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Sabato 29 ottobre commemorazione per Osvaldo Pesce

Sabato 29 ottobre alle ore 16
Presso la sala del Circolo Familiare di Unità Proletaria, viale Monza n.140 (nei pressi della fermata metro MM1 Gorla).
A un anno dalla sua scomparsa
“Ricordando Osvaldo Pesce, dirigente politico schierato a fianco dei lavoratori, a sostegno dei popoli contro ogni imperialismo, per un’Europa unita e indipendente, per una società senza sfruttati”.
Introdurrà Andrea Acierno caporedattore del blog Pennabiro

Interventi di: Bruno Casati, presidente del circolo Concetto Marchesi –Domenico Galbiati, consigliere nazionale di Politica insieme – Aldo Giannuli, storico e saggista – Walter Montagnoli, della segreteria nazionale della Confederazione Unitaria di Base – Paolo Pinardi, presidente dell’associazione Enrico Berlinguer di Milano – Iglis Restani, responsabile politico del Partito Comunista Unificato d’Italia – Giuseppe Sacco, Ordinario di Relazioni e Sistemi Economici Internazionali. A seguire altri interventi.


Chi era Osvaldo Pesce
Nel 1956, non ancora diciottenne, si avvicinò alla FGCI, per poi aderire allo stesso PCI, ma non divenne un disciplinato burocrate di partito senza capacità critica. Nel 1959 incominciò a lavorare al mercato ortofrutticolo di Milano nella “Cooperativa partigiani” e entrò a far parte sia della cellula del partito, come responsabile dell’organizzazione, sia della commissione interna, per la CGIL. Ma già nel 1962 decise di entrare in un movimento di ribellione alla linea togliattiana riunito attorno al periodico “Viva il leninismo”, presto soffocato dalla repressione interna. E Osvaldo, che non intendeva smettere di contestare la linea ufficiale del partito, andò avanti per conto suo, e promosse a sue spese una pubblicazione che distribuì al teatro Smeraldo in occasione di un discorso di Palmiro Togliatti. Questo gesto non sfuggi ad alcuni osservatori internazionali, e ne conseguì un invito in Cina, alle celebrazioni del 1° ottobre 1963, anniversario della fondazione della Repubblica Popolare. Il che provocò un’ulteriore reazione dei dirigenti del PCI: poche settimane dopo il suo ritorno dalla Cina gli fu offerto di evitare di rendere pubblico il suo dissenso in cambio di promesse di carriera. Al suo rifiuto venne radiato dal partito.
Ma il 14-16 ottobre 1966, Osvaldo era a Livorno, dove venne costituto il Partito Comunista d’Italia (marxista-leninista) e l’anno dopo sul palco principale alle celebrazioni di Piazza Tienanmen. Finché, una delegazione del PCd’I (m-l) ufficialmente invitata dal PCC, composta da Pesce e Dino Dini, membro dell’Ufficio Politico e del CC, incontrò Mao Zedong, ed ebbe con lui una lunga conversazione sul quadro internazionale e anche su quello italiano. Era il 13 agosto del 1968, nel pieno della crisi cecoslovacca, solo una settimana prima dell’invasione da parte delle truppe del Patto di Varsavia. Eppure, con una certa sorpresa da parte di Osvaldo, Mao volle parlare non solo del Maggio parigino, ma – forse perché aveva di fronte un interlocutore italiano – anche degli strani “maoisti” che si erano manifestati a Roma ai primi di marzo di quell’anno (nelle violenze note in Italia come i disordini di Valle Giulia) e che il “Grande timoniere” sembrava non aver dubbi fossero agenti di qualche potenza occidentale.
“Alla fine degli anni settanta – racconta Giuseppe Sacco – Osvaldo Pesce è un uomo nella cui maturazione intellettuale e morale un ruolo decisivo aveva giocato l’aver potuto seguire da un punto di vista del tutto privilegiato i grandi e dolorosi sconvolgimenti avvenuti in Cina, con la Rivoluzione Culturale e in Italia con gli anni di piombo; sconvolgimenti che annunciavano il declino dell’età delle ideologie ma che in Osvaldo non portarono a nessun affievolimento dell’impegno, dell’attività, e ancor meno dell’ostinata ricerca di una dimensione etica nella politica”. Ricerca che gradualmente si estese a prendere in considerazione anche altre dimensioni da Osvaldo sino ad allora trascurate dell’impegno civico ed etico. Dimensioni più tradizionali della società italiana, che portarono ad un nuovo e più complesso arricchimento della sua personalità e del suo attivismo, e che – pur se in maniera non consapevole e ancor meno coordinata – appaiono, viste col beneficio della lunga prospettiva, come protagoniste di un processo non molto dissimile da quello che, all’altro estremo del mondo, ha sempre più connotato con “caratteristiche cinesi” il socialismo dell’ex Impero di Mezzo.
Osvaldo negli anni successivi continuò a subordinare il proprio interesse personale a quello collettivo e organizzò la propria vita professionale e quella politica, riuscendo a seguire entrambe con la medesima passione. Scelse di lavorare con una grande società commerciale, che gli aveva affidato mansioni ispettive nella sua rete nazionale. Per Osvaldo questo significò poter viaggiare senza sosta in tutta la Penisola e tenere così i contatti con gli sparsi gruppi che aderivano al Partito di cui egli era il leader naturale, il PCd’I (marxista–leninista) poi divenuto il Partito Comunista Unificato d’Italia, in seguito ad una fusione con altri gruppi.
“Pesce – descrive Sacco – non cesserà mai di credere nel comunismo come forma di organizzazione razionale della società, e di dichiararsi comunista. Ma chi lo conosceva bene non poteva notare che dall’inizio del nuovo secolo il suo orizzonte esplorativo andava, anche in virtù dell’evidenza dei fatti, allargandosi verso orizzonti meno contrassegnati da elementi ideologici rivoluzionari. Era una ricerca in gran parte introspettiva, che però egli non esitava a tradurre in impegno concreto, anche se non più nella dimensione internazionale che sino ad allora aveva caratterizzato la sua azione”.
Degli ultimi anni sono le collaborazioni con le forze cattoliche impegnate nel sociale: Dapprima a livello regionale, con Don Walter Magnoni, responsabile della Pastorale del lavoro della Diocesi milanese che negli ultimi dieci anni ha svolto attività tendenti ad attenuare l’impatto delle molte chiusure di aziende e a sostenere piccole attività con forme di micro-credito e gli stessi lavoratori con formazione mirata e riqualificazione.

(Estratto da “L’impegno morale di Osvaldo Pesce” di Giuseppe Sacco)

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