Numerose sentenze restano lettera morta per volontà politica del legislatore, è il caso del pagamento del Trattamento di Fine Servizio (TFS) ritardato di anni per il personale della Pubblica amministrazione.
Un anno fa, ne abbiamo già parlato in altri articoli, la Corte Costituzionale aveva stabilito che il ritardo con cui viene erogato il Trattamento di Fine Servizio ai dipendenti pubblici risulta illegittimo e anti costituzionale. La Corte ha chiesto al legislatore di intervenire e con gradualità rimuovere questo inaudito differimento che nasce dalle politiche di austerità degli scorsi anni e in buona parte ancora vigenti.
Il personale pubblico è stata la vittima sacrificale di scelte che a rigor di logica sono in aperto contrasto con i principi guida della Carta, attendere anni prima del pagamento del TFS è un esempio lampante di un trattamento iniquo e diseguale tra lavoratori pubblici e privati, la cronica disattenzione del Governo per la tutela dei diritti della forza lavoro è confermata dalla assenza di provvedimenti legislativi pur richiesti dalla Corte Costituzionale
Si allontana quindi qualsivoglia soluzione ragionevole e in tempi rapidi proprio per la volontà del Governo di far cassa e risparmiare negando tuttavia dei diritti acquisiti.
Una soluzione all’orizzonte, e già ampiamente praticata, è quella dell’ennesimo accordo con le Banche per l’anticipo del TFS con interessi a carico del singolo lavoratore, prestiti bancari insomma a conferma che ledendo diritti si alimentano al contempo gli interessi del capitale finanziario.
I lavoratori devono pagare interessi per un prestito su somme che spetterebbero loro per diritto, Il TFS è della forza lavoro, salario differito e non un capitale di proprietà dell’INPS,
Gli ostacoli non sono insormontabili, sarebbe sufficiente la volontà politica di assicurare trattamenti equi e non diseguali e al contempo assumere personale personale all’ INPS.
A questo punto il ricorso ad azioni legali diventa la sola arma percorribile visto che non esiste spazio di mediazione con un Governo indisponibile a trovare perfino soluzioni parziali e insoddisfacenti come stabilire un tetto massimo di 18 mesi oltre il quale non andare per la erogazione del TFS.
Alcune associazioni di categoria avevano proposto, fin troppo benevoli con il capitale finanziario e assai meno verso la finanza pubblica, di far pagare all’INPS gli oneri del prestito bancario. Insomma la confusione regna sovrana e il personale della Pa continua ad essere la vittima sacrificale di questa surreale situazione creata ad arte dalla ignavia della politica e dagli interessi del capitale finanziario.
Nuovi favori alle banche: i lavoratori pagano di tasca loro
Un anno fa la sentenza della Corte Costituzionale che chiedeva al governo di procedere in tempi ragionevoli, anche se non immediati, alla soluzione del problema ponendo fine al differimento della corresponsione del TFS per il personale della Pubblica amministrazione che, al contrario del privato, deve attendere anni prima di percepire questo salario differito che è dei lavoratori e delle lavoratrici
Dopo un anno, infatti, arriva la prima rata da 50mila euro, la seconda (tra i 50mila e i 100mila euro) arriva dopo due anni e la parte restante (se supera i 100mila euro) arriva dopo tre anni.
Chi usufruisce di un’uscita anticipata della pensione è costretto ad aspettare i 67 anni per ottenere tutta la liquidazione.
La Ragioneria dello Stato, nel Marzo scorso, aveva chiesto al Governo di fermare due proposte di legge presentate da parlamentari della maggioranza e dell’opposizione, per ridurre da un anno a tre mesi il tempo di pagamento della prima rata del Tfs, aumentandone l’importo da 50mila a 63.600 euro.
L’intervento della Ragioneria dello Stato, per altro in palese contrasto con i dettami costituzionali, era legato ai costi, di circa 3,8 miliardi di euro all’anno, che avrebbe avuto ripercussioni immediate sulla tenuta dei conti pubblici specie ora che la UE ha avviato la procedura di contestazione al nostro paese per il mancato rispetto dei tetti comunitari al debito pubblico.
Il personale della P.A. in pensione se vuole l’anticipo del TFS deve rivolgersi alle Banche pagando una cifra vicina ai 2000 euro di interessi.
La soluzione all’orizzonte è la solita scelta indecorosa ossia rinnovare la convenzione con le Banche e scaricare gli oneri sui pensionati che per avere in tempi giusti il loro TFS dovranno chiedere un prestito sul quale pagheranno gli interessi.
Una autentica vergogna in questo fine luglio 2024.
Pisa, 31 luglio 2024
CUB Pisa