Riprendiamo l’intervista rilasciata da Maria Teresa Turetta – segretaria nazionale Cub pubblico impiego – che riprende il caso del Comune di Vicenza dove si susseguono le dimissioni e che non è un caso isolato ma corrisponde a quanto avviene, e non da oggi, in molti altri enti pubblici, in particolare locali. Le ragioni sono principalmente imputabili alla carenza di personale che porta a un sovraccarico di lavoro per chi è in servizio, gli stipendi non sono allettanti e aumentano le difficoltà nella gestione delle numerose attività che un ente più o meno grande prevede. Il commento della segretaria Turetta è pubblicato oggi sulle pagine del Corriere del Veneto
Vicenza – Il posto pubblico non piace più a qualsiasi livello di impiego. La cartina di tornasole è nel numero delle dimissioni volontarie. L’ultima in ordine di tempo è del dirigente all’Istruzione-Stato civile-Anagrafe-Elettorale Matteo Maroni. Da febbraio non sarà più in servizio a Palazzo Trissino. Pochi mesi fa ad andarsene è stato il successore in pectore di Mauro Bellesia alla Ragioneria generale, non esattamente un ruolo di secondo piano. In questo caso si tratta di mobilità da un ente all’altro, visto che Andrea Marani lavora oggi a Montecchio Maggiore. Bellesia andrà in pensione tra pochi mesi e trovare un sostituto per l’amministrazione comunale è già un problema.
Da inizio 2024, stando ai sindacati, solo a guardare le dimissioni volontarie in Comune a Vicenza si sono contati 31 casi. I settori più interessati sono le risorse umane, la scuola, la polizia locale. La mancanza di attrattività del pubblico impiego, quello non statale, passa da qui. E rispetto a realtà comunali più grandi passa da stipendi inferiori a parità di incarico, da responsabilità che non trovano riscontro nella retribuzione e da difficoltà di organizzazione. Tra tutti è solo quest’ultimo elemento ad avere una connotazione politica. Sulla graticola ci sono l’assessore al Personale Matteo Tosetto, che secondo l’«accusa» è proiettato più alla delega macina-consensi del Sociale che al Personale, e la direttrice generale Michela Cavalieri. «Ciò che succede avviene sullo sfondo di dinamiche nazionali di esodo del personale che va verso enti più grandi o verso lo Stato – spiega Maria Teresa Turetta (Cub) -. Tuttavia c’è una specificità vicentina legata a forti carenze organizzative non superate dalle scelte recenti di questa amministrazione. Di fatto manca una regia».
Anche sul lavoro agile ci sono problemi giacché, per dire, nessuno ha provveduto a fornire al personale in smart working i computer o strumentazione adatta per svolgere il lavoro. «Tra i dipendenti c’è scontento evidente anche tra chi questa giunta l’ha sostenuta», sintetizza Turetta. Le conseguenze della mancanza di personale hanno effetti concreti o nell’erogazione dei servizi o nella gestione dei fascicoli e delle pratiche. Non inganni, spiegano gli addetti ai lavori, il numero dei dipendenti, poco più di 800 persone.
Non sono infatti sufficienti per rispondere in tempi brevi. E, viste anche le specifiche temporali di alcuni progetti (leggi Piano nazionale di ripresa e resilienza), non molto tempo fa il sindaco Giacomo Possamai ha ricordato senza giri di parole che «il personale sta facendo i salti mortali».
Se questo succede a Palazzo Trissino a Palazzo Nievo, sede della Provincia, la situazione è un po’ diversa, grazie anche ai salari accessori doppi rispetto a quelli comunali. L’ultima dimissione volontaria risale al 2023 ed è durata poco visto l’interessato è rientrato in servizio in un altro ruolo. In tema di mobilità si conta solo una persona «trasferita» in un altro ente. A far specie sono le tre richieste di pensionamento anticipato. Rispetto al Comune, l’età media in Provincia è più elevata anche se i concorsi 2023-24 per sopperire ai pensionamenti hanno portato qualche cambiamento. Ad oggi siamo a 149 persone, poche seppure nell’ambito di un ente ridimensionato. Prima della riforma Delrio, che ha declassato le Province a enti di secondo livello, i dipendenti di Palazzo Nievo erano 400.
“Palazzo Trissino, 31 lasciano. C’è scontento nel personale”, Corriere del Veneto, 14 novembre 2024