Il giorno 24.11.2022, una delegazione della Cub è stata ricevuta dai rappresentanti del Gabinetto del Presidente del Consiglio a Palazzo Chigi, a seguito della recente richiesta di incontro e intervento in ordine a:
1) Necessità di una urgente modifica della Legge Fornero
La famigerata Riforma, infatti, oltre a intervenire sull’allungamento dell’età pensionabile, ha limitato le possibilità per i lavoratori licenziati illegittimamente di essere destinatari di una sentenza di reintegra e, nella maggioranza dei casi, ha ridotto a soli 12 mesi l’indennizzo che il datore di lavoro deve versare al proprio dipendente illecitamente espulso dal lavoro e destinatario di un pronunciamento del Giudice che dispone il suo rientro in servizio.
Dunque solo 1 anno di indennizzo e indipendentemente dal tempo trascorso senza stipendio (…talvolta 7-8 anni!) in attesa di un esisto favorevole del contenzioso instaurato: una disposizione ben diversa dal passato in cui la norma prevedeva che il Giudice del Lavoro, a fronte dell’accertamento di un illegittimo licenziamento, condannasse il datore di lavoro al pagamento di tutte le retribuzioni maturate dal lavoratore dal giorno dell’espulsione dal lavoro al giorno della sentenza di reintegra.
Inoltre la Cub ha fatto presente ai rappresentanti del Presidente del Consiglio che l’inaccettabile misura introdotta dalla Riforma Fornero non esclude che il lavoratore licenziato illegittimamente e reintegrato in servizio, nel caso che abbia fruito di alcune prestazioni di ammortizzazione sociale dopo l’espulsione dal lavoro, sia raggiunto dalla pretesa dell’Inps di restituzione degli interi importi di mobilità/Naspi e di Cigs ricevuti. In altre parole la Cub ha denunciato il fatto che da oltre 10 anni, nel silenzio assenso del Parlamento e dei Governi che si sono succeduti, la norma preveda che la “sanzione”, un tempo stabilita per il datore di lavoro che espelleva illegittimamente un proprio dipendente dal servizio, sia stata trasferita sul lavoratore stesso che subisce l’arbitraria e illecita decisione del datore di lavoro, con l’aggravante che l’eventuale sostegno al reddito ricevuto dal dipendente ed erogato dall’Inps sia richiesto per intero dall’Istituto previdenziale!
2) Urgenza che la nuova Legge Finanziaria preveda una modifica alla norma varata dal Governo Draghi con cui si prevedeva un taglio del 25% del sostegno complessivamente erogato (cigs+Fondo) a ciascun dipendente AZ per il 2023
Tale drastica e inaccettabile riduzione, oltre a rappresentare un precedente minaccioso per la categoria dei lavoratori del comparto aereo-aeroportuale, ove si prevede che gli ammortizzatori sociali siano integrati dal Fondo suddetto affinché la prestazione complessiva (Cigs/Naspi/solidarietà+Fondo) sia pari all’80% della retribuzione percepita da ogni dipendente in servizio, era stata disposta dal Ministro Orlando su sollecitazione dell’ex-Presidente di ITA Alfredo Altavilla, convinto che un abbattimento del sostegno al reddito destinato ai dipendenti lasciati in Alitalia avrebbe fatto meglio “digerire” l’offerta di assunzione nella nano-compagnia, pensata da Draghi, con una riduzione delle retribuzioni fino al 40% (…ovviamente l’abbattimento delle retribuzioni era previsto per i dipendenti di Ita ma non per il suo Presidente e per il suo Amministratore Delegato).
Inoltre la Cub ha fatto presente che se si realizzasse il taglio citato della prestazione complessiva del sostegno al reddito dei dipendenti AZ, di fatto si azzererebbe o quasi l’integrazione del Fondo per i dipendenti AZ di terra, determinando una pesante discriminazione all’interno dello stesso settore e inferta proprio sui redditi più bassi da un inaccettabile taglio lineare della prestazione.
In merito a tale questione la Cub ha sottolineato la necessità che l’erogazione della Cigs sia prevista dal Governo anche per il 2024 e 2025 per i circa 4500 lavoratori rimasti alle dipendenze di Alitalia sai in A.S., in attesa che i Piani di impresa delle società in cui è stata smembrata la ex Compagnia di bandiera, prevedendo la riassunzione (…tutta da verificare!) dei lavoratori espulsi dal lavoro durante i processi di cessione delle attività AZ ad ITA, Atitech e Swissport Italia possano rioccupare il personale scaricato dalla ex-Compagnia di bandiera.
3) Impellenza per l’avvio di un confronto sullo stato dell’intero comparto aeroportuale e del suo assetto, dato che, dopo la crisi pandemica, si è registrata, nonostante una ripresa degli indici di traffico passeggeri e merci, un aumento dello sfruttamento dei lavoratori, del lavoro povero, della precarietà, dell’utilizzo strumentale degli ammortizzatori sociali, nonché un ritardo (fino a 6 anni!) del rinnovo dei contratti degli addetti dell’handling e del catering scaduti da oltre 6 anni, come denunciato con 4 scioperi nazionali indetti anche dalla Cub Trasporti e partecipati dagli addetti del settore, da nord a sud del nostro Paese.
I rappresentanti del Governo nel prendere atto di quanto esposto a Palazzo Chigi dalla delegazione della Cub, si sono riservati delle valutazioni nel merito alle questioni sollevate, dichiarandosi disponibili a riscontrare quanto posto nell’incontro sia per quanto riguarda le tematiche più generali che quelle inerenti i lavoratori del Comparto Aereo-Aeroportuale e di Alitalia.
Prima della fine dell’incontro la delegazione della Cub ha manifestato l’interesse a proseguire il confronto su numerose altre questioni che necessitano di dedicati approfondimenti su Sanità (è stato sottolineato l’invio di una richiesta di incontro in ordine alla proposta di internalizzazione dei servizi esternalizzati, spesso basati sull’utilizzo fraudolento del lavoro precario e sul ricorso alle cooperative), Scuola, Pensioni, Trasporti, pur esistendo significative distanze sulle politiche adottate e sugli obiettivi che l’Esecutivo si è dato, in ordine all’aumento delle spese militari e al coinvolgimento dell’Italia nella guerra, al taglio del reddito di cittadinanza, alle politiche fiscali, alla gestione dei migranti, all’autonomia differenziata e altre ancora: TUTTE QUESTIONI POSTE ALLA BASE DELLO SCIOPERO GENERALE DEL 2.12.2022, proclamato prima delle recenti elezioni ma su cui, per molti aspetti, si registra un’allarmante continuità nelle strategie adottate dal Governo attuale rispetto all’Esecutivo Draghi.
26 novembre 2022
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