TRIBUNALE DI ROMA, IL GIUDICE DEL LAVORO DA’ RAGIONE AI LAVORATORI DEL CUP ASL RM2: NELL’APPALTO SI PALESA ”UNA SOMMINISTRAZIONE ILLECITA DI MANODOPERA”
Siamo venuti a conoscenza del fatto che, grazie all’ottimo lavoro dell’Avv. Luciana Pirrongelli, alla quale si erano rivolti alcuni lavoratori, il Tribunale di Roma ha accertato, con riferimento all’appalto del CUP, la somministrazione illecita di manodopera tra la società affidataria dell’appalto e la ASL Roma 2. Il Giudice, dopo avere accertato la non genuinità dell’appalto CUP, ha condannato la ASL RM2 al pagamento ai lavoratori ricorrenti delle differenze retributive.
AVEVAMO E ABBIAMO RAGIONE!
La CUB Sanità, coadiuvata anche da USI/CT&S, si batte da anni contro il sistema degli appalti, per il reperimento di personale sanitario, che spesso maschera la somministrazione illecita di manodopera. Finalmente una sentenza ha accertato che questi appalti sono illeciti!
Come CUB Sanità, lo denunciamo da anni e in tutte le salse, rivolgendoci alla Presidenza del Consiglio, al Ministero del Lavoro, al Ministero Funzione Pubblica e a quello della Salute, nonché a vari Presidenti Regionali, i quali hanno tollerato questo vero e proprio “caporalato di Stato”.
Dopo la pronuncia dell’ANAC dello scorso aprile 2024, sempre nei confronti della ASL RM2, nella quale si riconosceva “formulata contro legge” una gara di appalto simile, si comincia a scoperchiare la realtà degli appalti illeciti.
Questi appalti, che costano al Servizio Sanitario molto più che l’assunzione diretta degli stessi lavoratori, garantiscono ai privati, che sottopagano i lavoratori, profitti ed arricchimenti e, aggiungiamo noi, creano terreno fertile per la corruzione.
Nel caso degli appalti illeciti della Pubblica Amministrazione, la legge non consente di chiedere la costituzione del rapporto di lavoro alle dipendenze del committente, come sarebbe possibile nel caso degli appalti privati, ma, come la sentenza del CUP ha riconosciuto, i lavoratori e le lavoratrici hanno diritto alla parità di trattamento normativo e retributivo, rispetto ai dipendenti diretti della stazione appaltante.
Non è tollerabile, infatti, che lavoratrici e lavoratori che, di fatto, svolgono le stesse mansioni, percepiscano retribuzioni sensibilmente più basse, restando, per anni, nell’assoluta precarietà!
Come CUB Sanità e USI/CT&S continueremo la nostra battaglia al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori e non ci fermeremo sino a che non sarà sconfitta la piaga del “caporalato di stato” ed il “salumificio degli appalti”.
Roma, 15 gennaio 2025
CUB Sanità Italiana U.S.I. C.T.&S. Roma