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Tornare ai vecchi contratti a tempo determinato?

“Troppe rigidità” la frase magica con la quale i settori padronali hanno da sempre criticato ogni limite in materia di assunzione per i contratti precari e a tempo determinato e così il centro destra si muove per cancellare il decreto dignità che poneva limiti temporali ai contratti a tempo. Il 1 ottobre scadono le deroghe al Decreto e il rischio è quello di tornare alle vecchie regole con ricorso massiccio e incontrollato ai contratti precari, questa è la ricetta occupazionale.

Ci sono poi delle differenze inaccettabili tra pubblico e privato, le regole di contrasto della precarietà dovrebbero valere erga omnes ma se così fosse dovremmo porre fine ai limiti e ai tetti previsti in materia di assunzione.

Anche il centro sinistra però negli ultimi due anni si è mosso sulla stessa strada auspicata dal centro destra, tutti insieme appassionatamente per favorire deroghe che permettano assunzioni a tempo determinato senza vincoli di durata e senza tetti al numero dei rinnovi.

La precarietà è la Bibbia dei due schieramenti politici, la sola differenza sta nel fatto che il centro destra dice con chiarezza che la sua volontà e di ritornare a un massiccio e incontrollato utilizzo dei contratti a tempo determinato mentre il Pd preferisce farlo nelle aule parlamentari senza eccessivo clamore.

Per questo le rigide clausole legali diventano il capro espiatorio che non consentirebbe alle aziende le assunzioni facendo passare il concetto che i posti di lavoro di nuova creazione dovranno essere soprattutto precari.

Altri schieramenti politici favoriscono invece detassazioni e sgravi per favorire assunzioni precarie ma resta incontrovertibile la scelta di fondo ossia che di assunzioni a tempo indeterminato si parla sempre meno.

Delegati lavoratori indipendenti Pisa

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