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Torino: Facciamo il punto sull’appalto Reference

Il primo aprile 2024 è iniziato il nuovo appalto Reference: le lettere con la presa di servizio da sottoscrivere sono arrivate nel pomeriggio del 29 marzo e, per i lavoratori che sono stati assorbiti dalla cooperativa CAeB, con la richiesta di firmare la lettera di assunzione nella giornata medesima, quindi lasciando margine nullo per la verifica e l’eventuale contestazione (errori nell’indicazione dei turni, nel calcolo delle percentuali di part-time…).

Unica certezza: il colpo di mano delle coop vincitrici (questa volta sono due, consociate in un RTI, Coopculture e CAeB, unico soggetto partecipante alla gara, con buona pace della concorrenza tanto richiesta dall’Europa!).
Il capitolato prevedeva postille che portassero all’applicazione del CCNL Federculture, contratto di riferimento per il settore, al posto del contratto del commercio in vigore fino all’appalto appena scaduto. Le due coop, però, hanno inquadrato tutti al I livello della II fascia, un livello bassissimo, corrispondente in sostanza a un B3 del pubblico impiego (anche se la correlazione diretta era presente nel vecchio contratto federculture e non più nell’ultimo aggiornamento), livello per il quale dovrebbe essere richiesto il solo obbligo scolastico e non le lauree specialistiche, i corsi di formazione e l’esperienza pregressa, come specificato nell’appalto. Aggiungiamo anche che nel contratto del pubblico impiego, università e ricerca, il lavoro in biblioteca non è previsto per la categoria B (che adesso si chiama “Operatori”) ma compare tra le mansioni dai Coordinatori (ex C) in su. Le fasce del contratto stabiliscono le mansioni, i livelli descrivono il livello di autonomia ed esperienza acquisita: riconoscere il primo livello significa quindi cancellare l’anzianità di servizio spesso pluridecennale (anche perché nel federculture non esistono gli scatti di anzianità) e la complessità delle mansioni richieste e fornite.

È necessario spiegare brevemente la genesi di come si è giunti a questa situazione inaccettabile e per farlo bisogna fare un passo indietro: nel precedente appalto tutti i/le nuov* dipendenti (e sono stati parecchi) sono stat* assunt* al IV livello del CCNL commercio al posto del III (nel commercio i livelli sono inversamente proporzionali allo stipendio) sostenendo fosse l’inquadramento corretto e che fossero i III ad essere sovrainquadrati. Questa decisione inoltre è stata contestuale alla crescita delle richieste dell’università in termini di formazione degli/delle addett*. Questa scelta della coop è stata ovviamente contestata, ma non essendo nel CCNL del Commercio descritto il nostro lavoro e le nostre mansioni, l’individuazione dell’inquadramento corretto non risultava così immediata (da qui la richiesta di passare al Federculture, anche per evitare il multiservizi che invece descrive mansioni quantomeno vicine alle nostre).

Quando è iniziata la trattativa per la nuova contrattualizzazione con il nuovo CCNL, la prima proposta delle coop è stata di dividere i dipendenti su tre scaglioni diversi: gli ex IV livelli alla I fascia ,la più bassa, gli ex III livelli seconda fascia I livello (il B3 di prima), gli ex II livelli (un piccolo gruppo di fortunati cui la coop in passato ha scelto di attribuire un livello più alto) seconda fascia II livello. La delegazione sindacale ha ovviamente contestato tale inquadramento, cercando di chiedere livelli adeguati su cui però ha trovato totale chiusura da parte delle coop, decidendo quindi di non firmare alcun accordo ma solo un verbale di trattativa nel quale sarebbe stato indicato un inquadramento I,II,III livello
della II fascia (quindi riuscendo almeno ad escludere la prima fascia), ma ribadendo anche come la divisione tra i nuovi e i vecchi assunti fosse iniqua a fronte delle stesse mansioni svolte e della formazione richiesta (ed anche a fronte del fatto che l’Università paga sempre la medesima cifra per ogni ora di servizio). Con un colpo di mano le coop stravolgono il verbale affermando che l’inserimento di tutti in I fascia fosse una richiesta sindacale volta proprio ad eliminare tale iniquità…

Ora, è altamente probabile che ci saranno ricorsi sia sul nuovo sia sul vecchio inquadramento e sarebbe forse il caso che anche l’università si muovesse perché in caso di sentenza positiva ne verrebbe coinvolta per mancata vigilanza sulle clausole contrattuali. Inoltre Unito, come si è detto, ha pagato la stessa cifra per un’ora svolta da un III e da un IV livello, con solo beneficio della coop.

