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NUOVO CCNL PUBBLICO IMPIEGO

Il nuovo contratto nazionale, con i suoi inadeguati aumenti tabellari, lascia irrisolta l’emergenza salariale dei lavoratori che non percepiscono varie indennità, tanto meno quelle destinate alle vecchie PO, ora rinominate EQ (Elevata Qualificazione). Di seguito le proposte avanzate da Cub Pubblico Impiego di Milano e provincia

E’ un dato l’emergenza salariale accentuata dalla ripresa degli aumenti dei prezzi causata dalla speculazione sulle materie prime, per cui riteniamo occorra affiancare alla mobilitazione nazionale dello SCIOPERO DEL 2 DICEMBRE, che chiede al Governo scelte diverse, una lotta per recuperare salario, anche a livello decentrato, pur in presenza dei margini di trattativa ristretti presenti nel nuovo CCNL.
Gli stanziamenti aggiuntivi al fondo salario accessorio, previsti dall’art. 79 del prossimo CCNL, disponibili dal 2023, debbono essere utilizzati in maniera diversa da quella ipotizzata da alcuni articoli del nuovo contratto. Di fronte della scelta dei firmatari CGIL,CISL,UIL e CSA di premiare e accontentare limitate fasce di lavoratori attraverso ennesime indennità specifiche per alcune figure di categoria D, che potranno arrivare fino a 18.000 € annui raddoppiando di fatto il loro stipendio, piuttosto che per remunerare limitate fasce di lavoratori mediante i differenziali economici (vecchie progressioni orizzontali) ormai applicabili a un numero ristretto di lavoratori, è necessario e indispensabile percorrere altre strade.

La CUB PI propone alcune precise richieste atte a tutelare l’insieme dei lavoratori, ancor più in una situazione eccezionale nel rapporto negativo tra costi e salari: Per prima la richiesta di utilizzare prevalentemente le risorse destinate al fondo del salario accessorio partendo dalle categorie più basse, che non godono dei consistenti salari, irrobustiti da ulteriori emolumenti e indennità riservati alle PO e che sono maggiormente colpite dal carovita.
Qualora vi siano nel fondo ulteriori disponibilità economiche, dopo aver aumentato il salario accessorio, la priorità va data a promuovere i “differenziali economici” (le vecchie progressioni orizzontali) con una prevalenza per le categorie A, B, C.
Siamo nettamente contrari a usare fondi del salario accessorio per finanziare il welfare aziendale. Siamo altrettanto contrari a utilizzare le risorse del salario accessorio per finanziare indennità di particolari responsabilità e di funzione, che destinano molti soldi a pochi noti e che spesso nascondono esclusivamente pratiche di favori e clientele.
La possibilità di partecipare, anche per i lavoratori sprovvisti del titolo di studio, ai concorsi pubblici con una quota riservata al 50% dei posti disponibili, possibilità che consentirebbe di sanare definitivamente quelle situazioni in cui i lavoratori svolgono di fatto le mansioni della fascia superiore, è finalmente una buona notizia ma per farlo occorrono le assunzioni necessarie e non le poche toppe finora perpetrate dalle amministrazioni pubbliche.

Il lavoro agile: è negativa la nostra valutazione sulla parte dell’accordo nazionale rispetto al lavoro agile, chi lavora in smart working infatti rimane privo dei necessari diritti, sobbarcandosi maggiori costi e ulteriori responsabilità, tra cui la sicurezza nel luogo del lavoro agile e gli oneri sulla riservatezza dei dati trattati durante il lavoro agile (vedi GDPR).

Milano, 24/11/2022

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