In centinaia a Pontedera contro discariche e inquinamento: Sabato 4 marzo una grande manifestazione per Valdera e Pontedera ha attraversato le strade cittadine con delegazioni di movimenti ambientalisti e antimilitaristi (il No base di Pisa) provenienti da altre città della Toscana, di sindacati di base come Usb, Sial Cobas e Cub
“Le discariche non sono la risposta giusta perché esistono soluzioni alternative, basta solo volerle trovare finanziandole adeguatamente. Come lavoratori – riporta il comunicato dei delegati e lavoratori indipendenti di Pisa – siamo consapevoli del ricatto al quale siamo stati sottoposti nel tempo quando la difesa del lavoro era anteposta a quella della salute, della sicurezza, del diritto a vivere in luoghi non inquinati per non trovarci noi stessi vittime dei disastri ambientali. Molto deve fare la Regione Toscana, urge non solo ritirare le determine e gli atti favorevoli a nuove discariche, serve un piano dei rifiuti a bassissimo impatto ambientale senza ricorrere a soluzioni che non tengano conto della salvaguardia e valorizzazione dei territori.
Federico Giusti, Cub Pisa, commenta così il partecipato corteo di sabato: “Si è da poco conclusa una grande manifestazione a Pontedera con circa 700 cittadini che hanno manifestato contro le discariche, l’inquinamento, per il ritiro di tutti gli atti degli enti locali che favoriscono l’apertura di nuove discariche. Prima della manifestazione alcuni esponenti di Fratelli d’Italia alla ricerca di consensi e visibilità (è facile fare gli ambientalisti quando non governano nei Comuni salvo poi assumere posizioni diametralmente opposte al Governo nazionale) sono stati invitati a lasciare la piazza e allontanati senza violenza alcuna. Davanti alla devastazione dell’ambiente e alla difesa della salute pubblica non sono accette speculazioni politiche da qualsiasi parte provengano. Le foto della manifestazione parlano da sole della gioiosa e combattiva giornata di lotta come non se ne vedevano da tempo a Pontedera!”
MEDICINA E SICUREZZA DEL LAVORO
Prendendo spunto dalla testimonianza dei lavoratori e delegati Cub di Pisa, approfondiamo alcuni aspetti che riguardano la tutela della salute e della sicurezza nel mondo del lavoro e in generale di quanto compete alla disciplina della medicina del lavoro
La medicina del lavoro dovrebbe prevenire, diagnosticare e alla fine curare le malattie professionali. La salvaguardia della salute del lavoratore, o della lavoratrice, negli ambienti di lavoro è affidata a protocolli sanitari facenti parte dei documenti di valutazione del rischio a carico del datore di lavoro. Nei luoghi di lavoro si parla, dal 2008, impropriamente di benessere organizzativo la cui nozione è definita dai siti ministeriali nei seguenti termini: benessere fisico, psicologico e sociale di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori che operano al suo interno. Studi e ricerche sulle organizzazioni hanno dimostrato che le strutture più efficienti sono quelle con dipendenti soddisfatti e un “clima interno” sereno e partecipativo. La motivazione, la collaborazione, il coinvolgimento, la corretta circolazione delle informazioni, la flessibilità e la fiducia delle persone sono tutti elementi che portano a migliorare la salute mentale e fisica dei lavoratori, la soddisfazione degli utenti e, in via finale, ad aumentare la produttività.
(in merito si veda Benessere organizzativo – Miur).
Benessere organizzativo, in quali termini?
Il datore di lavoro, pubblico o privato che sia, dovrebbe occuparsi direttamente di tutte le situazioni atte a favorire un clima sereno ove svolgere le attività lavorative all’insegna della partecipazione attiva del personale dando vita a una sorta di filiera della sicurezza alla quale partecipano figure aziendali e altre elette o nominate dalle rappresentanze dei lavoratori. La filiera della sicurezza in realtà vede le figure dei Rappresentanti lavoratori\trici alla sicurezza (RLS) subordinate al datore e al suo rappresentante alla sicurezza, gli Rls si limitano sovente a sottoscrivere Dvr (documenti di valutazione del rischio) redatti da altri e sui quali intervengono nel migliore dei casi in termini minimali, non hanno effettivo potere contrattuale e nella stragrande maggioranza dei casi sono figure tecniche e non conflittuali. Molti Rls non sottoscrivono i DVR come forma di protesta o prendono atto dei documenti senza verificarne le ricadute pratiche.
Benessere organizzativo è strumento datoriale per scongiurare ogni elemento di conflittualità nei luoghi di lavoro, conflitto su materie per altro ormai fuori da ogni contrattazione come ritmi, orari e tempi di lavoro, modalità organizzative e gestionali, non a caso due sono i concetti cardine: flessibilità della prestazione e soddisfazione dell’utenza. Al centro del Benessere organizzativo non c’è il lavoratore ma il servizio da erogare e l’accrescimento della produttività, avviene una sorta di rovesciamento del problema, non si affrontano le problematiche reali che riguardano la forza lavoro ma si sposta in toto il punto di vista aziendale.
Le parole hanno la loro rilevanza, se per benessere intendiamo condizioni atte a favore flessibilità e produttività non saranno invece queste ultime la causa di tanti problemi e malesseri? Oggi le condizioni di lavoro sono all’insegna di precarietà, flessibilità, non si parla dell’aumento dei ritmi, del rispetto solo formale delle normative in materia di salute e sicurezza. I tempi di lavoro poi, dilatatisi attraverso le whatsapp aziendali, sono fuori da ogni seria considerazione, il diritto alla disconnessione per chi opera in modalità agile bypassato da continue e inderogabili esigenze aziendali, le mansioni in continuo aumento con continue richieste imposte da un’organizzazione ormai da tempo fuori da ogni contrattazione sindacale.
Ambiente e condizioni lavorative oggi
La medicina del lavoro dovrebbe garantire il mantenimento in salute della forza lavoro e vigilare sulla condizione di salute con la prevenzione di rischi legati ad agenti chimici, agli agenti fisici (rumore, vibrazioni e microclima) a quelli biologici fino ai rischi psico sociali…
Molti lavoratori oggi vivono una condizione umana e psicologica allarmante, non sono casi certo isolati quelli che vedono il dipendente costretto a ricorrere a cure per mantenersi il posto. Per illudere la forza lavoro si descrivono i luoghi della produzione di un tempo confrontandoli con quelli odierni, si vuol far credere che non ci sono più i rischi di un tempo senza mai indagare la condizione reale odierna e i fattori di rischio reali legati a una produzione intensiva, allo sgretolamento della contrattazione sindacale che permette ai datori di intervenire con atti unilaterali e imporre la loro gestione con il ricatto dei codici di comportamento e l’obbligo di fedeltà aziendale. Molti degli interventi datoriali sono finalizzati non alla salute del dipendente ma ad evitare in futuro cause e richieste di risarcimento, interventi delle autorità preposte al rispetto della sicurezza che in caso di controlli e accertate violazioni ricorrono a sanzioni di vario genere.
Nel corso degli anni infortuni e morti sul lavoro sono cresciuti e molte malattie professionali riscontrate, se oggi registriamo maggiore attenzione da parte datoriale verso alcune problematiche, questa attenzione non è finalizzata a rendere meno gravosa l’attività produttiva visto che ogni accordo aziendale è finalizzato all’aumento della produttività e in sostanza allo sfruttamento intensivo della forza lavoro.