I recenti fatti di Caivano hanno portato all’attenzione dell’opinione pubblica ciò che è perfettamente noto da decenni, per un verso l’esistenza di vaste aree di povertà, emarginazione, miseria e, per l’altro, l’esistenza di un’intollerabile dispersione scolastica
Quali sarebbero le misure necessarie per quel che riguarda la scuola pubblica?
È perfettamente evidente che servirebbero forti investimenti, la riduzione del numero di alunni per classe, l’assunzione e la formazione del personale necessario sia all’insegnamento che al supporto nelle situazioni di forte disagio, un sostegno economico alle famiglie anche per garantire il diritto allo studio.
In sintesi un progetto generale di scuola capace di accogliere e sostenere tutti gli studenti e le studentesse e di affrontare le situazioni critiche che, nella situazione attuale, crescono in misura esponenziale.
Cosa propone invece si governo?
Reclusione fino a 2 anni per i genitori se i figli non vanno a scuola. L’intenzione è di introdurre l’articolo 570-ter al codice penale, prevedendo che il genitore che non manda alla scuola dell’obbligo il figlio «è punito con la reclusione fino a due anni» al posto dell’attuale multa di 30 euro.
A ciò si aggiunga che la bozza di decreto legge prevede un’ulteriore sanzione: «Non ha diritto all’Assegno di inclusione il nucleo familiare per i cui componenti minorenni non sia documentata la regolare frequenza della scuola dell’obbligo».
In pratica la scuola dovrebbe ancora più di quanto fa già oggi svolgere il ruolo che non è in grado di svolgere di un vero e proprio contenitore del disagio sociale con gli effetti che chiunque conosca la realtà della scuola pubblica può immaginare.
L’idea geniale, la prova di “forza” da parte del governo è di spostare dalla strada alle classi il problema senza in alcun modo affrontarlo e, tantomeno, risolverlo.
Di fronte a queste proposte irricevibili, è necessario sviluppare l’iniziativa delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola, degli studenti e delle studentesse, delle famiglie per un radicale cambiamento di rotta. La CUB Scuola Università Ricerca svilupperà la mobilitazione contro le scelte del governo nei collegi docenti, nelle assemblee sindacali, nelle mobilitazioni che saranno organizzate.
Per la CUB Scuola Università Ricerca,
Il Coordinatore Nazionale Cosimo Scarinzi