme ad molti altri in rappresentanza di SGB, ADL, USI-CIT e SI-COBAS, e ai lavoratori della GKN di Firenze, per opporsi e respingere tramite una mobilitazione permanente, di massa e unitaria l’attacco che da decenni è portato contro le classi popolari, con un’accelerazione negli ultimi due decenni ora esasperata dall’economia di guerra e da livelli di inflazione che non consentono più a milioni di persone di condurre un’esistenza dignitosa.
Tre le questioni principali da perseguire, attraverso scioperi, manifestazioni e attività sui territori: la questione salariale e del reddito, inadeguato e tenuto a livelli che non reggono con la realtà; la salvaguardia dell’ambiente, vittima come i lavoratori di logiche di sfruttamento che non tengono conto di nulla se non del profitto; infine l’opposizione al proseguire della guerra nell’est Europa, scegliendo invece di destinare fondi, risorse e investimenti a favore delle urgenti necessità di lavoratori e tutela del territorio.

Vanno tutelati scuola, sanità e trasporti pubblici, va messo in sicurezza il territorio, anziché fantasticare su opere mastodontiche e inutili come il ponte sullo Stretto, la Tav e altri simili progetti che produrranno milioni di metri cubi di cemento riversati a soffocare territori e intere comunità, impoverendole e non apportando reali benefici.
Il governo deve predisporre una politica economica e fiscale che davvero sia volano per il lavoro e per il miglioramento delle classi più povere, spesso completamente escluse dagli eventuali benefici derivanti dalle varie manovre finanziarie, ultimo esempio il decreto del 1 maggio.
Va arginato il tentativo sempre meno nascosto di modificare l’impianto costituzionale, con spinte sempre più evidenti all’autoritarismo e al federalismo, di cui sconterebbero le conseguenze più nefaste proprio le regioni già meno avanzate dal punto di vista economico e del sistema di welfare.
Va inoltre completamente cambiato il modo di gestire i flussi migratori, che sono solo la conseguenza più visibile di uno sfruttamento forsennato che da secoli viene inflitto ai paesi da cui provengono uomini, donne e bambini che sbarcano sulle nostre coste o tentano di attraversare le frontiere via terra.

Per questo l’appello lanciato sabato 17 giugno a Bologna resta quello di avviare un percorso comune superando le frammentazioni, con l’intento di costruire una piattaforma rivendicativa con chiari connotati di classe, che riparta e ampli quella dello sciopero generale del 2 dicembre 2022.

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