Il livello proposto attualmente è parecchio più basso del precedente. È vero che lo stipendio non può essere abbassato e che quindi verranno aggiunte delle voci (RAE) che porteranno la paga oraria al livello precedente, ma tali voci non sono presenti su tutti gli istituti e col tempo perderanno valore (si tratta di cifre fisse, non di percentuali), un problema simile alle indennità sugli stipendi REAR.
Gli ex IV livelli ci guadagneranno qualcosa, è vero, mentre gli ex III, ovvero i dipendenti storici, ci perderanno parecchio e gli ex II, per arrivare al medesimo livello di prima, dovrebbero salire fino al II-III livello della III fascia (la più alta). Bisogna tener presente inoltre che per come è strutturato il contratto federculture di fatto prevede un maggior ricorso ai permessi non retribuiti, che dovrebbe essere compensato da una retribuzione maggiore.

All’origine di questo disastro cosa c’è? Un ribasso del 9,79% sulla base d’asta!

Chiunque legga i documenti di gara ne deduce che non si sarebbe potuti andare oltre l’8% di ribasso e questa riteniamo sia stata la scelta politica e strategica del cda, che decise di investire più soldi per avere un servizio migliore, più stabile con dipendenti inquadrati correttamente con il contratto di riferimento. Le coop sostengono invece di aver correttamente formulato l’offerta basandosi sulle tabelle ministeriali del costo del lavoro per Federcultuere, salvo poi lamentarsi, in trattativa, del fatto che l’Università paga troppo poco per inquadrare il personale su livelli più alti!
Una Follia! Hanno rinunciato a quasi 900.000 euro per essere certi di vincere una gara cui si sono
presentati solo loro. Come al solito, malgrado la retorica dominante, il rischio d’impresa è sempre
scaricato sulle spalle di lavoratrici e lavoratori. Rinunciare a 900.000 € significa aver rinunciato a circa 10.000 € per ogni dipendente!

Tutta questa situazione non potrà che ripercuotersi sulla qualità dei servizi. Una riorganizzazione che si pensava potesse dare continuità, a causa di una gestione frettolosa e approssimativa da parte delle cooperative coinvolte e di alcune scelte scellerate sulla gestione dei servizi previsti, produce una forte disomogeneità tra i poli sia in termini di servizi offerti e mansioni richieste ad operatrici ed operatori, sia come orari di apertura.


Non è inutile ricordare che l’Ente Italiano di Normazione nel 2023, con la norma UNI n. 11535, si esprime sulla figura professionale del bibliotecario stabilendone requisiti di conoscenza, abilità e competenza. Definisce così la professione del bibliotecario: “[…] è una professione intellettuale che viene esercitata a diversi livelli di complessità e in diversi contesti organizzativi, pubblici e privati: in ambito statale, di ente locale, di ente di ricerca e formazione, o in altri enti, organismi, associazioni. Il bibliotecario esercita, indipendentemente dalle specializzazioni funzionali e dai differenti contesti organizzativi e inquadramenti contrattuali, attività di carattere professionale nell’ambito della mediazione culturale, dell’orientamento alla ricerca e dell’alfabetizzazione informativa; della formazione, organizzazione e conservazione dei documenti; dei servizi bibliografici e di documentazione; della promozione culturale di una biblioteca o sistema bibliotecario”. Relativamente, poi, all’inquadramento professionale dei bibliotecari esternalizzati, anche L’AIB (Associazione Italiana Biblioteche), ultimamente, ha espresso parere negativo a qualsiasi forma di declassamento contrattuale, e ritiene che l’inquadramento minimo per i bibliotecari sia nella categoria C1 (PA), sia per i dipendenti dell’ente che per le esternalizzazioni, additando come scorretti inquadramenti inferiori, questo sia che si applichi il CCNL del Commercio, sia il contratto Federculture, ribadendo così chiaramente il profilo concettuale di tale attività professionale. Conseguentemente deve essere chiaro che l’Associazione dei bibliotecari italiani è assolutamente contraria a qualsiasi sottoinquadramento del personale destinato alle biblioteche e alla relativa dequalificazione di categoria contrattuale dello stesso.

Prevediamo che nel prossimo futuro le biblioteche saranno spesso chiuse a causa degli scioperi e delle assemblee che saremo costrett* ad organizzare per far fronte alla situazione: ce ne scusiamo fin da ora ed invitiamo tutt* a partecipare alle nostre iniziative, anche nell’ottica della difesa dei servizi.

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